Il “miracolo” Milan è durato tre mesi e ha conosciuto il suo epilogo nel momento di massimo splendore, la vittoria in Supercoppa contro la Juventus. Da metà dicembre i risultati in campionato non sono più positivi: complice anche un calendario non semplicissimo, abbiamo fatto 5 punti in 6 partite passando dalla terza posizione in classifica alla settima (virtualmente quinta, vincendo il recupero contro il Bologna). I motivi sono tanti, ma ve ne propongo uno che a mio avviso è molto sottovalutato: l’assenza di una società alle spalle. Montella è stato bravissimo a inizio stagione a creare un gruppo unito, compatto, cattivo, capace di andare ben oltre i propri limiti, e i ragazzi fino a dicembre sono stati straordinari a seguirlo, ma a lunga andare è stato impossibile mantenere una tale atmosfera. Essere soli, contro tutto e tutti può funzionare per limitato tempo, e avere effetti stupefacenti in competizioni brevi (pensiamo all’Italia 2006 in piena calciopoli), ma dare il 110% per una stagione intera è impossibile, troppo logorante fisicamente e mentalmente. I nostri giocatori e l’allenatore sono soli. A chi devono rendere conto? Chi devono impressionare per meritarsi la conferma? Chi dà loro feedback al di là dell’allenatore? Non esiste una società, non esiste un obiettivo stagionale fissato dall’alto. Un anno fa nel mercato di gennaio è “morta” la Fiorentina di Sousa, perché i Della Valle non presero quel paio di giocatori essenziali per centrare la qualificazione in Champions. Qui potrebbe accadere esattamente la stessa cosa. Per alcuni le operazioni fatte ci hanno rafforzato, per altri no, ma in generale non si può dire che il mercato di gennaio ci abbia dato un Milan oggettivamente capace di colmare, almeno in parte, il gap con chi gli sta sopra. Io sono fiducioso che da febbraio ricominceremo a fare punti (anche se ci aspettano partite niente affatto facili), ma credo anche che il Milan visto tra ottobre e dicembre molto difficilmente tornerà. E l’assenza di una società ne è la maggiore causa.