Quando si pensa che ci sono stati tanti giocatori che alla fine sono caduti nel dimenticatoio e si ricordano soltanto le grandi squadre, eppure c'è chi ha fatto quel miracolo e oggi a distanza di anni fa il commentatore tecnico, eppure ad oggi non si è mai parlato della sua carriera, cosa che si rievocano spesso quando parla Marco Tardelli o Claudio Marchisio. Oggi parleremo della carriera di Roberto Di Gennaro, così che anche lui avrà quello spazio che alla RAI si sono dimenticati negli anni, anche perchè da ex calciatore non si è mai sentito dire "Da ex calciatore cosa ne pensi" oppure "Tu che giocavi in quel ruolo, forse ne sai più di tutti noi".

Roberto Di Gennaro nasce a Firenze, il 5 Ottobre 1958, fin da bambino tira calci nella periferia , fin quando non entra nelle giovanili della Fiorentina poco oltre la metà degli anni 60. Al compimento dei 18 anni entra in prima squadra, giocando dal 1976 al 1980, dove incontra il 'grande capitano' Giancarlo Antognoni oltre al giovanissimo Giovanni Galli tra i pali. La stagione 76-77 Di Gennaro trova pochissimo spazio, soltanto 4 presenze di cui 1 in Coppa Italia, lui è un trequartista, quindi un doppione di Antognoni, e togliere quel capitano sembrava un sacrilegio, soprattutto per il tecnico viola Carlo Mazzone. La stagione 77-78, è simile alla precedente, poco spazio e molta panchina. Il 1978-1979 invece è l'inizio vero e proprio della carriera del centrocampista, dove il cambio di panchina che passa nelle mani di Paolo Carosi, lascia briglia sciolta al giovane centrocampista, che si mette in luce, giocando per ben 23 volte e mettendo a segno tre reti, una doppietta al Napoli e un gol all'Hellas Verona, entrambe in campionato. Ma l'ombra di Antognoni purtroppo lo riporterà dopo poco a fare la panchina, così che nella stagione 1979-1980 gioca solo 11 gare e mette a segno 2 reti. Al termine della stagione, Di Gennaro ha bisogno di una squadra che possa dargli quel minutaggio continuo, ecco che passa al Perugia di Ilario Castagner, che in quella stagione si era piazzata al settimo posto. Con il tecnico veneto trova addirittura la titolarità, con 24 presenze e 3 reti segnate, la squadra umbra a fine stagione però è retrocessa in  Serie B. Per questo nel 1981 passa all'Hellas Verona che in quei giorni aveva presentato il nuovo tecnico, Osvaldo Bagnoli, che chiedeva molti giovani di ottima caratura, e Antonio Di Gennaro era uno di questi, questo lo porta a giocare il campionato cadetto 1981-1982, ma in compenso trova parecchio spazio e seguì molto i consigli del tecnico, che lo fece crescere in modo esponenziale negli anni a Verona. Di Gennaro diviene un titolare inamovibile di quella squadra  che trova la promozione e nella stagione seguente si piazzà clamorosamente al quarto posto in Serie A, giocandosi la finale contro la Juventus in Coppa Italia, persa nel doppio confronto. Stagione 1983-1984, Di Gennaro è il fulcro del centrocampo gialloblù, la squadra si piazza al sesto posto e si gioca di nuovo la finale di Coppa Italia, stavolta persa contro la Roma. Antonio Di Gennaro entra nella storia del calcio scaligero e italiano nella stagione 1984-1985, quando raggiunge la vittoria del campionato dopo un lungo testa a testa con l'Inter. Nella stagione successiva ecco l'esordio nella Coppa Campioni 1985-1986, 4 presenze e uscita agli ottavi contro la Juventus. Nello stesso anno entra nelle fila della Nazionale italiana, alle dipendenze di Enzo Bearzot, dove partecipa a due amichevoli contro Svizzera e Polonia, e con i polacchi trova anche la rete, conseguentemente partecipa alle qualificazioni e al Mondiale 1986, dove gioca tutte e tre le gare del girone da titolare, mentre salta gli ottavi, dove il tecnico gli preferisce Beppe Baresi per limitare i danni di Michel Platini, entrando soltanto nella ripresa, ma l'Italia verrà eliminata. Di Gennaro è oramai un giocatore simbolo, a ventotto anni ha alle spalle oltre duecento presenze in Serie A. Resta all'Hellas Verona fino al 1988, quando la società colpita dai debiti, si trova a cedere molti dei suoi intepreti più importanti di cui lo stesso Di Gennaro, nonostante fosse divenuto una bandiera e idolo dei tifosi scaligeri, lasciando dopo 182 presenze e 8 reti. Di Gennaro passa al Bari, scendendo di nuovo di categoria, in B. Fin da subito il suo contributo è importantissimo, titolarissimo nello schema di tecnico Gaetano Salvemini, e a fine stagione la squadra è promossa in Serie A, dove Di Gennaro ottiene la fascia di capitano, e vinse il suo secondo titolo in carriera, la Coppa Mitropa 1990, non giocando la finale. A fine stagione, e con 32 anni sulle spalle decide di scendere di categoria al Barletta in Serie C1 e vi rimane fino a fine stagione 1990-1991 con 28 presenze e 3 reti, con la squadra che si piazzò al dodicesimo. Al termine della stagione si ritira dal calcio. La sua passione per il calcio lo porta a tentare la carriera da allenatore, nel 2001-2002 viene affiancato a Fatih Terim alla Fiorentina, dove tutto ebbe inizio da calciatore, e seguì il tecnico anche nella stagione successiva al Milan. Poi un lungo digiuno, fino al 2014, quando è chiamato a 'club manager' del Bari, ma nello stesso tempo era entrato come opinionista nelle tv Sky prima, Mediaset poi, per poi entrare nel 2018 in pianta stabile nella RAI come commentatore tecnico della Nazionale italiana e delle gare di Champions League in chiaro al fianco del giornalista Alberto Rimedio, per questo decise di lasciare il club e di proseguire la carriera televisiva, restando in contatto con il club come consulente esterno. Dal 2018 lavora anche in Radio nella RMC Sport Netwoork.

Forse l'ombra di Giancarlo Antognoni gli ha messo fin da subito i bastoni tra le ruote, troppo grande l'ego dell'allora capitano viola, una istituzione dentro e fuori dal campo per i tifosi, però Di Gennaro è riuscito da solo a ritagliari pian piano il suo spazio ed è entrato nella storia del calcio italiano, Europeo e perchè no Mondiale con quello scudetto 1984-1985 con la 'Fatal Verona', oltre a divenire un punto fermo nella squadra gialloblù, nel Bari dove da capitano la guidò nel campionato 1989-1990, e scendendo in quella Serie C1, consapevole di poter ancora giocare agrandi livelli, senza ripensamenti, come un giocatore importantissimo che preferì scendere di categoria e chiudere in tranquillità una carriera di grandissimo rispetto. Di Gennaro nella sua carriera ha giocato 347 volte tra club e nazionale mettendo a segno 37 reti in 16 anni di carriera.