Sabato 12 ottobre 2019, in occasione del Festival dello sport, all’ingresso di Roberto Baggio al Teatro sociale di Trento, si è alzato il grido: Roby, Roby, Roby!!!

Una rarità vedere il Divin Codino, nativo di Caldogno in provincia di Vicenza, farsi intervistare ed emozionarsi per tutto l’affetto che un teatro strapieno ha saputo trasmettergli.

Non può esserci miglior definizione per un talento cristallino come il suo che quella di fenomeno.
Il fenomeno, nel dizionario Treccani, è definito come quella “cosa o persona singolare, fuori dal comune, che desta meraviglia per qualità eccezionali”. Possiamo tranquillamente affermare che con le sue giocate ha cambiato il calcio italiano: basti solo pensare al gol realizzato contro il Napoli in maglia viola nel 1989, forse secondo solo a quello di Maradona nel mondiale del 1986 contro l’Inghilterra. Chapeau!

È davvero difficile trovare dei suoi gol da non stropicciarsi gli occhi per bellezza, classe e stile, realizzati in ogni modo, di destro, di sinistro, di testa, da fuori e dentro l’area di rigore che lo rendono ancora di più fenomenale.

Più che un 9 e mezzo in quanto grande fantasista e bomber allo stesso tempo e modo come lo ha caratterizzato le Roi Michel Platini, si può considerare un vero e proprio 10 e lode.

Tuttavia, molto spesso, i grandi calciatori, nella loro carriera, possono vivere di enormi rimpianti e Baggio non è da meno: lui stesso dice che ancora oggi prima di addormentarsi ricorda con “dolore” il rigore sbagliato ai Mondiali negli U.S.A. nel 1994 a Pasadena o la mancata convocazione per i Mondiali in Corea del 2002 che potevano rappresentare un segno ancora più indelebile di una carriera già di per sé superlativa.

Infatti nel 1993 la sua grandezza e il suo spessore erano già sotto gli occhi di tutta Europa (e probabilmente anche di tutto il mondo) quando Baggio viene celebrato, con l’assegnazione di uno dei premi individuali più ambiti da qualsiasi calciatore che è il Pallone d’oro.

Niente (o quasi) lo ha mai scalfito e nonostante i numerosi gravi infortuni si è sempre rialzato pronto a inseguire i suoi obiettivi. Nemmeno l’ultimo di questi, la rottura del legamento crociato anteriore e la lesione del menisco interno del ginocchio sinistro, lo hanno fermato e, forte anche di una grande fede buddista, si è ripresentato in campo segnando una doppietta in Brescia-Fiorentina (3-0) dopo appena 76 giorni dall’infortunio.

Arriviamo al 2004 quando, davanti ad un S. Siro gremito, chiudeva la sua carriera in Milan-Brescia, con tutti i tifosi che lo inneggiavano a gran voce, uno dei più grandi calciatori della storia.

A parere di chi scrive può essere universalmente riconosciuto come un Fenomeno con la “F” maiuscola non solo per le indubbie qualità di calciatore e professionista, ma anche per la sua umiltà e qualità personali. Questo viene confermato ogniqualvolta Baggio decida di concedere un’intervista o di presentarsi in pubblico.