Di gufi ce ne sono già troppi, e sono di certo in tanti coloro i quali si augurano che il "licenziamento" di Marotta possa avere ripercussioni apocalittiche sul mondo Juve: la Vecchia Signora si è resa antipatica, e ogni notizia che filtra dalla Continassa è soppesata sillaba per sillaba. Non si è dimesso; ha parlato di "responsabile dell'area tecnica"; in ultimo, "le strade si separano". E' quest'ultima affermazione che fa sussultare i cuori dei gufi.

Eppure anche il mondo Juventus non può fare a meno di interrogarsi sul significato di un evento che è di portata ben superiore rispetto alla vittoria sul Napoli, così come non può essere annoverato come un semplice cambio generazionale. L'allontanamento di Marotta, se non sarà motivato nei dettagli dalla società, assumerà i contorni della prima vera crepa nel mondo bucolico juventino. Otto anni di successi, un'armonia societaria che difficilmente sembrava poter essere scalfita, un avvio di stagione prepotente, che lascia presumere una continuità di risultati ormai leggendaria. In un momento storico in cui va tutto bene, come può collocarsi un evento di rottura così eclatante? Si litiga, si cambia, ci si separa quando le cose vanno male, non quando sei nel pieno di una favola che sembra avere uno scontato lieto fine.

Ecco perchè la separazione tra la Juventus e Marotta preoccupa: avviene proprio nel momento meno aspettato. Il giocattolo corre sempre il rischio di rompersi, ma non è immaginabile che inizi a perdere pezzi sulla sommità della cima, quando arriva CR7, quando la squadra dimostra che i successi possono davvero prolungarsi per i prossimi dieci anni, quando la prova di forza della squadra a Valenzia lascia presagire un cammino sicuro anche in Champions League. 

Un'interpretazione va data a quanto è successo. E' chiaro che la rottura avviene per dissapori con la società, ovviamente con Andrea Agnelli, non certo con John Elkan, colui il quale ha fortemente voluto Marotta alla Juventus. I contorni sembrano essere davvero quelli di una faida familiare. In passato ricordiamo le voci di un possibile allontanamento di Agnelli dalla presidenza della Juventus, proprio per volontà di Elkan; ricordiamo la dura presa di posizione di Marchionne (il più grande manager degli ultimi vent'anni) quando la Juventus decise di portare a Torino Higuain, operazione che rischiava di far saltare il banco, di mettere in pericolo i conti del club; ricordiamo anche che l'acquisto di Ronaldo avviene nel momento dell'aggravarsi della malattia di Marchionne, quando ormai il Ceo di FCA era fuori dai giochi. E Marchionne era un uomo di Elkan! In ultimo, ricordiamo l'assoluta intransigenza da parte di Elkan a qualunque aumento di capitale per sostenere la crescita della Juventus.

Si potrebbero annoverare ulteriori indizi. E' come se (e non penso di sbagliarmi) Andrea Agnelli voglia emanciparsi, voglia essere l'unico decisore delle cose che riguardano la Juve, senza interferenze dall'esterno e senza, soprattutto, doerne discutere con la fazione avversa. Insomma, un atteggiamento che testimonia l'ambizione del rampollo di casa Agnelli, che vuole ritagliarsi uno spazio proprio nella storia familiare del club. 

Ed è qui che si insinua il pericolo. Le conseguenze dell'allontamento di Marotta potrebbero essere profonde, soprattutto se il sostituto non sarà in grado di proseguirne l'operato. Voglio ricordare che Marotta non è un dirigente qualunque, non solo dal punto di vista professionale. E' colui il quale con i suoi modi, con i suoi atteggiamenti, ha caratterizzato lo stile Juventus: molto più di Andrea Agnelli! A tal proposito potrebbe essere utile ricordare quando accadde in occasione della partita di Madrid l'anno scorso. Il presidente uscì letteralmente di senno, dimostrando davvero scarso autocontrollo, nonchè un'arroganza atipica rispetto ai connotati del mondo Juve. Marotta, invece, neppure una parola, se non affermazioni di delusione per un'impresa che avrebbe avuto del clamoroso.

E cosa dire di Paratici? E' la persona più vicina a Marotta. Quindi, verrebbe da dire, più lontana da Agnelli. Si sussurra che potrebbe prendere il posto dell'AD della Juventus, ma potrebbe anche seguire il proprio mentore lontano dalla Juventus. E si tratterebbe della perdita più grave, a mio avviso.

Nel mondo del calcio vale sempre la massima "squadra che vince non si cambia". Evidentemente, ciò non si applica al mondo dirigenziale. Le ulteriori conseguenze di questa frattura le vedremo solo nei prossimi mesi. Salvo che Andrea non ci spieghi cosa di razionale gli è passato per la testa. Da questo punto di vista, una flebile speranza di razionalità resta: dopo il gol della Juventus le immagini televisive catturano lo sguardo di Marotta che cerca Agnelli; Agnelli si gira verso Marotta e assieme gioiscono per il lieto evento. Non sembra certo un rapporto incrinato ....