Atalanta-Valencia resterà il match simbolo della stagione 2019-2020. E non solo per i suoi, peraltro altissimi, contenuti calcistici. Credo profondamente che nessuna partita di calcio sia solo una partita di calcio e che in ogni partita ciascuno possa leggervi un particolare, anche personalissimo, significato. Ma credo anche che questa partita, più di altre, sia il riflesso di significati che vanno ben oltre i confini del rettangolo di gioco.

Partiamo dal suo significato calcistico, forse il più facile da decifrare.
Atalanta-Valencia sancisce lo storico passaggio ai quarti di finali di Champions League della squadra bergamasca. Nel doppio confronto le due squadre si affrontano a viso aperto, lo dimostra il numero di gol (ben 12), con entrambi gli schieramenti che si distinguono per ottime trame di gioco in attacco e altrettanto gravi svarioni in difesa. Alla fine sono i ragazzi di Gasperini ad avere la meglio sugli avversari spagnoli: il gioco propositivo, l'organizzazione, la velocità nelle triangolazioni, la tecnica dei singoli compensano ampiamente la mancanza di esperienza e l'assenza di ingaggi da capogiro. La morale calcistica è presto servita: la Cenerentola del calcio, simbolo dell'operosità della provincia italiana, sul palcoscenico più prestigioso d'Europa si trasforma nella più bella delle principesse. Il Valencia, dal canto suo, può recriminare di aver giocato la sua partita in casa in un Mestalla vuoto, quasi spettrale. E sì perché nel frattempo il mondo era cambiato.

Ecco che la parabola calcistica comincia a confondersi e diventare un tutt'uno con quella umana. E Atalanta-Valencia diventa più di un ottavo di finale di Champions League.
Nei quindici giorni trascorsi fra le due gare, l'andata il 19 febbraio a San Siro e il ritorno il 10 marzo in Spagna, il virus cominciava già a farsi strada nelle nostre vite. Il 19 febbraio 45 mila spettatori affollano gli spalti di San Siro; il 10 marzo a Valencia la gara di ritorno si gioca a porte chiuse. Alla vigilia della gara di andata la sala stampa è popolata da giornalisti e addetti ai lavori; all'arrivo dell'Atalanta a Valencia il Papu di fronte ai giornalisti spagnoli che lo incalzano, reagisce così: "Pagliacci, non potete fare un'intervista ora. Ma cosa state facendo?" La sera del 19 febbraio i tifosi della Dea si abbracciano, cantano, brindano per festeggiare un risultato storico; la sera del 10 marzo i ragazzi di Gasperini, nel silenzio assordante del Mestalla, espongono la maglia "Bergamo è per te. # mola mia", perché in quei giorni Bergamo e la Lombardia cominciavano già ad impugnare le armi contro il nemico invisibile.

L'andata e il ritorno di questa partita rappresentano il prima e il dopo, l'andata e il ritorno di un calcio che di fronte al virus prima prova a rivendicare il proprio ruolo di momento di evasione e che dopo si fa simbolo di una lotta più grande, quella che nel frattempo si combatte nelle corsie degli ospedali. Atalanta-Valencia è l'ultima partita giocata da una squadra italiana prima che il mondo del calcio, e non solo, si fermi. Sì, l'ultima, ma anche la partita "zero", come molti l'hanno definita. Di questi giorni, infatti, sono le dichiarazioni del Sindaco Gori che considera la gara di andata "una bomba biologica" e dell'immunologo Francesco Le Foche che sostiene: "Anomalia Bergamo: forse paga quella partita a porte aperte".
Pur non volendo entrare nel merito, la storia ci dice che quell'ottavo di finale non si sarebbe dovuta giocare e che, col senno di poi, il calcio, come altre attività, si sarebbe dovuto fermare prima, non solo in Italia ma in tutta Europa.

Tuttavia, mi piace pensare che Atalanta-Valencia sia davvero la partita zero, dove zero sta per inizio, l'inizio di un calcio nuovo. Un calcio fatto di esseri umani che, feriti si rialzano, che donano, che rinunciano a parte del loro stipendio per proteggere i colori che indossano. Un calcio che torna a rappresentare i sogni della sua gente e che nel silenzio di uno stadio riscopre l'essenza del calcio stesso, i suoi tifosi. Un calcio che, non più fortezza inespugnabile ma, sistema vulnerabile di fronte ad un nemico che non si lascia "comprare" dal denaro, può cogliere l'occasione per ritrovare se stesso.

E ripartendo proprio da Atalanta-Valencia, dalla partita zero, l'augurio è che che noi tutti, tifosi calciatori dirigenti magazzinieri, esseri umani possiamo cogliere, al grido di "Bergamo mola mia", la straordinaria occasione di diventare persone migliori.





Prendetevi 5-10 minuti e provate a compilare un semplice sondaggio per ricevere subito uno sconto immediato su carte regalo Amazon, Decathlon, Eataly o Trenitalia. Questo il link da cliccare: calciomercato.com/madai