Lo sguardo più volte rivolto verso l'arbitro, il tedesco Markus Merk pronto a fischiare il quinto penalty, la sua mente che rivive in quella manciata di secondi tutta la sua vita dalla terribile fuga da Chernobyl a quella fredda domenica del '99 quando Adriano Galliani lo visionò nella sua Ucraina e lo volle fortemente con sè nel Milan. Poi di colpo come un lancio nel vuoto... la concentrazione... la scelta dell'angolo giusto... i suoi occhi vitrei da "cerbiatto" optano per l'angolino alla sua destra... e come un colpo di  "kalashnikov" spara e non perdona... il suo proiettile perfora a sinistra la rete bianconera vanificando il volo dell'esterrefatto Buffon nel lato opposto. Chissà quanti altri lustri dovremo ancora attendere per rivedere una finale di Champions League così entusiasmante, così adrenalinica... e soprattutto completamente italiana!!! Correva il 28 Maggio 2003 e nel mitico stadio dell'Old Trafford a Manchester si consumava la settima finale di Champions League che vedeva i due finalisti contendersi il prestigioso titolo a suon di calci di rigore. Questo e molto altro Andriy Shevchenko ha voluto raccontare nel suo libro "Forza gentile - La mia vita, il mio calcio" scritto in collaborazione con il giornalista Alessandro Alciato e presentato lo scorso anno nella trasmissione televisiva di Rai 3 condotta da Fabio Fazio "Fuori che tempo che fa".

Andriy Mykolajovyc Shevchenko nasce a Dvirkivscyna un piccolo villaggio adibito a fattoria demaniale situato a 130 km ad Est della capitale ucraina di Kiev il 29.9.1976. All'età di tre anni la sua famiglia si trasferì nel distretto di Obolon a Kiev e successivamente all'età di nove anni, a causa del disastro nucleare del 26 Aprile '86 di Chernobyl, data la vicinanza con l'area fortemente contaminata dalle radiazioni, fu costretta ad abbandonare la propria abitazione per trasferirsi sulle coste del Mar Nero. Ma nel frattempo il tecnico della squadra giovanile della Dinamo Kiev Aleksandr Spakov aveva già notato, durante un torneo scolastico le sue spiccate e talentuose doti, l'estrema confidenza col pallone ed i suoi funambolici dribbling e così subito dopo, nonostante la riluttanza del padre Nikolaj nutrente il desiderio che il piccolo Andriy seguisse le sue orme intraprendendo la carriera militare lo recluterà, terminate le scuole dell'obbligo, nella squadra giovanile risultando, nel campionato Under 14, il miglior attaccante della formazione. La sua prima apparizione nella massima serie risalirà all'inverno del '93 con la prima squadra  della Dinamo Kiev dove eccellente ed elegante personalità sfoggiata da un lato, e tanta robusta, timida " forza gentile " dall'altro, gli varranno il titolo di capocannoniere in quella sua prima stagione realizzando 12 reti. Con la Dinamo Kiev il nostro Andriy conquisterà 5 titoli nazionali consecutivi oltre a 3 Coppe di Ucraina che gli valsero l'apertura delle porte alla platea del grande calcio europeo (il suo score nella Dinamo Kiev sarà di 167 presenze con 76 gol, mentre nella  Nazionale Ucraina disputerà 126 gare con 59 gol).

Dopo la conquista del quinto titolo della Dinamo Kiev nel campionato '98/'99 e sempre con Sheva capocannoniere le quotazioni del suo cartellino saliranno vertiginosamente. Tanti club europei a partire da Real Madrid, Barcellona e Manchester United misero l'occhio nel mirino del mercato puntando ad aggiudicarsi a suon di soldoni la nascente stella dell'est! Ma sarà l'A.D. del Milan Adriano Galliani a spuntarla su tutti gli agguerriti pretendenti, il geometra brianzolo in una gelida giornata trascorsa nella capitale ucraina riuscirà a strappare il consenso dell'allora 23enne Sheva firmando un assegno intorno ai 45 miliardi delle vecchie £ire, nonostante la  prestazione appena sufficiente che il nascente campione ucraino fornì nell'osservazione da parte dell'A.D. rossonero relativa alla visione di quella gara domenicale.

Il nostro Sheva arriverà a Milanello nella stagione '99/'00 quella successiva allo scudetto del nostro centenario, il 16 mo, quando la guida della squadra verrà affidata al cesenate Alberto Zaccheroni prelevato dall'Udinese del Presidente Pozzo e caldamente consigliato da Galliani al nostro Presidente Berlusconi in virtù del 3° posto conquistato dai friulani in quel campionato grazie ad un favoloso tridente lanciato in attacco e costituito da Bierhoff, Poggi ed Amoroso. Tutta la tifoseria rossonera, entusiasta per la recente conquista del titolo, desiderava avere tra le fila della propria squadra un fortissimo realizzatore da contrapporre al rivale nerazzurro Ronaldo. Ed il giovanotto ucraino Sheva riuscì a contentare tutti, a partire dal suo nuovo allenatore "Zac" per le eccellenti ed indiscutibili doti con il pallone, la sua velocità, la sua tecnica, il suo senso di posizione e fiuto per il gol, sono queste le spiccate caratteristiche che per prima colpiscono, unitamente alla sua eleganza e gentilezza, anche lo spettatore più distratto. In breve tempo imparerà la nostra lingua e la sua maglia N°7 rappresenterà l'idolo incontrastato di tutti i tifosi, dai bambini ai più anziani, e diverrà una pedina inamovibile dell'attacco rossonero tanto per la panchina di Zaccheroni quanto per le cinque successive quando alla guida arriverà Carlo Ancelotti e con il quale riuscirà a salire sul tetto dell'Europa aggiudicandosi nel 2003 due trofei: la Supercoppa UEFA e la Champions League. Seguirà l'anno 2004, anno che consacrerà l'apoteosi di Andriy Shevchenko sia in qualità di calciatore che di uomo. Nel mese di Ottobre la sua bella consorte, la modella statunitense Kristen Pazik conosciuta a Milano in una festa privata organizzata da Armani nel 2002 e sposata l'anno seguente in una cerimonia lampo al termine di una partita di golf giocata duellando con il suocero a Washington, gli farà dono del primogenito Jordan cui faranno seguito ben altri tre maschietti, Christian nel 2006, Alexander nel 2012 e Gabriel nel 2014. E solo due mesi dopo, nel Dicembre dello stesso anno conquisterà l'ambito Pallone d'Oro che vorrà rispettosamente omaggiare, con un gesto che andrà a contradistinguere tutta la sua luminosa carriera, all'intera popolazione ucraina vittima innocente della immane tragedia nucleare di Chernobyl.

Verrà ricordato come il primo calciatore dell'Est che sia riuscito a realizzare una tripletta in una competizione internazionale come accadde il 5.11.97 al Camp Nou tra il Barcellona e la sua Dinamo Kiev. Siglò il suo primo gol nel derby della Madonnina il 23.10.99 quando il Milan battè l'Inter per 2 a 1 (sarà il primo di ben 14 rifilati da Sheva ai cugini del Naviglio nelle sue 8 stagioni in maglia rossonera ) Risultò il secondo miglior marcatore nella storia del Milan con i suoi 175 gol in 8 stagioni piazzandosi alle spalle di Gunnar Nordhal con 221 gol in 8 stagioni e davanti a Gianni Rivera con 164 gol in 19 stagioni e José Altafini con 161 gol in 7 stagioni.

Ma nel Maggio 2006 a seguito delle insistenti pressioni della moglie Kristel vertenti ad abbandonare  Milano per raggiungere Londra onde poter fare frequentare al piccolo Jordan la scuola di lingua inglese (ma forse si trattò di una semplice bozza fenminile), il nostro Shevchenko chiese al Presidente Berlusconi di essere ceduto al Chelsea dove rimarrà per due stagioni vincendo una Coppa di Lega Inglese nel 2006/07. Ma il 23 Agosto 2008 dopo un incontro tra i due Patron Abramovich e Berlusconi comunicarono ufficialmente il ritorno di Shevchenko al Milan. Ritroverà ad attenderlo tutta la sua tifoseria ma non più la sua vecchia maglia N°7 nel frattempo indossata da Pato, e sceglierà la        N° 76, l'anno della sua nascita, che però non gli porterà fortuna non riuscendo nelle poche gare giocate, 18 in tutto, a siglare neppure una rete in campionato. Ne realizzò invece un paio in Coppa Uefa contro lo Zurigo ed in Coppa Italia contro la Lazio, dopo di che si spense completamente la luce in area Milan che non lo riscatterà ed a fine stagione farà ritorno dalla sua consorte a Londra. Resterà altri due anni nel Chelsea e nella stagione 2010/11 realizzerà in 32 gare 16 reti, che avendo ormai 35 anni, non è certo una risultato disprezzabile. L'anno successivo in un'intervista rilasciata alla Tv ucraina dichiarerà di abbandonare l'attività agonistica e di volersi dedicare alla politica essendo la sua nazione coinvolta in una delicata crisi sociale.

Ed esattamente due anni fa Andriy Shevchenko, allora allenatore della Nazionale Ucraina con al suo fianco il suo vice ed ex milanista Mauro Tassotti, rilasciò a "Fanpage It" un'intervista della quale desidero estrapolarne qualche spezzone. "La pandemia di Covid-19 ricorda il disastro di Chernobyl del 1986 quando esplose la centrale nucleare....a quel tempo avevo 9 anni...ed il paragone regge e come....ora come allora c'era una situazione di emergenza generale, misure ristrettissime per tutti, direttive ferree da parte del Governo, notizie discordanti tra loro ma sempre più allarmanti....e la gente moriva così come oggi per il Coronavirus che ha invaso prima l'Asia, poi l'Europa ed infine tutto il globo! .....- e così conclude -...nessuno sa con certezza se ha il virus o no, nessuno sa se lo stiamo trasmettendo ad altre persone che potrebbero accusare i sintomi.  Non possiamo pensare solo alla nostra salute, dobbiamo salvaguardare anche le altre persone, perchè possiamo contagiare  chiunque!"....e soltanto un anno dopo Shevchenko così concludera' nella trasmissione di Fabio Fazio: "Aprite il cuore alla mia gente, l'Italia mi ha fatto sentire uno di voi, è la mia seconda patria. Aprite il cuore al popolo, alla mia gente, ai bambini e agli anziani che hanno tanto bisogno del vostro aiuto. Ce n'è già tanto, lo so, ma ne chiedo ancora! - questo l'appello di Andriy Shevchenko, in lacrime, parlando della situazione in Ucraina-  ho molti parenti ancora lì, li sento tutti i giorni ma sono molto preoccupato per la loro scelta di rimanere. Mi raccontano quel che succede, città bombardate, dove muoiono bambini e anziani che non possono andarsene. E' un incubo da cui vorrei potermi svegliare. Vi prego, aiutateci! Serve un impegno per la pace, bisogna fermare le armi, trovare una soluzione diplomatica alla guerra - ha così proseguito- lo sport sta facendo tantissimo, ha una forza enorme e può mandare un messaggio di pace a tanti Paesi. Ringrazio tutti quelli che si stanno impegnando, anche Milan e Inter, che mi hanno permesso di lanciare un appello a San Siro prima delle gare. L'Ucraina vuole fare parte dell'Europa, è stata la nostra decisione come popolo - ha concluso Shevchenko - Zelensky è un grande Presidente che ci sta guidando per la nostra indipendenza e la nostra libertà".

Andriy Shevchenko si commiata con quegli stessi occhi da cerbiatto che ci fecero sognare ad ogni sua rete, ma questa volta inumiditi da una velata  commozione e volti alla tenace ricerca di poter realizzare il gol più significativo della sua vita, quello di ridonare pace e serenità a tutto il suo popolo ed alla sua amata terra.

Andrji Shevchenko, indiscusso campione del pallone, eccellente maestro di vita!

                              Massimo 48