Ebbene sì, è successo quel che nessuno di noi voleva che succedesse. La Juve che viene a Milano contro l'Inter prima in classifica, e vince riprendendosi il primato della classifica in solitaria lasciato la scorsa stagione. Una vittoria che sicuramente ha fatto esplodere di gioia gli juventini. Non solo, penseranno loro, per aver abbassato la cresta all'Inter che veniva da 6 vittorie consecutive e la splendida prestazione del Camp Nou, perlomeno per 60'. Dopo che loro venivano da un mercato e un inizio di campionato condito da dubbi e critiche. Ma soprattutto perchè dall'altra parte c'erano i "traditori". Coloro che sono passati al nemico. L'ex allenatore e capitano Antonio Conte, e il dirigente della resurrezione, Beppe Marotta. Una vittoria direttamente in casa nostra, che ristabilisce chi "comanda". Una vittoria che rispecchia gli "slogan" dei bianconeri. Tipo: "la gente va e la Juve resta" o "a vincere è sempre la Juve". Per questo stamattina in giro ho visto parecchi di loro con berretti, magliette, felpe e giubbini, inneggianti alla Juve. Ma bando alle fesserie, se non fosse stato per la grinta e la caparbietà di loro due, gli juventini sarebbero stati ancora per un bel po' di anni almeno a piangere sui siti che si erano creati dopo la pulizia fatta da Calciopoli. E' triste però pensare che l'Inter dal post triplete, quindi con questa son dieci stagioni, in campionato abbia battuto due sole volte la Juve.

La prima con Stramaccioni, nel novembre 2012. Bianconeri che venivano da 48 partite senza perdere. Vennero battuti dall'Inter per 2-1. Interrompendogli la striscia d'imbattibilità decretandogli la sconfitta, proprio lì nel loro Juventus Stadium. È neanche frutto del caso, ma con una prestazione magistrale. L'ultima impresa degli eroi del Triplete. Che volevano lasciare definitivamente le consegne in mano alla Juve, non prima di fare un ultimo regalo per i loro tifosi. "I primi ad aver vinto nel loro nuovo stadio, simbolo del loro ritorno, saremo per sempre ricordati noi". L'Inter dopo le velleità di scudetto, tra tanti infortuni e cessioni finì il campionato in nona posizione. E al posto di Stramaccioni venne chiamato Mazzarri. Che all'epoca era considerato uno dei migliori nostrani. Poi, tanti allenatori e giocatori dopo, nel settembre 2016. Con l'Inter che veniva dall'estate travagliata del passaggio della maggioranza da Thohir a Suning, dell'addio definitivo di Moratti, da Mancini che lascia l'incarico direttamente dal ritiro estivo a due settimane dall'inizio del campionato, e dal fatto che al suo posto arrivò De Boer. Che veniva da cinque campionati vinti con gli scudieri e uno perso all'ultima giornata proprio nella stagione appena terminata. Tutto questo non poteva non coincidere con un inizio di campionato deludente, a cui si aggiunsero ulteriori critiche su quelle già dell'operato estivo e sullo scetticismo sui cinesi. Sconfitta a Verona col Chievo. Pareggio in casa col Palermo. Sosta, e poi di nuovo sotto di un gol a Pescara nel primo tempo. Serata ricordata dagli interisti per il triplo cambio effettuato da De Boer. Che già si stava adattando male al calcio nostrano, poi se ne uscì con quella che a molti parse una sparata da calcio olandese. Una mossa della disperazione. Ma che invece dese i frutti sperati. E' quella che pareva una mossa della disperazione si trasformò in un geniale piano del tecnico ex Ajax. L'Inter iniziò a giocare, e grazie a tutti e tre i giocatori entrati in campo riuscirono a collezionare due assist per Icardi che con uno splendido colpo di testa "a pesciolino" su cross da metà campo segnò il pareggio. E dopo aver raccolto a pochi secondi dalla fine della partita un assist al volo proprio da Banega che era in mezzo a quei tre che erano entrati, calciò una saetta in porta che infilo Bizzarri. E l'Inter vinse la prima partita del campionato. Ma poi al giovedì, Europa League. Sconfitta che viene ricordata ancora dagli "haters" dell'Inter. Quella a Milano con l'Hapoel Be'er Sheva per 0-2. Ma in pochi ricordano che l'Inter per gli effetti del FFP che all'epoca era nel pieno della sua punizione, non potè mettere in lista gli acquisti delle ultime due stagioni che superasserò i 18 milioni di euro. In pratica tra assenti forzati e turnover scendemmo in campo con mezza Primavera e mezza panchina. Contro una squadra sconosciuta ma che battè anche Southampton e Sparta Praga. Formazioni navigate dell'Europa League. Una squadra che superò poi girone e sedicesimi, e uscì di misura solo agli ottavi. Una squadra che si fece rispettare insomma. "Ma l'Inter perse con l'Hapoel Beer Sheva e ha ha ha...".

Poi accadde qualcosa che io definisco sia presente nella metafisica dell'Inter. A San Siro, tre giorni dopo il misfatto, era di scena Inter-Juve. Dopo l'inizio di campionato non proprio brillante, e la sconfitta con gli israeliani, i più buoni davano i nerazzurri sconfitti per 3-0. Ma invece accadde l'impensabile, l'Inter di De Boer che non riusciva a mettere tre passaggi in fila, inizio forte e schiacciò la Juve nella sua metà campo. Sciorinando un gioco mai visto prima e collezzionando palle gol su palle gol. Ma il pallone però non entrava. L'unico sussulto bianconero fu un tiro di Pjanic di poco a lato. Ma comunque andare a riposo sullo 0-0 contro gli allora cinque volte campioni d'Italia, dopo che tutti ci dessero per spacciato già prima di entrare in campo, dominando il primo tempo fece sobbalzare dalla sedia gli sportivi. Nella ripresa tutti si aspettavano un cambio di marcia dei bianconeri, ma niente. Ancora l'Inter a comandare il gioco. Ma nell'unico tiro nello specchio della Juventus, arrivò a porta spalancata il gol di Lichtsteiner. Che proprio a fine mercato ebbe un litigio con la dirigenza juventina, per avergli negato un suo passaggio proprio all'Inter. Se la Juve riusciva a vincere la partita con un solo tiro in una partita in cui veniva pure surclassata nel campo, molti di noi pensarono che fosse impossibile vincere. E che l'Inter avrebbe subito sicuramente un contraccolpo terribile dopo essere sotto di un gol in una partita condotta in maniera straordinaria. E che da lì a poco sarebbe arrivato pure l'altro gol della Juve. Ma l'Inter non si diede per vinta. In quella partita in cui non aveva niente da perdere acquisì una concessione dei propri mezzi pazzesca. E dopo neanche due minuti dallo svantaggio, Icardi svetta sul gigante Mandzukic su corner e di testa infila all'angolino, finalmente il pallone in porta. Dopo una quindicina di minuti confezionò un assist al bacio, dopo aver appena sfiorato il gol, d'esterno per l'incornata vincente di Perisic. E l'Inter vinse una partita che parse a tutti un capolavoro tattico di Frank De Boer. Che tutti incominciarono a rivalutare. Vincendo in scioltezza nel turno infrasettimanale ad Empoli, dove sempre la Juve lì faticò per vincere. Ma già alla domenica l'Inter si impantanò in casa col Bologna per 1-1. Dopo aver svolto un'altra grande gara. Ricordata anche per la sostituzione punitiva a Kondogbia dopo 25'. Reo secondo il neo allenatore neroazzurro di essere il colpevole dell'iniziale svantaggio. E passò per la riconsiderata opinione sportiva, oltre ad essere un tecnico che sapeva far giocare le sue squadre, anche per un "generale di ferro" che pretendeva disciplina e rigore sui dettami che ordinava campo.

Ma la favola di De Boer durò solo quella settimana. I risultati e le prestazioni ritornarono a scatafascio, e da lì a un mese sarebbe stato esonerato. Ma è curioso pensare che allenatori più quotati come Benitez, Ranieri, Spalletti, e ora Conte non siano riusciti a vincere. Mentre i più canzonati allenatori dell'Inter siano stati gli ultimi due dopo Mourinho a battere la Juve. Di certo, non è una vittoria che indica lo spessore dell'allenatore. E che il grande operato di Conte fino a questo momento, ora debba essere messo in discussione. Ma grandi tecnici comportano grandi aspettative. Aspettative che si tramutano in tensione. Tensione che si trasforma in pressione! Pressione che l'Inter dopo il 2011, data dell'ultimo trofeo, non è mai riuscita più a mantenere nel lungo periodo. Chiunque c'era sul campo e chiunque sedesse in panchina. Quindi ora non c'è nessuno meglio di Conte che possa far cercare di superare questo limite mentale che attanaglia la squadra neroazzurra da tanti anni. Troppi. Certo è, e la partita di ieri lo ha dimostrato, che non bastano quattro mesi per risolverlo. Quindi "testa bassa e pedalare". Ma almeno nelle partite contro la Juve: "aridatece Stramaccioni e De Boer!".