Quando a luglio dello scorso anno è stato annunciato a sorpresa l'arrivo di CR7, tutti siamo stati pervasi da un'onda di eccitazione quasi incontrollabile, successivamente differentemente articolatasi a seconda della fede calcistica di appartenenza: visioni mistiche di Champions League e triplete già acquisiti noi juventini, stupore misto ad invidia e paura  per i rivali.

Pochi però si erano soffermati a riflettere sulle possibili conseguenze reali e non solo virtuali dell'operazione; lo avrà fatto sicuramente l'ex Direttore Generale Marotta, preoccupato dal salto nel buio finanziario-economico, con una esposizione certa a fronte di ricavi immediatamente percettivi, ma nel tempo condizionati dall'alea dei risultati sportivi, solo ipotizzabili ma tutt'altro che imputabili a bilancio con assoluta certezza.

E lo avrà fatto anche Massimiliano Allegri, pronto a prendere per il quinto anno il timone della sua Juventus, sulla base di una rosa ormai definita, secondo piani sicuramente concordati con la dirigenza sportiva, salvo ritrovarsi senza preavviso a dover gestire un giocatore che, al di là dell'impatto carismatico devastante con nuove dinamiche di gruppo da equilibrare, lo avrebbe pesantemente condizionato sotto il profilo tecnico-tattico. E a lui, che ha sempre fatto dell'anarchia e della duttilità le sue principali armi strategiche per conquistare successi in campo, la cosa non deve essere scivolata addosso.
E chissà se per un attimo avrà magari ripensato a quel rifiuto di giugno all'allettante proposta del Real Madrid... 

Lo immagino Acciuga, osservare sotto il caldo i ragazzi sul campo di allenamento e arrovellarsi il cervello per trovare soluzioni plausibili.
E in effetti, fino a quando la rosa ha tenuto botta e le tessere del mosaico non sono andate progressivamente in pezzi con uno sconcertante effetto domino (giocatori che continuavano ad infortunarsi uno dopo l'altro, rendendo necessari recuperi lampo e impedendo di fatto la programmazione di un turn over provvidenziale in vista della parte finale di stagione, qualcuno che puntava i piedi e chiedeva la cessione, altri che subivano mentalmente la leadership del portoghese auto-ridimensionando la qualità delle proprie prestazioni, sudamericani indisciplinati in campo e fuori), la squadra galoppava (per usare un verbo tanto caro al mister) sicura e convincente verso le mete prefisse.

Nel frattempo veniva epurato dall'organigramma aziendale il Direttore Marotta, lasciando tutti basiti e tenendo all'oscuro lo stesso buon Max, che come tutti noi ne veniva a conoscenza nel post partita di Juventus Napoli. Così, come se niente fosse...

Da gennaio in poi la Juventus cominciava ad annaspare e il gioco ad apparire sempre più macchinoso ed involuto. Ronaldo esigeva intorno a sé giocatori con determinate caratteristiche di cui la Juventus non disponeva, ma che Allegri era riuscito in qualche modo a modellare sino a quando aveva avuto materia prima sufficiente e prestante.

Con il susseguirsi di impegni a ritmi forsennati (la squadra aveva potuto riposare solo 9 giorni durante la pausa invernale per via della Supercoppa di lega da giocarsi a Doha a metà gennaio e il successivo turno di Coppa Italia a Bologna qualche giorno dopo) il letto del fiume continuava inesorabilmente a prosciugarsi.

La pesante sconfitta di Bergamo in Coppa Italia non passava inosservata, ma il colpo ferale si materializzava a Madrid, quando la squadra reggeva per 75 minuti all'urto vorticoso dell'Atletico, per poi crollare miseramente in due minuti, sfiorando a più riprese il collasso definitivo. Allegri allora, appurato in maniera netta il rischio di un fallimento totale degli obiettivi stagionali e vincolato dalle assenze e dal persecutorio non stato di forma di troppi suoi alfieri, decideva di mettere al sicuro il campionato, conscio del fatto che l'impresa di superare gli ottavi di finale di Champions appariva quanto mai improbabile. 

La sera del 12 marzo invece, una impennata di orgoglio ed energia della squadra, trascinata dal giocatore più forte del mondo (che in quella occasione, di fatto, legittimava il suo acquisto), sbancava lo Stadium con un roboante 3-0, frutto di una prestazione colossale, che però si rivelava ben presto il canto del cigno.
E infatti nulla più si è potuto nel turno successivo contro i terribili olandesi saettanti, che con corsa e fraseggi impossibili da intercettare decretavano la nostra eliminazione del torneo.

Il campionato veniva vinto grazie al lauto vantaggio accumulato con sforzi immani, seppure non facilmente decifrabili dagli esteti e dai populisti, e proprio mentre il tecnico, sollevato dallo scampato pericolo, già immaginava come ed in che misura intervenire per creare finalmente una squadra adatta ad esaltare le caratteristiche dell'insostituibile CR7 e a reggere adeguatamente l'urto della prossima incalzante stagione, ecco che il duo Paratici-Nedved, forte della insindacabile delega /responsabilità (...) in ambito sportivo, persuadeva il Presidente Agnelli a cambiare il pilota del Jumbo Jet, anziché ad operare sul motore per renderlo finalmente performante ed adeguato rispetto ai costosi optional già inseriti.

In bocca al lupo Max; sono convinta che qualsiasi squadra allenerai trarrà beneficio dal tuo equilibrio e dalla tua intelligenza; ma in bocca soprattutto a noi della Juve, sempre più, ahimè, in balia degli eventi e degli avventori in pieno ed inarrestabile delirio di onnipotenza.