La prima giornata di campionato è, ormai, andata in archivio, ed in attesa della seconda eccomi qui col mio avvincente commento. Sì, lo so, sono un pizzico in ritardo, ma com'è che si di dice: per le cose fatte bene ci vuole tempo, premura, pazienza, cura... Scusate per il preambolo, forse mi sono dilungata un tantino troppo. Adesso inizio, lo giuro. In attesa di una succulenta seconda giornata, ecco la disamina della prima giornata.

Pronti via, riparte la Serie A, tutti presenti, tranne l'Inter. La solita Inter verrebbe da dire, vittima della sua solita bestia nera, quel Sassuolo a cui concesse nello scorso campionato 6 punti su 6, e che per un soffio non gli costò la qualificazione in Champions. La super corazzata interista, da tutti indicata come la più accreditata antagonista alla Juve di CR7, si rivela in realtà ben poca cosa, e per lunghi tratti sembra 'La corazzata Potëmkin' di fantozziana memoria, ossia una ca..ta pazzesca!

La squadra allenata da uno Spalletti fresco di rinnovo non regge i ritmi alti imposti alla partita dagli uomini di De Zerbi. È a centrocampo, nel cuore del gioco, che il Sassuolo spadroneggia in lungo e il largo, facendo suo il motto di Fabio Rovazzi 'Andiamo a comandare'. Solidi e mai in affanno i centrocampisti neroverdi surclassano quelli nerazzurri nei duelli individali, nella precisione dei passaggi e nel recupero delle seconde palle, e con estrema facilità riescono sempre a rilanciare in velocità l'azione sugli attaccanti, sopratutto nella prima parte della gara. Contro il Sassuolo si è rivisto la versione poco epic di Brozovic, quello sbadato dei giorni peggiori, e non a caso viene ribattezzato per l'occasione dagli stessi tifosi interisti in Broccovic. Il numero 77 nerazzurro dimostra di conoscere a memoria la tabellina del 7, risultando primo per passaggi sbagliati (14) e palle perse (21): quando si dice avere il proprio destino scritto in un numero!

Peggio del croato, solo il brasiliano Dalbert. Il terzino riesce nell'impresa nonostante la sua partita duri solo un tempo. Una prestazione, o sarebbe meglio dire uno strazio, tale da far rimpiangere Santon e perfino Gresko o Georgatos. Inizia subito mostrando il meglio del suo repertorio con una brutta palla persa, una chiusura sbagliata e un liscio in soli 10 minuti. Incute timore sì, ma ai propri compagni! Non che le cose vadano meglio in fase offensiva: due volte si proietta in avanti e due volte offre cross sbilenchi, il primo lungo e il secondo corto, così per non farsi mancare niente. Il suo apporto alla causa interista, risulta utile come la lettera 'l' nella scritta 'Marlboro'. Il problema qui non è tanto il fatto di avere a che fare con un giocatore non 'da Inter', piuttosto quello di aver dimostrato a più riprese di non essere all'altezza della Serie A italiana, e che faticherebbe a trovare spazio pure in Serie B. Giunto per la modica cifra di 26 milioni di euro (bonus compresi) l'estate scorsa, il brasiliano ha palesato lacune tattiche e limiti tecnici imbarazzanti, e la cosa si ripete ormai ogni volta che mette piede in campo, fin dal suo esordio, l'anno scorso contro il Betis Siviglia, in cui riuscì a sbagliare 13 passaggi su 13 tentativi. D'altronde le sue statistiche ai tempi del Nizza parlano chiaro: 80% di palloni sbagliati. Falso brasiliano!

È vero che gli emiliani riescono a segnare solo su rigore, ma sul piano del gioco la banda di De Zerbi detta legge, tenendo in pugno i ritmi della gara, difendendosi e accelerando a piacimento. Nel primo tempo Di Francesco, Berardi e Lirola sembrano la reicarnazione di Cruyff, Garrincha e Bruno Conti per la facilità con cui sfondano soprattutto a destra. A causa degli inserimenti dei neroverdi, i poveri difensori di Spalletti vanno in bambola dopo pochi secondi, e vedendoseli sfrecciare da tutte le parti devono essersi sentiti come gli uomini dello sceriffo di Nottingham dentro la Foresta di Sherwood.

L'impaccio e la confusione dell'Inter in fase di manovra giustificano la corte serrata a Luka Modric in fase di mercato, un po' meno spiegabile come a Corso Vittorio Emanuele non abbiano pensato a una valida alternativa al regista blanco. Il tecnico di Certaldo punta tutto sui muscoli, sulla fisicità e sulla forza, soprattutto nel secondo tempo con gli innesti di Perisic e Keita, che almeno provano qualche giocata ed è da un cross del croato che nasce clamorosa occasione gol, che Icardi pensa bene di buttare sopra la traversa. E tra un Lautaro Martinez non pervenuto, opaco e sfiancato come un toro da monta dopo un'intensa seduta di riproduzione, un Asamoah generoso e un De Vrij senza infamia e senza loda, c'è ancora il tempo per un palo degli emiliani con Boateng in posizione da falso nove.

Il risultato finale è che L'Inter euforica e piena di entusiasmo per il suo sontuoso mercato e caricata alla vigilia dal suo allenatore, si rammarica per la prima delusione e si ferma bruscamente, come un adolescente neopatentato fa spegnere la macchina al primo stop. L'Inter crede ancora allo scudetto... sì ma a quello della Juve! Un anno fa partì forte per poi sciogliersi come neve al sole nel girone di ritorno, quest'anno sembra avere intenzione di portarsi avanti con il lavoro e togliere fin da subito qualsiasi tipo di illusione e velleità di scudetto dalla testa dei propri tifosi. Del resto com'è che si dice? Chi ben comincia è a metà dell'opera.

Uno Spalletti lucidissimo a fine gara ha parlato di squadra che ha fatto la partita contro un avversario chiuso e che puntava sul contropiede. Non senza prendersela con la terna arbitrale, rea di non aver assegnato un rigore ai nerazzurri, e con le pessime condizioni del campo; insomma come un Mazzarri qualunque.

E a proposito del tecnico di San Vincenzo, Walter Mazzarri si conferma già alla prima giornata, con la solita espulsione: rigore non dato ai granata e lui inbufalito a bordo campo prima e in tribuna poi. Della serie: le buone abitudini sono dure a morire. Il Toro perde il pelo ma non il vizio, o no? Un po' come Carlo Ancellotti e la sua proverbiale ironia, che dopo il gol di Immobile avrebbe ucciso i suoi difensori, per poi ripensarci 'essendo troppo grossi'. A proposito auguri per il nuovo arrivato, non poteva capitargli genitore più simpatico. Come dite, non è nato nessun bebè. Ah, scusate, ho fatto confusione per via dei nove mesi trascorsi dall'ultima conferenza stampa, alla vigilia di un match di A, per un allenatore del Napoli. Bentornato!

Partita della giornata, ovviamente il big match Lazio-Napoli, terminato con una vittoria in rimonta per i partenopei. Potrei tediarvi con l'analisi tattica della partita, l'esame delle statistiche, disquisire sulla condizione atletica della due squadre, ... ma il fattore più interessante è stato, senza dubbio, il debutto di DAZN (si dice dazon!), il nuovo servizio di video streaming online che trasmette, in esclusiva, tre partite a giornata di A. Migliore debutto non sarebbe potuto esserci: tra ritardi di streaming e continue interruzioni anche per chi ha la fibra ottica, sarebbe stato difficile fare meglio! Esordio in massima serie anche per l'anchorwoman di Dazn, Diletta Leotta, dagli studi di Sky a commentare la B, ai bordi del campo del big match di giornata in A, a fianco dell'ex Pallone d'oro Shevchenko. Bel salto, complimenti! E la sua presenza ai lati del campo spiega anche la vittoria degli azzurri. Che c'entra lei con la vittoria del Napoli? Beh, basta vedere in alto per capire: il suo passaggio davanti alla panchina partenopea 'colpisce' particolarmente i giocatori, provocandogli una vera e propria tempesta ormonale: la carica di testosterone, nel secondo tempo, li porta dritti dritti alla vittoria. Della serie non c'è niente di meglio del fascino femminile per spingere un calciatore al successo!

Prima esibizione italiana anche per il marziano, il messia, ... o come diavolo è chiamato quello lì. CR7, per l'occasione CR6 (come il numero delle sue conclusioni in porta) non va in rete, a Verona, contro il Chievo, e capisce subito la legge della serie A: vietato addormentarsi contro qulasiasi avversario, anche sull'1-0 contro il Chievo. Pioggia di fischi dai tifosi bianconeri per il figliol prodigo Bonucci ad ogni suo tocco di palla; lui segna ed esulta alla sua maniera, invitando tutti a 'sciacquarsi la bocca'. Peccato che sia autogol: rapido controrisciacquo! Abbiamo finalmente capito per cosa sta veramenta la sigla CR7, ossia è l'acronimo di Robo Cop. E non è un caso che si parli continuamente di macchina Cristiano Ronaldo, prova ne è lo scontro di gioco tra il portoghese e il portiere clivense Sorrentino, e le conseguenza fisiche per quest'ultimo: trauma cranico, frattura del setto nasale e colpo di frusta, insomma tutti i traumi tipici di un frontale con l'auto! Auguri di pronta guarigione. Certo i tifosi delle altre squadre ci avevano fatto la bocca a una stecca all'esordio della vecchia signora, ma la forza di un organico superiore ha fatto la differenza. Falsa partenza solo sfiorata! Purtroppo il risultato ha già fatto capire agli avversari come finirà la lotta scudetto.

Gol della giornata ovviamente la stupenda parabola di Dzeko, che decide il match col Toro. Il bosniaco, in versione Cigno di Utrecht, ci regala una magia 'tra le tre più belle della sua carriera': tiro al volo a incrociare che ha scavalcato l'incolpevole Sirigu, su assist del neoentrato Justin Kluivert, il ventenne figlio d'arte. Della seriebuon sangue non mente!

Da questa prima giornata, pertanto, si evidenziano due importanti note tattiche. La prima è l'inconsistenza del centrocampo 'a due': sia l'Inter che la Juve sbattono contro mediane più folte, pronte a recuperare palle con raddoppi sistematici e a buttarsi negli spazi. Puoi avere anche CR7 ma in Italia fatichi su qualsiasi campo se non riesci a prendere in mano il gioco e dettarne i ritmi. Secondo spunto: le grandi vincono nel finale, sfruttando le qualità di un centravanti vero (Dzeko e Milik) e nel caso della Juve, se il miglior Ronaldo è quello che si defila sulla fascia sinistra, il suo compagno di reparto ideale sarebbe stato proprio Higuain, una punta vera, che sa fare il lavoro sporco e segnare, quello che è mancato nella Juve di Verona. Della serie dove vai se il centravanti non ce l'hai!

Dalle altre partite della giornata che c'è da dire? Rimonta in trasferta per l'Udinese del neo tecnico Julio Veòazquez, che sotto di due gol pareggia la partita del Tardini contro il Parma; ottimo esordio in casa per l'Empoli di Andreazzoli, che si sbarazza facilemte del Cagliari di Maran (2-0 il finale); primo dispiacere per Pippo Inzaghi da allenatore del Bologna, al Dall'Ara contro la Spal, la gara si decide dalla distanza, nel senso che, mentre il tiro di Palacio da fuori area viene parato da Gomis, un missile di Kurtic da oltre 25 metri tocca il palo e si infila in rete; da segnalare, infine, l'unica espulsione del turno per il rossoblu Nagy; e la prima candidata alla retrocessione: non me ne vogliano i tifosi ciociari, ma il neopromosso Frosinone visto all'Atleti Azzurri d'Italia è parso ben poca cosa, tanto che i giocatori atalantini sembravano spietati cacciatori, armati di AK47, impegnati nella sadica uccisione di poveri 'canarini', e il risultato finale (4-0) non rende a pieno l'idea.

Prima di lasciarvi, eccovi qualche curiosità d'Oltremanica. A un Sarri che veleggia a punteggio pieno in Premier col suo Chelsea, e dimostra di saper resistere alla tentazione del fumo (le tv lo hanno pizzicato con un pacchetto di sigarette in mano per tutto il match contro l'Arsenal, senza mai aprirlo), fa da contraltare un Mourinho che non resiste e casca, invece, nel suo solito vizietto. L'ex Special One, in odore di esonero e sull'orlo di una crisi di nervi, non potendosela più prendere con Conte, sfoga la sua frustrazione su Guardiola e sul Mancher City, attaccandoli per i toni autocelebrativi del documentario realizzato per ripercorrere la passata stagione dei Campioni d'Inghilterra. Puoi anche essere un club molto ricco, ha sentenziato Mou, ma la classe o ce l'hai o no, mica si compra. E se qui da noi, in Italia, un gruppo di ultras della Lazio realizza un volantino per 'invitare' le donne via dalle prime dieci file della Curva Nord, nella terra d'Albione scende in campo il primo arbitro 'transgender'. Dirigerà una partita del campionato femminile, la 46enne inglese, con un passato da tassista. Il suo nome è Lucy Clark, prima si chiamava Nick!

Va bene, ora è proprio tempo di andare, le lancette dell'orologio, purtroppo, avanzano inesorabili, e tra un calembour e una metafora, si è fatto tardi. E allora, rassicurandovi sul fatto che per scrivere questo articolo nessun calciatore, giornalista, blogger, responsabile di community è stato maltrattato, vi saluto e alla prossima!