L’estate sta finendo. Un anno se ne va…”. Così cantano i Righeira. Penserete che sia folle. In realtà, questa stagione è appena cominciata e il noto tormentone è classico del dopo Ferragosto. Avete ragione. Le spiagge si devono ancora riempire, le città d’arte non sono prese d’assalto e qualcuno ambirà anche a una rilassante vacanza nei freschi boschi di una montagna… A proposito, stiamo attenti. I vaccini ci stanno allontanando dalla pandemia, ma non è ancora finita. Si rispetti ogni norma. Ciò detto, per il mondo del calcio, le ferie iniziate alla fine di maggio sono ormai al lumicino. Tra pochi giorni sarà tempo di sudare su un campo in altura o, ultimamente, in tanti restano nelle proprie abituali sedi d’allenamento. L’idea del vecchio ritiro e della partita a briscola in un albergo sulle cime è ormai abbastanza démodé. In questa atmosfera si staglia il calciomercato che, nell’attuale sessione, pare proprio non volersi illuminare. Si era partiti con il botto provocato dal valzer delle panchine, ma poi si è vissuta una brusca frenata. I motivi sono facilmente intuibili. La crisi che sta coinvolgendo il settore certamente non agevola le trattative. In sostanza, manca la pila. E lo si sapeva. L’emergenza da covid con il lockdown e la successiva assenza del pubblico sugli spalti hanno deteriorato inesorabilmente un ambiente già in grave difficoltà finanziaria. Ora si cerca di abbassare i costi e, per quasi tutte le società, i vari affari ne risentono parecchio. In secondo luogo, non si può dimenticare l’Europeo in corso. Fintanto che i giocatori saranno impegnati nella manifestazione diventa difficile ipotizzare grandi manovre. Sono convinto che i contatti proseguono e magari si raggiunga anche qualche accordo ma, finché il calciatore non è libero dalla kermesse, è quasi impensabile dire pubblicamente le parole “è fatta”. Un esempio lampante riguarda Calhanoglu diventato interista non appena la sua Turchia ha abbandonato Euro2020.

La domanda è: sic stantibus rebus, quale sarebbe la favorita per lo Scudetto? Nell’analisi proverò a inserire anche quelle che paiono essere le possibili trattative più realisticamente vicine alla conclusione. Non è semplice perché, nonostante quanto sopra specificato, sono accadute parecchie cose. Se si fotografa la passata stagione si nota che lo Scudetto è finito sulle maglie interiste. Era la squadra più forte? Più sì che no. Sicuramente la rosa nerazzurra era importante. La difesa era indiscutibile. Davanti ad Handanovic, uno dei migliori portieri al mondo, presentava Skriniar, De Vrji e Bastoni. Hakimi è un giocatore perfetto per fare l’esterno a 5 del centrocampo ed è uno dei più bravi che il globo possa presentare. Barella, Brozovic ed Eriksen hanno composto sicuramente un’ottima mediana. A sinistra, Perisic e Darmian si sono alternati producendo grandi risultati. La LuLa è micidiale. Questo ben di Dio era orchestrato da un maestro come Conte che è sicuramente supremo nel riuscire ad amalgamare le compagini partendo da una posizione di difficoltà. E’ la sua confort zone. E’ in grado di trasformare Cenerantola nella Principessa pronta per il ballo. Proprio come la Fatina. Perchè, allora, non è riuscito a passare il girone in Champions e non si è nemmeno qualificato per l’EL? In autunno, la Beneamata era ancora in fase di rodaggio. Il 10 danese non aveva trovato il giusto feeling con il contismo e Vidal appariva già agli sgoccioli di una grande, ma breve carriera. La quadra è stata trovata più tardi pure in difesa mentre Lukaku e Lautaro hanno compiuto solo dopo l’enorme salto di qualità. A ciò si devono aggiungere le solite difficoltà che il mister pugliese affronta quando si tratta di Coppa. La seconda classificata è stata il Milan. Credo che la differenza tra rossoneri e nerazzurri fosse alquanto visibile. Detto dell’enorme valore di Donnarumma, se si paragona il resto delle rose, si nota che il divario era piuttosto importante. Poi abbiamo l’Atalanta. Una squadra molto competitiva che ha raggiunto, per la seconda volta consecutiva, il terzo posto in serie A. In seguito ecco il gruppetto composto da Juventus, stando ai valori in campo è la maggior delusione del torneo, Napoli, Lazio e Roma. Questa è la situazione da cui si riparte. Quali modifiche ci sono? Quali sono i cambiamenti che hanno apportato tali compagini? La situazione si è capovolta? L’analisi non può essere che parziale perché manca troppo tempo allo start della prossima annata ma, come implicitamente sostenuto, non si prevedono alterazioni così devastanti. Non si nutre l’idea che si possano avere colpi di calciomercato in grado di ribaltare completamente la situazione rispetto a quella attuale che, però, non è la stessa di un mese fa. Sono pronto a essere smentito e ne sarei molto felice perché significherebbe vantare un’estate bollente di calciomercato.

Dea favorita, ma vincerà davvero lo Scudo?
Parto subito dalla favorita. Credo che, allo stato dell’arte, sia l’Atalanta. Mi spiego. La Dea non ha cambiato pressoché nulla. Dalla dirigenza, all’allenatore, ai giocatori, l’impianto è il medesimo del 2020-2021 ed è così ormai da anni. Gli orobici riescono a inserire gli innesti giusti per migliorarsi seppur perdendo qualche campione. In tal modo si cura anche il bilancio e, sopratutto di questi tempi, è fondamentale. Ne risente positivamente persino lo spogliatoio perché le gerarchie sono ben chiare e definite. Il caso Gomez risulta emblematico. Il Papu è entrato in rotta di collisione con il suo tecnico e la società ha scelto il secondo. E’ giusto. Non tanto perchè vi dev’essere la figura del comandante senza possibilità di diversa visione, ma i motivi vanno ricercati soprattutto nella capacità della dirigenza di fare quadrato intorno al gruppo e tutelarlo. Hanno avuto ragione anche nel senso che l’argentino, in Spagna, non sta brillando. Probabilmente è stato centrato il tempo esatto dell’addio. Lo stesso potrebbe capitare a Ilicic che, durante le tante difficoltà mostrate nell’ultima stagione, la Dea ha cullato come la madre farebbe con la sua preziosa creatura. Il trequartista ha ricambiato, ma può essere giunto il momento di una sana separazione. Dietro lui si muovono talenti come Malinovskyi, Mirancuk e Pessina. L’Europeo sta dimostrando quanto siano ormai pronti e in gamba. Il torneo itinerante sta facendo emergere il valore della rosa nerazzurra che dovrebbe riuscire a non privarsi di un campione come Gosens, ormai titolare fisso della Germania. De Roon è inamovibile nell’Olanda, malamente eliminata dalla Repubblica Ceca. Nelle competizioni a sfida secca, però, non si può guardare a un’unica gara condizionata dagli episodi come l’espulsione di De Ligt. Hateboer non ha partecipato alla kermesse, ma è componente integrante del gruppo oranje. Freuler è nazionale svizzero. Toloi è con Mancini. Pasalic ha appena segnato alla Spagna con la sua Croazia. Per non parlare di Mahele e della sua Danimarca. Non si dimentichi nemmeno la Coppa America. Romero sta giocando con la sua Argentina. Zapata e Muriel in Colombia. Davvero niente male. Dal 2019-2020, gli uomini di Gasperini sono la miglior espressione italiana del football europeo. Hanno raggiunto i quarti e gli ottavi di Champions. Nessuno come loro, nemmeno la Juve. Potrebbe essere giunto il momento di alzare un trofeo? Questo cozza con le difficoltà che certe piazze trovano nello riuscire a trionfare in serie A. Alle nostre latitudine è complicato trovare il Leicester della situazione. Ormai l’Atalanta inizia ad avere un certo pedigree. Sarà una semplice illusione, l’avvio di una nuova era o l’eccezione che conferma la regola? “Ai posteri l’ardua sentenza”.

E le altre?
Tanto dipenderà, comunque, dalle altre. A proposito della Vecchia Signora da poco citata, i bianconeri stanno cambiando qualcosina. A livello societario si sono notati l’addio di Paratici, la promozione di Cherubini e l’innesto di Arrivabene. Il secondo sarà d.s., mentre l’ultimo farà da a.d. Nonostante qualche voce contraria, sono piuttosto convinto che Maurizio non si intrometterà troppo nella parte sportiva delegata al nuovo “capo reparto” e a Max Allegri. Il livornese è l’altra grande novità. Negli ultimi anni, i piemontesi hanno provato a modificare il loro DNA. Hanno cercato di trovare le vittorie tramite i più moderni dettami del gioco. Il tentativo è riuscito solo in parte. L’ultima stagione ha lasciato in dote 2 trofei, ma non ha soddisfatto. Così si è rimessa la Chiesa al centro del villaggio. E’ tornato il toscano e pare che ciò rappresenti certamente un vantaggio per tutti. Ora occorre lavorare sul gruppo. Locatelli è un nome caldo e mi piace. Ha 23 anni e l’Europeo lo sta consacrando. Il centrocampo ne uscirebbe piuttosto rinforzato. Qualità, quantità e fosforo. Ciò che manca è soprattutto la terza opzione. Il resto è nebulosa. Dybala rinnoverà? Negli ultimi giorni pare si vada verso il sì. E Ronaldo? Con l’uscita del Portogallo dalla kermesse continentale, si potrebbe comprendere qualcosa di più del suo destino. Altri movimenti? Chi vivrà vedrà, ma serve un costruttore di gioco altrimenti la faccenda si complica.

E le romane? Beh… A volte ritornano. E’ una frase abusata, ma potrebbe essere realistica. Attenzione soprattutto alla Lazio. Sarri è un grande allenatore. E’ un vincente. E’ un tecnico che conosce alla perfezione la serie A. Negli ultimi 10 anni, lo Scudetto è stato vinto da 3 allenatori e il mister di Figline è uno di questi. Non è poco. Non me ne voglia Simone Inzaghi, ma sembra un upgrade. Penso che l’addio del piacentino possa pure rappresentare un vantaggio perché pareva giunto il momento della separazione. Serviva un cambio di approccio. Tra il toscano e l’emiliano, la differenza è quella che passa tra un gelato alla fragola e una cioccolata calda. Enorme. Certo, la squadra potrebbe necessitare qualche rinforzo e soprattutto alcuni adattamenti alla nuova filosofia. I giallorossi? Mourinho non è una garanzia. Le sue ultime avventura hanno dimostrato che non è più lo Special One che conoscevamo. Ha a disposizione una rosa forte, ma anche su questa occorre lavorare. Molto dipenderà dal grado di empatia che il lusitano riuscirà a creare con l’ambiente e con la squadra. E’ sempre stato così. Non c’è nulla di male. Non è nulla di meno rispetto a chi vince tramite la tattica. Il portoghese è un comunicatore geniale e su ciò ha fondato i suoi successi.

E le milanesi? Uhhh… C’è una domanda di riserva. In questo momento, le vedo in leggera difficoltà. L’Inter sta smantellando. E’ in bolletta? Chiedo venia per la brutta espressione, ma pare che sia all’incierca così. Suning non sembra più essere in grado di investire importanti capitali. Anzi… Conte ha lasciato. Il condottiero ha abbandonato la nave. D’altronde le bandiere sono rare come i gioielli preziosi. Non definirei il pallone come un mondo di mercenari, ma di professionisti. Pure Hakimi prenderà il via direzione Parigi. Le defezioni iniziano a essere importanti. Ciò senza calcolare la questione Eriksen. Non voglio entrare nel tema relativo al futuro calcistico del danese, ma urge affermare che Marotta sembrerebbe essersi giustamente cautelato con Calhanoglu. E’ la stessa cosa? No. Ma proprio lontanamente. Credo che tra il turco e Chris, con il massimo rispetto, esista un abisso. Stessa distanza che, al momento, pare esservi tra il mister pugliese e il suo sostituto. Specifico. Non ho nulla contro Inzaghi. Tutt’altro. Lo ritengo un ottimo allenatore. Nell’ultima decade, in Italia, hanno vinto in pochi e lui qualche trofeo l’ha conquistato, ma non è ancora all’altezza dei top. Tutti questi cambiamenti non mi rassicurano. Il Milan? Perdere Donnaruamma è come lasciare per strada qualche punto. Il portiere migliore del mondo non si sostituisce. Devo essere coerente e sostenere che l’addio del centrocampista turco, invece, non è così irrimediabile. Occorre, però, muoversi. Se poi lasciasse anche KessiePioli si troverà una concorrenza di colleghi più agguerrita rispetto al passato. Sarà all’altezza? Non me ne voglia il parmigiano, ma non ne sarei troppo convinto. Se Roma sale, Milano scende.

Resta, poi, il Napoli di Spalletti. Gattuso è ormai un tecnico di livello e, nel passaggio dal calabrese al toscano, non vedo un enorme cambiamento di status. Al cosentino si chiedono spesso miracoli. Lui vi si avvicina e viene cacciato. Capitò al Milan, dopo avere sfiorato una clamorosa qualificazione in Champions, e ora è accaduto pure all’ombra del Vesuvio. Perché? Boh… E’ un grande mistero. La squadra è rivedibile soprattutto in mediana. Se la difesa pare il reparto migliore, anche l’attacco potrebbe necessitare di alcuni ritocchi. Mertens non convince. Petagna nemmeno. Manca un vice Oshimen che, invece, rappresenta una garanzia. Insigne è un buon giocatore. Come il belga e il nostro connazionale, Politano e Lozano non hanno continuità. Al momento, vedo gli azzurri come la meno competitiva del lotto.

Tutto scorre” diceva Eraclito e sarei molto felice di aggiornare la mia visione durante il corso dell’estate che non sta finendo.