È fuori discussione, lo sport unisce le persone e Torino ne è l’ennesima dimostrazione.
È calda l’atmosfera al PalaAlpitour della città, dove si gioca per la prima volta l’elettrizzante supertennis delle ATP Finals 2021, che toccano vertici altissimi dal punto di vista tecnico. Tra i partecipanti i grandi del mondo della racchetta, anche se mancano all’appello Nadal e Federer: Djokovic, Medvedev, Zverev, Tsitsipas, Berrettini, Hurkacz, Rublev e Ruud. Alla fine, è il tedesco di origini russe Zverev a primeggiare su Medvedev con un 6-4 6-4 veloce veloce, replicando il titolo ottenuto a Londra nel 2018, quando a 21 anni batteva Djokovic l’imbattibile.
Insomma, un match finale di soli 2 set giocati con grande controllo e lucidità dal campione classe ’97, che dimostra intelligenza e capacità di lettura del gioco, sfoggiando, tra le armi tecniche, servizi esplosivi e rapide difese. "Avevo perso cinque volte con lui nelle ultime cinque occasioni - dice Zverev - ma stavolta ho giocato uno dei miei migliori match".
È soddisfatto e contento, colleziona il 19° titolo della carriera, ma che dire dello Slam? L'apice della carriera di un tennista, che designa la vittoria dei quattro tornei più importanti: Australian Open, Roland Garros, Torneo di Wimbledon e Us Open. Zverev sembra seguire le orme di Ivan Lendl, che fino al 1984 non ne vinse mai uno. Quando riuscì a dominare McEnroe al Roland Garros, a 24 anni, aveva giocato la bellezza di 40 tornei, quello della terra rossa era il 41°. E pensare che nel 1981 scese al terzo posto della classifica mondiale prima degli US Open.
Stessa regressione che subì nel 2019 Zverev: troppi i falli che gli costarono la discesa alla posizione numero 7 nella top 10 dei tennisti. Troppa, anche, la discontinuità tecnica e psicologica dimostrata all’Australian Open nel 2020, quando riuscì a guadagnarsi la prima semifinale di uno Slam, e all’US Open al termine dello stesso anno, quando si fece sconfiggere da Thiem nella finale. Affinché il tedesco raggiunga la punta di diamante della carriera tennistica prima dei 25 anni, dovrà cercare di trionfare all’Australian Open.
Ora, come si suol dire, quando il gatto non c’è i topi ballano, e i gatti forse non ci saranno per il giovane Alexander. Un Djokovic “no vax” forse pregiudicherà la partecipazione al prossimo Slam australiano per la mancata vaccinazione. "Si dovrebbe avere la libertà di scegliere - dice il serbo - in questo caso, di scegliere cosa vuoi mettere nel tuo corpo".
Dall'altra parte un Federer incerto non sa nemmeno se esserci a Wimbledon nel 2022, e un Nadal, 13 volte vincitore del Roland Garros, che ancora si sta rimettendo in sesto.
Ci sono tutte le carte in regola perché il novellino possa conquistare il Major dei trofei.