Prima giornata di serie A. Stadio Olimpico - Grande Torino. Si gioca Torino-Roma. Dubbi, incognite ma soprattutto tanta curiosità di vedere i giallorossi in campo dopo una prima annata in cui Eusebio Di Francesco è riuscito a ridare fiducia e romanità a una squadra che sembrava sì forte, ma senza una vera personalità e senza un attaccamento alla maglia. Ore 18:00, calcio d'inizio. I giallorossi schierano tra i neo acquisti il portiere Olsen e a centrocampo Pastore. Di Francesco vuole evitare di buttare tutti i nuovi dentro, riproponendo di fatto una formazione in buona parte già consolidata. Ecco che il primo tempo vede una Roma come al solito molto offensiva ma che in fin dei conti non rischia troppo se non sulla traversa di Rincon. Prima metà di gara che si conclude senza reti ma che si rivela comunque piacevole. Inizia la ripresa. Si rivedono i fantasmi della passata stagione. Black out totale. Olsen subito dimostra di subire la pressione con un intervento che potrebbe costar caro. Pastore ha ormai fatto capire che in quel ruolo non vuole giocare. Gol del Torino. Difesa sorpresa. Portiere non propriamente impeccabile. VAR. Santa VAR! Un fuorigioco che se non fosse stato segnalato senza tecnologia non avrebbe certo destato scandalo. Ma, seppur annullato, rimane un campanello d'allarme. Come mai la squadra si è spenta in questo modo? Perché dover rischiare di andare sotto per svegliarsi? In realtà nemmeno il gol scuote troppo i giallorossi. Sono i cambi a rimettere sul binario giusto una partita che sembra ormai destinata allo 0-0. Cristante, gran lottatore che sembra essere sulla strada giusta per sostituire il caparbio Nainggolan. Lo spostamento di Pastore che può finalmente sentirsi a suo agio. Ma soprattutto lui. Il faro nella notte. Justin Kluivert, figlio d'arte. Primo spezzone di partita in un campionato così importante. Tutta la pressione di giocare in una squadra come la Roma. Tutte cose che sembrano non influire sulla giovane ala. Lui vuole solo dimostrare di meritare un posto da titolare. E ci riesce. In pochi minuti di partita. E gli basta una sola azione in cui, mandando al bar la difesa del torino, mette la palla in area per quell'uomo che la Roma l'ha tenuta in piedi in non poche partite. Edin Dzeko. Ovviamente. Un gesto tecnico bellissimo ma che non stupisce. No non stupisce. Perché ormai ci ha abituati e da lui ci si aspetta ormai l'impossibile.

Tutto molto romantico finora. Sembrerebbe la descrizione della partita più importante della storia. Non sarà così ma certamente riesce a dare fiducia all'ambiente. Una vittoria che non scioglie però i dubbi. Riuscirà la squadra capitolina ad avere più costanza nelle partite e nei risultati? O dovrà necessariamente puntare sull'importanza dei singoli? Ma soprattutto, si riuscirà a competere con squadre di maggior valore? Queste e molte altre sono domande a cui è difficile dare una risposta. Da alcuni giocatori sono arrivati segnali positivi, da altri un po' meno. L'impressione è che la squadra ci sia, ma come al solito non riesce a rendere al meglio delle sue possibilità. E questo vuol dire rivivere la storia degli ultimi anni.

Dopo una sola partita non possiamo ovviamente sentenziare con certezza. Ma, se mi permettete una considerazione personale, guardando la partita non ho percepito nessun distacco rispetto alla Roma dello scorso anno. Mi è sembrato di rivivere una classica partita del campionato passato. Forse anche con qualche certezza in meno.