Mi trovo in una elegante via del Gianicolo a Roma all'interno di una sala riunioni al primo piano di un elegante villino di epoca in stile liberty, circondato da pini secolari e con un meraviglioso atrio con scalinata ornato da un giardino delineato da un perimetro di siepi con al centro una fontana dove si ergeva la statua di Venere e nel suo retro a far da cornice uno stupendo e variopinto roseto. 

Correva un venerdì del maggio 1992, quel villino era la Filiale di rappresentanza di una azienda milanese operante nel settore della telefonia, io vi lavoravo da alcuni anni in qualità di tecnico addetto alla manutenzione degli impianti del centro e sud Italia, al mio fianco lavoravano rappresentanti, funzionari e dirigenti dell'azienda milanese e all'attico, ovviamente, il presidente della Società con tanto di segretaria.  
Quella mattina ci fu una preannunciata riunione rivolta a tutto il personale con l'intervento dell'Ammistratore Delegato arrivato da Milano, che alle 9 in punto iniziò il suo breve ma deciso discorso spiegandoci in poche parole che la Società, avendo cambiato i proprietari, ha immediatamente lanciato un severo piano di ristrutturazione cominciando dal taglio dei "rami secchi", ovvero la chiusura entro fine anno della filiale romana che verrà ridimensionata nel personale e sarà ubicata in un appartamento nella zona uffici semiperiferica della capitale.   
Seguì una pausa per il caffè, uno dei più amari della mia vita, avvertivo dentro di me come un'avversa premonizione e difatti alla ripresa della riunione l'Amministratore mi confermò la chiusura del settore tecnico dell'azienda a Roma e il conseguente mio trasferimento nella sede centrale di Milano: fu per me un dolore pari ad una ginocchiata sul ghiaccio! 
Poi Sig. Massimo, mi disse, si accomodi in segreteria dove avrà tutti i ragguagli del caso. 
La mia mente, mentre mi recavo in segreteria e presi meccanicamente in mano il mio "ordine del giorno" era concentrata sul come dire e spiegare questa nuova, imprevista situazione a mia moglie e ai miei figli, tanto ero fissato in quel problema che la sera al mio ritorno a casa a metà strada, cioè in pieno centro, la mia Vespa si fermò, avevo dimenticato di far benzina ed in centro a Roma non ci sono distributori, così feci un paio di chilometri a piedi spingendo lo scooter fino al raggiungimento del primo distributore, nel frattempo era iniziato a piovere.
Arrivai a casa bagnato e stravolto e mia moglie all'ingresso: "Massimo!... Ma che è successo?!?"

Passò l'estate e subito dopo le ferie preparai tutte le mie cose in ufficio riponendole in un paio di scatole che tramite un corriere espresso sarebbero arrivate alla sede milanese. 
Ai primi giorni del mese di ottobre salii alla stazione Termini sul mio primo treno per Milano, arrivai dopo 6 ore e come sceso alla stazione Centrale rivissi l'atmosfera del mitico film di Totò e Peppino... quel giorno a Milano c'era già la nebbia, io arrivavo da Roma in jeans e maglietta polo!... Mi venne quasi da piangere, poi da milanista quale sono...  quasi quasi, dissi tra me e me....mi ci abituerò! 
La ditta mi aveva prenotato una pensioncina dalle parti di Piazzale Loreto (i primi due mesi per contratto spettano al datore di lavoro) e lì rimasi per circa un anno, in quanto tutta la mia famiglia, dopo lunghe riunioni che si protrassero anche di notte, non ne volle sapere di trasferirsi a Milano, nonostante la Società mi avesse proposto un sostanzioso bonus per questo trasferimento.
E così feci il pendolare partendo la domenica sera da Roma, viaggiando in treno la notte per essere al mattino del lunedì in azienda. Facevo ritorno ogni venerdì ero a casa verso mezzanotte, trascorrevo il weekend con la mia famiglia fino all'ora di cena (anticipata) della domenica sera quando ricominciava il tram tram.
Una vita d'inferno, dimagrii di 5-6 chili, il mio stipendio era praticamente dimezzato, mia moglie mi impose per il bene familiare di prendere una radicale decisione anche a costo di uno stipendio inferiore ma pur di tornare a lavorare a Roma. Mi risultava difficoltoso trovare altri posti di lavoro essendo occupato tutta la settimana a Milano, nessuna ditta ti fa colloqui di assunzione al sabato e alla domenica, ma la mia tenacia unita agli sproni di mia moglie alla fine mi salverà.

In azienda, nel reparto di lavoro instaurai un buon rapporto con gli altri colleghi che trovarono stranamente in me un romano diverso da quello stereotipo come rappresentato da Sordi e Proietti a cominciare dall'accento non con la tipica inflessione romanesca (i miei genitori erano di origine umbra) e così divenni un collega amico che al lunedì doveva fare la cronaca della capitale durante la pausa caffè, stentavano a credere che fossi tifoso del Milan, anziché romanista o laziale.   

Allacciai una solida amicizia con un certo Giacomo un mio collega di reparto (milanista sfegatato) e facemmo insieme numerosi interventi a Milano e d'intorni per la manutenzione degli impianti telefonici, avevamo in dotazione un'auto aziendale, una Duna (che il giorno marciava ma la sera riposava in officina!). Ho un bel ricordo di un nostro intervento ad un'azienda di Tradate che risolvemmo in meno tempo di quanto pensassimo, erano le 14.30, Tradate si trova a un quarto d'ora di strada dal centro sportivo di Milanello ed io e Giacomo dopo un rapido sguardo incrociato, decidemmo, in barba alla ditta, di farci una veloce capatina! 
Arrivati all'ingresso inventammo al guardiano come scusa la verifica delle linee sul centralino e bevve il nostro trucco e con la nostra Duna (per quell'attimo il nostro cavallo di Troia) entrammo nel parcheggio pieno di auto fuori serie, la nostra aziendale sembrava prodotta nell'Est con tanto di buon Fantozzi (Giacomo era pelato e indossava sempre un basco) alla guida!
Ci accostammo al campo di calcio dove alcuni giocatori in tuta stavano facendo dello stretching e dopo qualche minuto escono trotterellando dagli spogliatoi tutti i calciatori del Milan; io e Giacomo ci guardiamo per un attimo negli occhi, forse mai visti così carichi di luce, e in fila notiamo Baresi, Albertini, Maldini, Costacurta, Gullit, Van Basten e... alla fine col fischietto in mano, Fabio Capello!   
Peccato non aver avuto uno smartphone... a quei tempi avevamo solo lo Startac, ma per telefonare e nulla più!       
Tornammo in azienda col sorriso in volto a ricordo di una giornata indimenticabile! 

Terminai quella settimana a Milano, rincasai a Roma con il solito treno, quel venerdì rientrai verso mezzanotte e quando aprii la porta sul ripiano del mobiletto all'ingresso era poggiato un telegramma, era già aperto, mentre lo leggo arriva mia moglie, mi abbraccia sussurrandomi: "Massimo è finita la Via Crucis!"... Ero stato assunto da un'azienda del settore servizi telefonici a Roma.


Correva il maggio 1992, il Milan vinceva il suo 12mo scudetto, mentre il sottoscritto da milanista riconquistava la capitale, e con essa tutta la sua famiglia, che ancora a tanti anni di distanza amo ringraziare.



Un abbraccio.

Massimo 48