L'Italia Under 21 debutta benissimo, sconfiggendo per due reti a zero la rappresentativa danese allo Stadion Cracovii che si è dimostrata una avversaria inconcludente davanti, ma quadrata e solida dietro.

Gli appelli alla prudenza non erano dovuti ad una qualche sorta di scaramanzia, o di rispetto per l'avversario: la Danimarca, pur senza grosse individualità di spessore, a parte la curiosità attorno a Marcus Ingvartsen, si dimostra tutt'altro che arrendevole, anzi, la prima ventina di minuti la Danimarca riesce a contrastare efficacemente gli attacchi degli azzurri, che invece si dimostrano decisamente poco lucidi sotto porta. In tutto il primo tempo, si possono annoverare un tentativo al volo di Conti (uscito di poco a lato), la bomba di Benassi al ventottesimo (neutralizzata dal portiere Hojbjerg), e un rasoterra di Bernardeschi (lento e prevedibile), il tutto condito da una prestazione sottotono di Berardi, che sbaglia una infinità di stop e di appoggi anche semplici, e dalla pressochè totale inesistenza di Petagna. A centrocampo invece la due formazioni hanno dato vita a una gara di sportellate e di contrasti, rendendo la partita tutto sommato vivace ma avara di occasioni, e così le due compagini vanno a riposo sullo zero a zero.

Il secondo tempo sembra iniziare sulla falsariga del primo, ma i buoni segnali ci sono tutti. L'Italia finalmente alza il ritmo, si butta in avanti ed è proprio durante una di queste sortite che nasce il gol, lo splendido gol dell'uno a zero siglato da Lorenzo Pellegrini con una rovesciata d'antologia. La partita da questo momento sale ancor più di intensità, con i danesi che cercano disperatamente il gol del pareggio ma che trovano davanti il muro difensivo italiano a sbarrare loro la strada, sebbene in due occasioni i brividi non siano mancati: il primo al sessantacinquesimo, con un cross che attraversa l'area ma gli attaccanti della Danimarca non riescono a colpire il pallone; ed il secondo dieci minuti più tardi con un tiro a giro di Hjulsager che impegna seriamente per la prima volta nella partita Donnarumma. Ma a risolvere la partita ci pensa Federico Chiesa, il giovane figlio d'arte di Enrico, nazionale anch'egli in passato, che, subentrato ad un Berardi che sembrava stesse riprendendosi dopo il primo tempo deludente, non solo vivacizza tutta la manovra azzurra con rinnovato vigore, ma fornisce l'assist a Petagna, che in scivolata mette in rete il due a zero, ironia della sorte proprio quando in panchina si stava iniziando a scaldare Cerri per sostituirlo. I classici casi della vita e del calcio.

Insomma, l'Italia porta a casa i primi tre punti del girone, ma c'è ancora molto da lavorare sulla mentalità da mostrare all'inizio della partita, che ha visto degli azzurri troppo disuniti e rinunciatari in fase offensiva, mentre difensivamente la prova è stata davvero ottimale. Bloccare un giocatore come Ingvartsen, soprannominato "l'Inzaghi di Danimarca" non è una cosa facile, parliamo di un giocatore che ha segnato otto gol in otto partite durante la fase delle qualificazioni.

Ci sono stati diversi protagonisti in questa partita:

  • Il primo è Christian Norgaard. Il centrocampista danese del Brøndby ha dato vita ad una partita di notevole sacrificio e corsa, mostrando una condizione atletica non indifferente e doti difensive importanti. Diverse azioni del primo tempo sono state bloccate proprio dal talento di Copenhagen, che ha chiuso efficacemente le sortite degli esterni italiani, oppure lottando a centrocampo rubando diversi palloni importanti. Da tenere d'occhio, il numero sei.
  • Il secondo è Lorenzo Pellegrini. Il bello del calcio è anche questo, proprio nel momento in cui un giocatore sta giocando benissimo, ecco che il tuo diretto avversario ti ruba la scena. Infatti, il numero sei danese che nel primo tempo ha fatto dannare l'Italia, si è visto rubare la scena dal numero sei degli azzurrini che, dall'alto del suo metro e ottantasei di altezza, si inventa una rovesciata da campionissimo, che non lascia scampo al portiere danese. Ma al di là di questo gran gol, una prova di qualità e sostanza, fornendo spunti importanti per la manovra offensiva. La notizia di fine serata che ha visto l'ufficialità del riscatto da parte della Roma, è il degno coronamento di una partita straordinaria. Complimenti ai giallorossi, un colpo in prospettiva ben eseguito, al modico prezzo dei dieci milioni pattuiti col Sassuolo per la recompra.
  • Il terzo è Federico Chiesa. Quando pensi che l'Italia abbia bisogno di maggiore linfa in avanti, che serva il classico cambio che possa rigenerare il reparto, Di Biagio non ha dubbi e butta nella mischia il giovane calciatore della Fiorentina, che battezza la partita in modo superbo: dapprima involandosi sulla fascia al settantottesimo saltando tre giocatori e seminando il panico nella retroguardia danese che deve spendere il fallo per bloccarlo; ed infine con l'assist per Petagna che fisserà lo score sul definitivo due a zero. Il tutto con la personalità di un giocatore affermato che ha margini di miglioramento amplissimi. La Fiorentina faccia il possibile per trattenerlo, hanno tra le mani un potenziale fuoriclasse.
  • Il quarto è Roberto Gagliardini, che cito perchè, beh, sono interista. Una prova chiaroscurale, ma tutto sommato da sufficienza piena: è vero che nel secondo tempo il pallone sanguinoso che perde quasi vicino all'area di rigore da il via ad una azione pericolosa della Danimarca, ma è altrettanto vero che nel primo tempo si fa notare per grinta e voglia di fare, sradicando diversi palloni dai piedi dei danesi, e mantenendo questo ritmo anche nel secondo tempo, senza però brillare nè come Pellegrini, nè come Benassi. Una prova comunque incoraggiante.
  • Il quinto è un ex-aequo meritatissimo tra tutti i componenti della retroguardia italiana. Per chi storce il naso sulle manovre di mercato della Juventus, non abbia alcun dubbio: la coppia Rugani - Caldara ha retto perfettamente l'urto dall'attacco della Danimarca, mantenendo solida la difesa, ben aiutata dai terzini Conti (che chiunque prenderà farà un affarone) e Barreca (autore di diverse sortite pericolose e con ottime doti difensive). Per chi teme che "après la BBC, le déluge", non abbia timore: se le premesse sono queste, si può stare tranquilli per anni.
  • Il sesto, e non poteva essere altrimenti, è Gianluigi Donnarumma. Il ragazzo che ultimamente ha spaccato l'Italia quasi come in una guerra civile, non ha fatto notizia tanto per quel che riguarda la sua prestazione in campo, che, a parte il tiro di Hjulsager, lo ha visto di fatto inoperoso, ma per quel che è avvenuto alle sue spalle nel primo tempo, quando è stato il bersaglio dapprima di un ironico striscione (poi fatto rimuovere) con su scritto "Dollarumma" in caratteri rossoneri, e poco dopo di una vera e propria pioggia di finti dollari, che ha costretto l'arbitro ad interrompere il gioco per far si che venissero rimossi. Una protesta che sa tanto di antipasto per quel che verrà una volta ritornato in Italia. 

Tre punti pesanti, insomma, e che daranno agli azzurrini la giusta fiducia per le gare successive contro Germania e Repubblica Ceca, sperando di veder crescere sempre di più questi campioncini in erba. Tutta l'Italia è con voi. A parte per Donnarumma, lì la questione è decisamente più spinosa.