- Perché Elena Proietti è stata allontanata dall'Associazione Italiana Arbitri?
La ragione è molto semplice: nel regolamento associativo dell'AIA (in particolare all'art. 40, comma 4, lettere d ed e) c'è scritto chiaramente che gli associati non possono in alcun modo rilasciare interviste o dichiarazioni pubbliche, in qualsiasi forma, inerenti la loro attività all'interno dell'associazione, se non con preventiva autorizzazione del Presidente dell'AIA (in questo caso Marcello Nicchi). La signora Proietti ha violato reiteratamente questa norma, presenziando a più interviste in programmi televisivi su reti nazionali senza le necessarie autorizzazioni. E qui entra in gioco l'art. 54, che parla delle sanzioni applicabili dall'AIA. Esse sono, in ordine crescente di gravità:
- il rimprovero;
- la censura;
- la sospensione fino a un massimo di due anni;
- il non rinnovo tessera.
Ora arriviamo però al punto più delicato:
- L'AIA poteva agire diversamente?
Qui sorge un problema: il regolamento parla di violazioni, ma non associa a ciascuna di esse una pena minima o massima. Quindi, in teoria, ogni violazione potrebbe essere sanzionata con uno qualsiasi dei quattro provvedimenti di cui sopra, e la decisione del provvedimento da adottare viene presa dagli organi competenti (Commissioni Disciplinari interne all'AIA) basandosi anche sulla giurisprudenza degli episodi simili accaduti in passato, ma certamente con ampi margini di libertà d'interpretazione. Quindi la risposta è: sì, l'AIA poteva anche decidere di comminare una sanzione più leggera. E probabilmente, visti i presupposti, sarebbe stato il caso di essere più comprensivi, viste le circostanze dell'accaduto. La questione più spinosa, però, va ricercata all'interno delle motivazioni del provvedimento disciplinare, dove c'è scritto testualmente "(…) il comportamento tenuto nell’intera vicenda dall’associata appare alquanto strumentale, dettato da fini personali e politici (...)". Ora, il problema è che la causa dell'adozione del provvedimento disciplinare contro Elena Proietti dovrebbe essere semplicemente il suo aver partecipato alle trasmissioni televisive, non ciò che all'interno di esse è stato detto o dichiarato. L'AIA in questo caso, come in molte altre circostanze passate, dimostra di peccare molto nelle sue capacità di relazionarsi con l'esterno. Nel caso in cui nelle motivazioni del provvedimento avessero parlato solo dell'infrazione della Proietti, non ci sarebbe stato nulla da ridire, ma nel momento in cui si mettono in mezzo motivazioni che poco c'entrano con il motivo del contendere, la Commissione Disciplinare commette un clamoroso autogol. L'ennesimo da parte dell'AIA negli ultimi mesi: basti pensare a quanto successo durante l'ospitata di Nicchi alla Domenica Sportiva dopo la prima giornata di campionato, dove anziché fare più chiarezza sui falli di mano il presidente ha ulteriormente contribuito ad aumentare la confusione; oppure al fatto che ancora oggi l'AIA rifiuta di pubblicare, dopo ogni giornata, un resoconto delle motivazioni delle decisioni arbitrali, come invece già avviene in altri grandi campionati (es. la Premier League). E l'elenco sarebbe ancora lungo.
Riassumendo: Elena Proietti ha commesso un'infrazione partecipando a delle trasmissioni televisive senza autorizzazione, e quindi era lecito e sacrosanto (anche per non creare uno scomodo precedente) che venisse sanzionata. Se ci sono delle regole, vanno rispettate, altrimenti l'anarchia comincia a prendere il sopravvento. E' però abbastanza grave la decisione da parte della Commissione Disciplinare dell'AIA, che ha deciso di propendere per il massimo della pena: era un'ottima occasione per mostrare finalmente un po' di buonsenso, ed è stata malamente sprecata per i soliti motivi, gettando le basi per ulteriori polemiche su tematiche che da anni rappresentano il vero tallone d'Achille dell'AIA. E il fatto che gran parte dei membri delle varie Commissioni disciplinari siano nominati, direttamente o indirettamente, da Nicchi, di certo non aiuta a smorzare le polemiche in merito...
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