Daniel Wilde e Lord Brett Sinclair sono stati gli interpreti di una fortunata serie televisiva britannica, trasmessa negli anni ‘70, appunto Attenti a quei due, in cui il primo, Tony Curtis, è un miliardario statunitense cresciuto in ambienti poveri, mentre il secondo, al secolo Roger Moore, è un ricco nobile inglese dedito alla bella vita. La serie gioca sulla forte diversità, in fine humour inglese, dei due personaggi, rivali e amici impegnati in scanzonate avventure attraversando l'Europa.
La medesima forte diversità riscontro nei Direttori Tecnici delle due squadre di Inter e Juventus: Antonio Conte più simile al ruspante americano, dai modi sanguigni e schietti, così come usa comportarsi il leccese; Andrea Pirlo distaccato sin quasi allo snobbismo e misurato nei toni e nei comportamenti, più riservati, del bresciano.
Alle lodi tessute dal Maestro, che gli ha riconosciuto l’ispirazione della sua vocazione di allenatore, il rude Condottiero ha espresso affetto ma rivalità.
Entrambi rappresentano lo spirito delle rispettive Società attuali. L’Inter si proclama trasparente e onesta, al netto di prescrizioni e passaporti falsi, rassomigliando al vecchio Partito Comunista Italiano, il PCI, di sinistra, rimasto fedele alle direttive politiche generali dell'Unione Sovietica fino agli anni settanta e ottanta e forse per questo passato all'opposizione dal 1947 dopo la decisione del leader democristiano Alcide De Gasperi di collocare l'Italia nel blocco internazionale filo-statunitense, estromettendo di fatto le sinistre dal governo della nazione.
La Juve, sabauda, da sempre vista come eminenza grigia del potere calcistico, è la Democrazia Cristiana (DC), un ex partito politico italiano di ispirazione moderata e catto-borghese, che ha avuto un ruolo cardine nel secondo dopoguerra italiano e fino al 1994, esprimendosi sempre come il primo partito alle consultazioni politiche cui ha partecipato, tanto da essere soprannominato la Balena bianca.
Dc e Pci se le dettero di santa ragione, tanto da ispirare il parmense Giovannino Guareschi, scrittore della sua creazione più nota, anche per le trasposizioni cinematografiche, Don Camillo, il "robusto" parroco che ha come antagonista l'agguerrito sindaco comunista Peppone, le cui pirotecniche vicende parapolitiche si svolgono in un paesello immaginario della bassa padana emiliana.

Da vitelloni anglo-americani a contendenti laico-cristiani, la sorte vede comunque uniti Conte contro Pirlo nell’affrontare le peripezie calcistiche del campionato appena iniziato.
Sì perché entrambi hanno iniziato col botto. L’Inter ha superato la Fiorentina all’ultimo respiro, grazie ai sontuosi cambi del finale, che hanno proposto da Vidal a Naingolan, passando per Sanchez e Hakimi.
Una Juventus stranamente sbarazzina, tutta protesa in avanti e tutta costretta in rotta all’indietro dai capovolgimenti orchestrati dalla Roma, è comunque riuscita a raddrizzare una situazione che sembrava ormai compromessa, pareggiando la partita in dieci contro gli undici leoni trasteverini, gagliardi sino all’ennesimo volo pindarico di Cristiano, sempre lui, che ha messo le cose a posto.
Saranno emozioni altalenanti, cui potranno inserirsi sicuramente le altre compagini, ma per completare questa strana comparazione, mi viengono in mente le Convergenze Parallele.
Trattasi di un'espressione retorica della lingua italiana, l’ossimoro, appartenente al lessico politichese, che nasce dall'accostamento di due parole in antitesi. Descrive la traiettoria politica che si provò a tessere per portare a un'intesa, il cosiddetto compromesso storico, tra le forze, tradizionalmente distanti, della sinistra italiana e il centro democristiano.

Il compromesso per cui i due tecnici possono convergere, pur mantenendo una sostanziale coerenza con le rispettive e differenti culture, sta diventango il Modulo di Gioco.
In un’altra occasione ho già scritto delle intenzioni di Pirlo su come volesse mettere sul campo il proprio concetto di calcio: difesa a 4, impostazione a 3, linea alta per rubare subito la palla persa, utilizzo del centravanti. La sintesi ha visto riportare Bonucci a battitore libero per il lancio oltre le linee difensive avversarie, l’assistenza di un centravanti nei confronti di Cristiano Ronaldo, che canti e porti la croce mentre lui segna, l’imprescindibilità di Kulusevski, attualmente inamovibile negli 11 titolari, tanto da spostarlo in diverse parti del campo, da centravanti a trequartista, a laterale di fascia. E in futuo aggiungere Dybala, senza togliere.
Conte con la Fiorentina ha cambiato modulo. Non più il solido 352 ma, forse perché nei Patti Belliniensi estivi, ha sciorinato Erikssen nel ruolo di trequartista del nuovo 3412, salvo poi bocciarlo e dichiarare di essere nell’attesa della sua venuta.
Del resto la sua tesi a Coverciano s’intitolava, “Considerazioni sul 4-3-1-2 e uso didattico del video”, ma non vorrei che Pirlo gli abbia reso il favore ispirandolo a sua volta sulla disposizione dei giocatori in campo. In fondo avrebbe dovuto solo rispolverare un po’ la memoria e proporre Erikssen Lukaku Lautaro come Ramsey Morata Ronaldo, nonché invertire il vertice di centrocampo da basso ad alto, Brozovic e Barella come Rabiot e McKennie. Anche Perisic-Kulusevski sono speculari, oltre ai tre centrali, soprattutto d’Ambrosio-Danilo.

Sono sperimentazioni. Si potrebbe obiettare che l’Inter ha giocato prima della Juve, ma il copyright secondo me rimane a Pirlo, che ha provato questo suo sistema sin dall’amichevole col Novara. Ma non ne faccio una questione di prevaricazione, addirittura in questo mi sembrano collaborativi, convergenti. Una Convergenza Parallela!