Chi avrebbe mai pensato che sarebbe potuta succedere una cosa simile? Come consuetudine il mese di marzo annuncia l'avvento della primavera, che per antonomasia dovrebbe essere l'addetta a rimuovere la neve dagli alberi, mentre quest'anno sta succedendo l'esatto opposto: tutto congelato, tutto fermo, solo tre parole pronunciate forti come la verità del momento, "non si gioca".
E pensare che tra dichiarazioni degli allenatori, frecciatine e polemiche potesse celarsi anche quel po' di spettacolo che un appassionato non smette mai di attendere ci credevano in molti, nonostante ormai la dimensione calcio sia del tutto avvolta da una nube tossica che la rende sempre più lontana dalla sua reale natura. Eppure un ultimo bagliore di luce c'è stato, talmente tagliente da penetrare attraverso la paura di un nemico microscopico, quanto piccolo quanto temibile, e senza ombra di dubbio questa speranza è rappresentata dalla partita disputata ad Alfield Road, tra Liverpool e Atletico Madrid.

In un impianto strapieno, quasi fuori dal mondo viste le direttive sulle distanze anti-virus, le due squadre si sono affrontate senza esclusione di colpi, regalando uno spettacolo degno di una notte di Champions League: da una parte gli inglesi alla ricerca di un goal per rimettersi in carreggiata, dall'altra gli spagnoli abituati a lottare per difendere il proprio vantaggio, una trama praticamente già scritta.
Eppure le sorprese non sono mancate di certo, perché il Cholo Simeone travestitosi da prestigiatore, è riuscito nel più classico dei numeri, pescando il celebre coniglio dal cilindro a gara in corso. Perché insomma quando sull'1 a 0 per i padroni di casa, il tecnico argentino manda in campo Marcos Llorente al posto di Diego Costa, più che qualcuno sugli spalti avrà accompagnato l'uscita del centravanti con un gesto di stizza, pensando che magari sarebbe stato più opportuno lasciarlo in campo.
Lo stesso calciatore di origini brasiliane non ha preso bene il cambio, polemizzando animatamente durante il suo percorso verso le panchine: emblematico il suo colpo di tosse, che ha sollevato un polverone mediatico, il quale però nulla toglie all'impresa dei colchoneros, con quel protagonista assoluto che mai ti aspetteresti.
Probabilmente nemmeno lui stesso avrebbe mai pronosticato di segnare una doppietta ad Anfield e conquistare una storica qualificazione ai quarti di finale, lui che in 18 presenze nella Liga quest'anno ha segnato soltanto 1 goal, mentre alla sua terza presenza in Champions League ha timbrato per ben due volte il cartellino dei marcatori, come se il suo nome fosse scritto nel destino di quella magica notte. In molti non sapevano nemmeno chi fosse, qualcuno ironizzava sull'omonimia con il centravanti del Napoli Fernando, scherzando sul fatto che l'Atletico lo avesse preso in prestito per eliminare quello stesso Liverpool a cui aveva fatto male al San Paolo nella fase a gironi. Invece adesso il pubblico del calcio ha imparato a conoscerlo, si è presentato a 25 anni in grande stile, con due goal di pregevole fattura, entrambi da distanza non indifferente, con traiettorie difficili da decifrare per il povero Adrian, bersagliato come principale colpevole, in una serata in cui le colpe non stanno di certo solo da una parte. Proprio per questo il tecnico dei reds Jurgen Klopp, che fino a poco tempo fa era una sorta di profeta d'oltre Manica, farebbe meglio a rivedere le proprie strategie, poiché per uno come lui sarebbe troppo semplice ridimensionare il tutto ad un unico capo espiatorio.
Il campo ha raccontato di una squadra sicuramente in gamba, una delle migliori del torneo senza ombra di dubbio, ma la strada per conquistare quel trofeo non è mai una banalità, neppure per quelli che possono essere considerati i migliori.

E così la meravigliosa Champions League saluta dall'alto della sua inafferrabilità uno dei suoi innamorati più fedeli, per regalarsi stavolta chissà ad un nuovo spasimante, pronto a scalare le montagne più impervie pur di raggiungerla, non appena la primavera giungerà davvero sulla terra.

 


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