PER i miei amici, PER gli ospiti e PER ME, le partite casalinghe del Toro incominciano quando sentiamo arrivare il “Conte Rosso”, cioè il pullman con la squadra del Torino a bordo, su cui spicca un enorme Toro GRANATA dipinto sulla fiancata.
Alcuni tifosi ben informati chiamano il pullman del Torino Conte Rosso, come Conte Rosso era il Pullman che trasportava il Grande Torino.
Quando arriva il Conte Rosso, annunciato dalle sirene della scorta, usciamo sul terrazzino, lo guardiamo passare, salutandolo con la mano
. Da quel momento sappiamo che, anche quella volta, il Toro darà il massimo dell’impegno. Provo a suonare la mia tromba, ma ancora non riesco bene. Prima o poi ci riuscirò, senza essere il Trombettiere del Filadelfia, sono sicuro che i giocatori dentro il Conte Rosso sentiranno e gradiranno gli squilli della mia tromba dedicati a loro.
Passato il pullman rientriamo nel mio studio dove i miei amici ed i miei ospiti siedono ciascuno al loro posto. I miei amici sono la mia sciarpa Forza Vecchio Cuore Granata, fregiata di distintivo del Toro,  due Torelli uno in legno e l’altro un pupazzo di pezza; un modellino di aeroplano, assieme alla tromba e a me, con alcuni fidati ospiti, tutti disposti a semicerchio davanti alla TV, che ci porterà le immagini della partita, alla luce diffusa di un enorme cuore granata, illuminato con il nostro colore, fornito da una maglia originale di Gallo Belotti.

Prima che la gara inizi, gli  ospiti, in genere quattro o cinque, parlando fra loro, rievocano gli episodi che hanno reso famoso il Toro, dagli Invincibili che escono dagli spogliatoi del Fila, con passo deciso, affiancati a due a due, con Mazzola e Loik sempre primi; a Sandrino Mazzola che guidava l’automobilina a pedali con cui entrò in campo in un famoso Derby degli Invincibili,; ai famosi takles di Ferrini, al goal a S.Siro di Meroni,  al goal rimonta di Torrisi, al goal in pallonetto su Zoff di Pulici, fino alle rovesciate di Belotti. L’emozione più forte, la gioia più grande dopo quella dello scudetto del 1976, fu quella della Buca di Maspero che fece sbagliare il rigore del vantaggio alla Juve, quando il giocatore granata scavò una buca sul dischetto del rigore e poi vi mise sopra il pallone
Nessuno si accorse di nulla. Né il pubblico né il calciatore che doveva tirare il rigore.
Quando lo fece, il pallone schizzò in aria, ben sopra la traversa.
Immaginatevi la nostra gioia e le risate il giorno dopo, quando alla TV svelarono il mistero della Buca di Maspero! Con un immediata catena di telefonate, ci tiuni subiti a casa per brindare alla buona salute di Maspero!
Episodi come questi vengono raccontati per propiziare altri goals del Toro nella partita di quel giorno.

Durante lo svolgimento della gara, invece, si compiono ogni sorta di riti, in cui tutti i presenti sono coinvolti. Al calcio d’angolo qualcuno alza in volo il velivolo e incomincia a mitragliare simbolicamente la porta avversaria e talvolta la palla entra alle spalle del portiere avversario; al rigore a favore del Toro si apre la finestra che dà verso lo stadio Olimpico Grande Torino per ascoltare il boato del pubblico, con due minuti di anticipo rispetto alla televisione se il rigore viene messo a segno, oppure il silenzio funesto se viene sbagliato.
In altre occasioni, generalmente su una punizione, su un calcio d’angolo, “sento” il goal dentro di me  prima che si svolga l’azione, allora, col mio cuore che batte forte, sussurro a tutti di stare attenti, e molto spesso la palla entra: goal! E questi sono i goal sentiti, a cui fa seguito festa grande, sventolando la bandiera, (sempre presente anch’essa). Siamo circa 5 fedelissimi, ma quando il Toro segna, sembra che in quella stanza ci sia tutta la Maratona!
Capita che il Toro non ingrani, stenti a sfondare, allora vengo invitato al gesto scaramantico di toccare le corna dei due torelli. Non sempre lo faccio, ma se tocco le corna, tutte e quattro, normalmente funziona se il fato vuole che il Toro segni.

Nell’intervallo se non si crea troppa confusione, si riflette l’andamento della partita, cercando di prevedere le mosse che farà l’allenatore, si consuma qualche appetitoso tramezzino, un caffè e a poco a poco ci si ricompone prima dell’inizio del secondo tempo. Di solito, l’unica signora presente azzarda qualche previsione sull’atteggiamento del Toro che determinerà il risultato; questa Signora eccezionalmente è juventina, ma ammessa al circolo granata perchè, se il Toro non gioca contro la Juve, fa un tifo molto sentito verso i granata. Così in occasione del Derby, la lasciamo tranquilla anche se lei tifa Juve, ma in modo discreto. Una volta tutto il gruppo si recò in visita al Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata a Grugliasco (!?). Quando giungemmo nella Sala del Grande Torino, tale fu la commozione che si mise a piangere e la guida stupitissima, sapendola juventina, le chiese se fosse vero che piangeva per noi e lei rispose affettivamente. Da allora fu tifosa del Circolo del Torino Simbolo ad Honorem, quand’anche Juventina.

Inizia il secondo tempo. Qualche volta va male, ma facciamo gli ottimisti, di quelle partite non ne parliamo. Possiamo parlare, invece, dei minuti finali, con il Toro in testa  e che non deve subire goals. I gesti scaramantici abbondano, specialmente quelli maschili, con tutto il rispetto per la signora, che fa finta di non vedere. La tensione sale, in campo e nel salotto, i minuti passano molto lentamente, finchè il triplice fischio libera tutti da quella morsa oppressiva che attanagliava la gola.
Finalmente si può sospirare e poi respirare a pieni polmoni, la partita è finita ed il Torino ha vinto. Lentamente, rievocando la partita, gli animi si placano, magari con un caffè con qualche dolcino e un amaro, e si va a casa tutti contenti, salutando prima il Conte Rosso che riporta i giocatori al Filadelfia.

Arrivederci alla prossima partita, dove magari bisognerà soffrire, ma non  importa, chi tifa Toro sa sia soffrire che vincere, perché essere del Toro è l’unica cosa che veramente conta.