La selección è rimasta giustamente eliminata dal Mondiale di Russia 2018. Per questa generazione è l'ennesima sconfitta in competizioni internazionali, questa volta però non sono passati minimamente vicini alla gloria.

La cause sono multiple, incolpare giocatori e allenatore è la soluzione più semplice in questo momento, ma là verità è che la principale causa di questa disfatta proviene dal più profondo della nazionale argentina: dalla dirigenza.

Torniamo indietro nel tempo, è il 2 dicembre dell'anno 2015 e come stabilito si svolgono le elezioni presidenziali dell' AFA (Asocioación de Fútbol Argentino) tra Marcelo Tinelli e Luis Segura. Il risultato è 38 a 38 con 76 voti fatti tra i 75 votanti dell'assemblea. È caos. Le elezioni dell'Afa sono state corrotte.
Intanto l'Argentina viene da perdere la seconda finale consecutiva, questa volta in Coppa America, ai rigori, contro i rivali Chile e contro (casualità della vita) Jorge Sampaoli. In panchina c'è il "Tata" Martino (assume il posto si Sabella dopo il Mondiale del 2014) che in futuro perderà nuovamente ai rigori contro Chile nella finale della Coppa America Stati Uniti 2016. La gente perde la speranza, il giornalismo etichetta questa nazionale come una generazione perdente e il capitano e figura, Lionel Messi, annuncia il suo ritiro dall' albiceleste (poi tornerà).

In mezzo a questo clima, Armando Perez (presidente temporale dell' Afa) caccia Martino e sceglie Edgardo Bauza come nuovo allenatore della nazionale, per affrontare le qualificazioni e l'eventuale Mondiale. Il "Patòn" dura solamente otto partite ufficiali e al suo posto, il 30 di Giugno del 2017 (due mesi dopo che Claudio Tapia, attuale presidente dell Afa, vinca le elezioni) viene contrattato Jorge Sampaoli. L'ex DT del Chile è il quarto allenatore scelto in quasi quattro anni e per lui il tempo di lavoro è totalmente insufficiente. Dopo quattro partite e l'agonica classificazione contro l' Ecuador, l'Argentina è "pronta" per il Mondiale.
Il risultato finale però, lo sappiamo già tutti. Pareggio 1 a 1 contro l'umile Islandia, netta sconfitta 3 a 0 contro la Crozia e vittoria in extremis per 2 a 1 contro una ingenua Nigeria, qualificazione come seconda nel girone e peggior qualificato delle 16 squadre che hanno ottenuto il passaggio agli ottavi di finale. È il turno di affrontare la Francia e per la selección è la fine di questa avventura. Finisce 4 a 3 per i Blues, la differenza del risultato però, non rispecchia quello che si è visto sul campo. I francesi sovrastano tecnicamente e fisicamente l'Argentina, la squadra di Deschamps dimostra essere molto più solida, veloce e potente. Quella di Sampaoli invece dimostra essere monotona e senza idee. Lenta e troppo prevedibile nel possesso palla, difensivamente fragile e offensivamente si affida solo a la magia di un Messi che è stato annullato da Kante.

Sampaoli è senza dubbio colpevole di questo fracasso: in 15 partite non ha mai ripetuto la stessa formazione, ha utilizzato 7 moduli diversi e nel Mondiale si è dato il lusso di non utilizzare o non convocare giocatori giovani e di qualità che potevano dargli freschezza a una rosa vecchia. Nonostante tutto, il suo progetto non ha funzionato perché non ha avuto il tempo di  allenarlo, perché dopo il Mondiale di Brasile c'è stata una dirigenza assente e incapace, che solamente ha distrutto quel poco che si aveva creato e che pretendeva ottenere nell'immediato i risultati che si ottengono in anni di programmazione.

Sono arrivati a Russia con molti problemi e consapevoli della realtà, però il romanticismo del calcio ha coperto di illusioni tutti i dubbi. Ilusionati per la loro fame di gloria, perché questa generazione merita un titolo, per la storia di questa nazione e perché si pensava che Messi potesse solo contra tutti.

La realtà invece, ha picchiato forte; negando la gloria a questo gruppo, dando una immagine negativa a una nazionale che negli ultimi anni avrebbe meritato di più ed eliminando tutte le illusioni.

Argentina: cronica di un finale annunciato.