Un noto dizionario della lingua italiana definisce "romantico" chi “si mostra incline alle suggestioni del sentimento e della fantasia più che a una concezione razionale e pratica della vita, o chi è o si mostra di carattere appassionato e malinconicamente sognante”. Questo vale specialmente per l’amore, ma anche per tutti gli altri ambiti.
Tale termine deriva da una corrente letteraria definita “romanticismo”. Si sviluppa in Germania e in Inghilterra durante il 1700 per poi diffondersi nel resto del Nostro Continente. Deriva da importanti eventi politico-nazionalistici che determinano lo sviluppo nell’individuo delle caratteristiche citate nella sopra citata definizione.
In sostanza, l’aggettivo “romantico” accostato a un individuo ha un’accezione positiva ed è giusto che sia così. Il sentimento è determinante e rappresenta una delle prerogative che distinguono l’uomo dall’automa. Il robot non ha tale facoltà. Non vive emozioni. Non prova nulla. Proprio tale aspetto consente alle persone di sapersi rapportare con i propri simili. Grazie a questa possibilità che la Natura ha fornito loro, gli individui riescono a comprendere chi sta intorno e così a instaurare con il prossimo delle sane relazioni. La fantasia è un aspetto primario della realtà e chi è dotato di una peculiarità simile ha sicuramente una caratteristica fondamentale che deve sfruttare nel migliore dei modi. Il sognatore ha sovente un’intelligenza fuori dal comune e sarebbe ingiusto privarlo della sua speranza che deve coltivare cercando di portarla a compimento. Molto spesso, infatti, queste persone dispongono di idee geniali che potrebbero determinare pure vantaggi all’intera collettività. Lo stesso si può sostenere per la passione. Chi la manifesta verso un ambito della vita lo seguirà nel migliore modo possibile, lo rispetterà, lo amerà e lo curerà in maniera privilegiata.

In sostanza, il romantico ha una dote particolare che però non deve cozzare con la praticità della esistenza quotidiana. La concretezza è un aspetto fondamentale della realtà e non può essere altrimenti. Le persone vivono inserite in un mondo che ha determinate caratteristiche. Queste ultime rappresentano un contesto che il soggetto deve assolutamente conoscere e comprendere. Non si può restare al di fuori della realtà. E’ utopistico. E’ possibile cercare di modificarla in suoi alcuni aspetti, ma non è consentito estraniarsi completamente da essa. Esistono eccezioni di individui che vengono definiti “eremiti”, ma rappresentano davvero una sparuta minoranza che vanta un proprio modo di condurre l’esistenza totalmente rispettabile.

Come si lega l’aggettivo “romantico” al mondo del calcio? Ultimamente questa terminologia viene sovente utilizzata per indicare chi sogna un ritorno al passato. Sia chiaro: i sostenitori di tale teoria non vogliono una ricostruzione totale di questo sport. Semplicemente gradirebbero una revisione di qualche aspetto.
Un classico esempio è l’ormai celebre “calcio spezzatino”. Si gioca tutti i giorni e a qualsiasi orario. Ai fautori di un “pallone romantico” questa prerogativa non è gradita. Vorrebbero che le gare si disputassero con una maggiore contemporaneità. Sarò franco nell’ammettere che non ho mai compreso sino in fondo una tale richiesta. E’ vero, in quel modo si avrebbero meno reclami legati a un calendario che consente a una determinata squadra di scendere in campo conoscendo il risultato dell’avversaria o viceversa, ma mi pare che si sia raggiunto un livello di professionalità tale da superare questo problema. Si parla di giocatori di un grado così elevato da non essere influenzati da una simile condizione. Diverso è il discorso per gli ultimi turni di un campionato o di un girone di una differente competizione. In questo caso, la contemporaneità tra coloro che vogliono raggiungere il medesimo traguardo risulta assolutamente determinante. In generale, però, disporre di tanta materia prima è utile sia per i media che per i tifosi. Relativamente alla prima categoria, le motivazioni appaiono palesi e visibili a chiunque. Il “calcio spezzatino” porta grandi vantaggi soprattutto a chi detiene i diritti di trasmissione delle partite. Pure i supporter hanno la possibilità di fruire del servizio in qualsiasi momento. Se non è un vantaggio questo? Sta, poi, al singolo non abusarne ed essere in grado di gestire al meglio la situazione. Così avrà la più ampia libertà di scelta senza dovere rinunciare troppo spesso ad altri impegni.

L’altra critica mossa dai “romantici del pallone” è quella legata al “boxing day”. Il riferimento non è solo al giorno di Santo Stefano, ma a tutto il periodo natalizio. Fa molto strano parlarne nel mese di luglio, ma l’argomento calza a pennello. Negli ultimi 2 anni il calcio italiano ha deciso di scendere in campo durante le citate festività. Come ogni novità, il secondo tentativo è stato più fortunato grazie agli accorgimenti derivati dall’esperienza. Tralasciando la tragedia avvenuta nei pressi del “Meazza” con la morte di Bellardinelli che avrebbe potuto verificarsi in qualsiasi giorno del calendario, così come gli episodi di razzismo nei confronti di Koulibaly, 7 mesi orsono l’esperimento non fu negativo. Gli stadi erano pieni e le televisioni ne giovarono come gli altri media. La Lega Calcio, però, ha deciso che si ritornerà alla classica sosta natalizia e anche questa scelta può trovare approvazione. E’ assolutamente inutile imbottire di pallone un periodo dell’anno nel quale gli individui sono “in altre faccende affaccendati” per lasciarli privi di tale divertimento subito dopo l’Epifania quando potrebbero goderne maggiormente. Non siamo un Paese anglosassone e la nostra cultura è diversa dalla loro: “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”. La Lega Calcio ha afferrato il doppio concetto e ha optato per accontentare i romantici. La serie A 2019-2020 starà ferma dal 22 dicembre al 5 gennaio. In questo modo le famiglie dei tifosi, così come quelle dei calciatori, potranno godersi appieno le festività natalizie e i supporter avranno il sollievo di tornare al loro amato sport nel momento in cui saranno costretti a riprendere il normale corso della vita quotidiana. Se siete talmente affamati di calcio da non resistere nemmeno per una ventina di giorni, potete stare tranquilli e mangiarvi una fetta di panettone davanti alla Premier League. Insomma, contenti tutti tranne le televisioni che dovranno rinunciare agli importanti ascolti offerti dal nostro massimo torneo durante il periodo del Natale. La soluzione della trascorsa stagione, che prevedeva la sospensione delle ostilità a Capodanno ed Epifania per riprendere con la Coppa Italia il successivo fine settimana, pareva un buon compromesso. Detto questo, nel caso de quo, un po’ di sano romanticismo viene accolto gradevolmente.

Si giunge, quindi, a un’altra questione molto spinosa che si rispecchia in quanto accaduto pochi giorni orsono tra Atalanta, Inter e Milan. La situazione è ormai nota. La Dea si è guadagnata sul campo la possibilità di disputare la prossima Champions League. Il suo impianto, però, è in ristrutturazione. Questo le impedirà di giocare le gare della massima competizione europea per club a Bergamo. Ottenuta l’approvazione delle varie parti coinvolte, migrerà a San Siro. La faccenda è abbastanza chiara. La città meneghina ha accettato di buon grado tale possibilità. Una parte dei tifosi rossoneri si è opposta vivamente a una simile pacifica invasione.

I motivi sono assolutamente lampanti. Milano vede in questa situazione un’opportunità di arricchimento. Si pensi ai tanti tifosi atalantini che certamente si muoveranno dal capoluogo orobico per spostarsi nella vicina metropoli. Qui consumeranno beni di primaria importanza e alcuni di loro ne approfitteranno pure per compiere anche altri generi di acquisti. Il capoluogo lombardo regala qualsiasi sorta di possibilità: dall’abbigliamento, alla tecnologia o altri settori merceologici. Il livello è sempre al top. Per chi può permettersi cifre importanti, una capatina in viale Montenapoleone non guasta mai, ma vi sono anche ampie chance per chi non è intenzionato a una spesa molto elevata. Qualcuno, magari, si potrà pure permettere di alloggiare a Milano e fare una visita alla città senza dover fare immediato ritorno a Bergamo.

Dall’altra parte, ecco i tifosi rossoneri che, privati della possibilità di disputare la Champions, non vedono di buon grado l’arrivo della Dea. Il comunicato della Curva Sud è abbastanza chiaro e la terminologia non lascia grande spazio all’interpretazione. Si parla di “tornaconto economico”. Si afferma che “San Siro, caro AC Milan, è casa nostra”. Vengono utilizzati i sostantivi “sentimenti” e “storia”. Insomma, è tutto molto cristallino. Questa parte di supporter pare sentirsi spodestata, quasi umiliata, privata di un suo bene. In una simile azione, vede una caduta dei valori. La ritiene una propria immensa sconfitta.

Chi mi farà l’onore di leggere l’articolo deve sapere che vivo a Reggio Emilia. Da anni affronto da vicino una situazione simile. Nel 2013, Squinzi comprò l’ex stadio Giglio. L’impianto era all’asta e, per aggiudicarselo, il patron del Sassuolo non spese nemmeno una cifra folle. Da quei giorni, il Presidente neroverde ha apportato tante migliorie che rendono il “Mapei Stadium – Città del Tricolore” un autentico gioiello. Se si osservano le immagini precedenti al periodo neroverde e quelle attuali, anche all’occhio di un esaminatore non troppo attento, saranno immediatamente visibili le differenze. La società della cittadina modenese ha trasformato lo stadio tanto da garantirgli la possibilità di disputarvi alcune gare dell’ultimo Europeo Under 21, le fasi finali di più campionati primavera e la finale di Champions League femminile. Tutto questo senza dimenticare le imprese neroverdi che hanno riportato la serie A nel capoluogo emiliano. Qui sono passati i vari campioni che hanno militato nel nostro massimo torneo negli ultimi 6 anni. Tra questi anche Cristiano Ronaldo. Il Sassuolo ha consentito a Reggio Emilia di vivere l’Europa League.

Insomma, tanta roba e ampio lustro per la città. E’ evidente, infatti, il giovamento che Reggio ha potuto avere negli ultimi anni. In questo magnifico lembo di terra che si staglia tra Guastalla e il Cerreto, però, regna la Reggiana attualmente Reggio Audace. Per carità, è giusto che sia così. Nessuno ha intenzione di chiedere al caloroso, magnifico e importante tifo granata di sostenere altri colori. Ci mancherebbe. Si chiede solo maggiore comprensione e, forse, un briciolo di lungimiranza in più.

I tifosi della gloriosa Regia non ammettono la presenza del Sassuolo nella loro città e le ampie manifestazioni di dissenso verso “l’invasione” neroverde sono ormai note ai molti. I supporter granata non hanno mancato occasione di esibirle anche durante l’ultimo Europeo Under 21. Il coro è ricorrente e unanime: “Via Sassuolo da Reggio Emilia”. Questo viene ormai scandito come un mantra e ripetuto con una ritmica che, dopo lunghi anni, risulta anch’essa quasi fastidiosa all’orecchio.

Come quello milanista, il sentimento di parte del tifo reggiano è assolutamente capibile e precedentemente motivato. Detto questo, non si riesce a giustificare. Per la mia città, la questione è ancora più palese. Ormai è innegabile che i neroverdi l’abbiano arricchita dandole gran lustro. Il Sassuolo non avrà tanti tifosi e, in termini strettamente numerici, i consumi non saranno così importanti. Si osservi, però, il fondamentale riscontro che Squinzi ha garantito dal punto di vista dell’immagine. L’Atalanta di Percassi non modificherà il “Meazza” e non avrà certo l’impatto comunicativo che Sassuolo ha avuto per Reggio Emilia, ma dal punto di vista economico Milano potrebbe averne un assoluto beneficio.


Insomma, il “romanticismo del calcio” deve essere assolutamente tutelato. Occorre, però, analizzare attentamente anche l’aspetto concreto della realtà economico-lavorativa e non lasciarsi trasportare troppo da derive che potrebbero divenire persino pericolose battaglie o comunque portare a diatribe che non giovano ad alcuno.