Ora, che la qualificazione ai quarti di Champions sia ancora ampiamente alla portata della Juventus, è fuor di dubbio. Persino l’avversario, l’Olympic Lione che ieri sera è riuscito a prevalere di misura sulla compagine guidata da Maurizio Sarri, non è di certo la più irresistibile tra le squadre. Detto ciò, le settimane che divideranno i bianconeri dal ritorno degli ottavi di finale, potrebbero essere segnate da una pressione particolarmente alta. Al di là del fattore prettamente sportivo, una possibile eliminazione anticipata dalla massima competizione potrebbe significare qualcosa di molto più significativo.
A livello economico e finanziario per esempio, la Juventus potrebbe infatti soffrirne più di quanto s’immagini. Da questo punto di vista, la società bianconera si trova già in una situazione tutt’altro che semplice. L’ultimo bilancio semestrale, registrato giusto pochi giorni fa, ha riportato un risultato negativo molto importante: ben 50,3 milioni di perdita. Se confrontato col risultato ottenuto l’anno precedente nel medesimo periodo, si tratta di una variazione negativa di quasi 60 milioni.
La Juventus è infatti una società che, negli ultimi anni ha investito molto. Investire significa mettere sul piatto risorse importanti, le quali non sempre permettono di avere dei ritorni immediati. Questo soprattutto se tali ritorni sono per la maggior parte legati al raggiungimento di obiettivi importanti, come la vittoria finale in Champions League. Quando però questi ritorni passano dall’essere appetibili a necessari per la sostenibilità dei propri conti, le cose cambiano. Prendiamo infatti in esame quanto accaduto la stagione precedente. Sebbene la Juventus abbia chiuso il bilancio 2018-2019 con un aumento del fatturato del 20%, oltre 110 milioni in più, i conti sono comunque chiusi in rosso di ben 40 milioni. Questo sostanzialmente per due ragioni: 

  • Campagna acquisti molto onerosa, nella quale culmina l’arrivo di Cristiano Ronaldo
  • Eliminazione anticipata rispetto alle attese, contro l’Ajax

Se da una parte la prima motivazione è facilmente comprensibile, meno ricevibile appare invece la seconda.
Se infatti tale supposizione fosse corretta, quali effetti economici subirebbe la Juventus, se quest’anno dovesse addirittura essere eliminata agli ottavi di finale? Dalla qualificazione agli ottavi, sino alla vittoria finale, la UEFA mette in palio un premio totale di circa 55 milioni per la vincitrice. Questo senza contare altri possibili guadagni, provenienti da fonti parallele e collaterali a quelli legati al campo. Purtroppo, ad oggi è corretto pensare come la Juventus sia relativamente dipendente da un simile tesoretto, o comunque da parte di esso. In altre parole, per la società bianconera la Champions League non è più solamente motivo di orgoglio o blasone, ma è divenuta vera e propria necessità per fattori di bilancio. Questo perché il calcio ad alti livelli costa, e costa parecchio, cari miei. Certo, come costa per la Juventus, costa anche per le altre competitor estere, questo è chiaro. Dove sta la differenza, dunque? Molti di voi avranno già trovato la risposta a questa domanda: i ricavi. Sebbene la Juventus sia la squadra italiana con i fatturati maggiori, è “solo” la decima nella classifica europea, con le prime 4 che guadagnano tra il 50% e il 100% in più. Ciò significa che, laddove Barcellona, Real Madrid, Manchester Uniter possono reggere facilmente la competizione, grazie ai loro fatturati giganteschi, la Juventus invece è costretta ad arrancare. Se da una parte è costretta a fare grandi investimenti per poter competere, dall’altra fa molta più fatica e corre maggiori rischi delle sua principali avversarie. Questo gap non è da imputare esclusivamente alla Juventus, che invece ha dimostrato di poter aumentare i propri ricavi costantemente negli ultimi anni. Più che altro, ciò si deve al fatto che la Juventus è una squadra italiana, che compete in un campionato con meno appeal rispetto a quello inglese o spagnolo, e ciò porta gli sponsor e i broadcast TV a essere meno generosi. Non dimentichiamoci infatti come la Champions non sia più stata sollevata da un’italiana negli ultimi 10 anni.
Discorso che diventa ancor più tetro, se ci spostiamo in quel dell’Europa League, mai vinta da un club dello stivale. E questo ha ovviamente delle ripercussioni sui fatturati delle nostre squadre, compreso di quelle più forti e potenti dal punto di vista del marchio. Per tali ragioni, il compito della Juventus come società è assai gravoso. Da una parte non può permettersi di mollare il colpo, se desidera tornare sul tetto di Europa dopo oltre due decenni. Dall’altra, per farlo è costretta a riempire il proprio bilancio di costi sempre più difficili da sostenere. Quella della Juventus è infatti una grande scommessa che si porta avanti da anni. Una scommessa di cui Agnelli e soci ogni anno aumentano la posta, mettono sul piatto nuove risorse, sacrificano capitali sempre più importanti, al fine di raggiungere l’obiettivo. Una scommessa che sino a oggi, e probabilmente sino a domani, è e sarà sostenibile. La vera domanda è fino a quando si potrà continuare in questa direzione.

Proviamo infatti a immaginare cosa accadrebbe in caso, tra qualche settimana, la Juventus venisse eliminata dal Lione. A mio avviso, sostanzialmente gli effetti principali sarebbero 3. Il primo immediato, il secondo posticipato a fine stagione, il terzo ritardato a luglio: 

  1. Possibile importante diminuzione del titolo in borsa (come accadde dopo l’Ajax)
  2. Perdita di bilancio ingente, e superiore di quella semestrale, a fine stagione
  3. Revisione a ribasso del budget per il calciomercato prossimo

Per quanto riguarda il primo aspetto, sebbene finanziariamente avrebbe un impatto importante, la situazione non dovrebbe preoccupare più di tanto. Il punto 2 è invece quello più duro, in quanto costringerebbe la società a ricapitalizzare la perdita. Una possibile soluzione in questo senso, potrebbe essere frazionare ancora di più il capitale della Juventus in borsa, ma ciò nel medio periodo potrebbe essere rischioso. In un modo o nell’altro, la società dovrebbe rivalutare il budget a disposizione per il mercato di luglio e, dicendo ciò, giungiamo al punto 3. Ad oggi la rosa costa all’incirca 400 milioni, sommando stipendi e ammortamenti. Nella situazione più rosea, vorrebbe dire che il parco giocatori pesa all’incirca il 65% sul fatturato. Una cifra sostenibile, ma comunque importante, che difficilmente la Juventus potrebbe permettersi di aumentare. Farlo significherebbe rendere ancora più instabile la gestione dei costi e rendersi ancora più dipendente dai risultati in Champions League. Più facile dunque sarebbe ovviare al prossimo mercato con un equilibrio tra le entrate e le uscite. Una tattica prudente e non necessariamente negativa dal punto di vista della qualità, ma decisamente diversa rispetto a quella approntata da Barcellona, Real e United. Dove infatti queste ultime potrebbero spendere senza troppi patemi, la Juventus dovrebbe invece tenere sotto controllo il bilancio, limitando così la propria potenzialità di mercato. 

In conclusione, ci tengo a ripetere e sottolineare un concetto. In caso di imprevista eliminazione agli ottavi di finale, la Juventus non andrà in default, non avrà problemi in fatto di Financial Fair Play, non sarà costretta a vendere CR7. Al di là di quanto appena detto, influenzerebbe in maniera importante i risultati economici di quest’anno, lasciando degli strascichi indiretti sulle prossime scelte future. A risentirne dunque sarebbe il tanto sospirato sogno di tornare, nel più breve tempo possibile, sul tetto d’Europa. Detto ciò, in bocca al lupo vecchia Signora!



Un abbraccio

Novak