Le chiamano bandiere, rappresentano un pezzo di Storia della Società di calcio; di più rappresentano la Vittoria, la Gloria. Si identificano nel Club, ne dici il nome e pensi a loro e viceversa. Hanno al braccio la fascia di Capitano, ma nell'anima hanno un tatuaggio col brand del club, un marchio incancellabile. Sono amati e rispettati, almeno fichè si ritengono utili alla causa comune, o meglio alle strategie delle proprietà, oggi più maneggi che veri programmi di crescita; purtroppo oltre due piedi fantastici, hanno anche un cervello, una personalità, una dignità.

Quando si avviano all'inevitabile tramonto, queste altre prerogative li rendono antipatici, invisi, ingombranti, ma liberarsene non è facile perchè hanno dalla loro milioni di tifosi, riconoscenti, innamorati, fedelissimi. Allora le manovre per liberarsene devono essere caute, sotterfugi manovrati per rendere meno traumatico l'inevitabile divorzio, che non potrà mai essere senza clamore, perchè dividere un atomo provoca un esplosione devastante....

Sostanzialmente è la storia dei Rivera e Mazzola con Milan e Inter, dei Del Piero e Buffon con la Juventus, dei Totti e De Rossi con la Roma. Prima bisogna "eliminare" il calciatore, convincerlo che è giunto il momento di smettere; per fare questo ci sono due metodi alternativi, la promessa di inserimento nei quadri dirigenziali del club, oppure l'invio di un "killer", nelle vesti dell'allenatore che non ti mette in squadra per "scelta Tecnica"...

Non sempre il piano si concretizza: Del Piero, Buffon, De Rossi non si sono piegati e sono migrati verso scelte straniere pur di continuare a indossare le scarpe bullonate; Spalletti con estrema fatica e perdendo anche lucidità e dignità, ci è riuscito con Totti. E pensare che quasi ogni volta che suo malgrado ha dovuto impiegarlo, Totti ha sfoderato i suoi incredibili colpi di quel grandissimo fuoriclasse che è stato, dimostrando a tutti quanto ancora importante sarebbe stato in campo. Ma il suo destino era segnato; indossare la cravatta è stato semplicemente come indossare una maschera e presentarlo al mondo -ironia della sorte-esattamente per quello che rappresentava: una bandiera.

Due anni a sventolare, perchè le bandiere quello fanno: sventolano e rappresentano non se stessi, ma qualcosa d'altro. Le bandiere non parlano, non protestano, non partecipano alle riunioni tecniche, non prendono decisioni, non suggeriscono i giocatori e non fanno tante alre cose che invece i dirigenti fanno. Ma Totti ha dimostrato che nessuno può permettersi di fare così con lui; perchè Lui è stato e rimane l'AS Roma in campo e fuori, in calzoncini o in cravatta. Soprattutto perchè una bandiera nel calcio- per quanto gratificata e gratificante possa essere- viene comunque dopo l'UOMO, con tutti i suoi valori, prima di tutti dignità e rispetto.

L'addio di ieri è soltanto un atto di amore verso la Sua Roma ed un atto di onestà verso sè stesso; i barbari hanno conquistato l'impero e l'ottavo Re di Roma va in esilio; ma la Storia insegna che non è finita... Maldini- nove anni dopo la lontananza dal suo Milan - ci induce a sognare che talvolta le bandiere smettono di sventolare e scendono nuovamente in campo.