L’eliminazione agli ottavi di Champions League ad opera dell’abbordabilissimo Lione sembra segnare la fine di un ciclo per la Juventus dei record. A confermarlo, la presa di posizione risoluta del presidente Andrea Agnelli, da dieci anni al timone di una nave, quella bianconera, che oggi sembra aver smarrito la rotta.

Era dal lontano 2011 che la società bianconera non esonerava un tecnico alla sua prima stagione: vittima dell’allora neo presidente Andrea Agnelli fu Gigi Del Neri. E quell’esonero coincise proprio con l’inizio dell’era d’oro della Juventus, quella dei nove scudetti consecutivi. Proprio lui, il Presidente Andrea. Lui che nelle vittorie si defila, lasciando agli altri le luci della ribalta; lui che nelle cadute è sempre in prima linea e ci mette la faccia, senza mai perdere l’aplomb di casa Agnelli. E lo ha fatto anche nel post partita di venerdì con parole da presidente e da primo tifoso della sua Juventus, quasi contraddicendo, chissà se volontariamente, le dichiarazioni di alcuni protagonisti bianconeri.

In primis quelle di Maurizio Sarri. Di fronte ad una delle peggiori Juventus della stagione, l’ormai ex allenatore bianconero, ai microfoni di Sky si dichiarava soddisfatto della prestazione della squadra sostenendo addirittura che: «Se ci fosse una classifica Champions saremmo secondi e invece siamo fuori.» Per concludere poi con una frase che, col senno di poi, lasciava già trasparire un presentimento funesto, o semplicemente confermava ancora una volta la totale estraneità di Sarri al mondo Juve: «Ho capito anche perché gli juventini si sentono così sfortunati in Champions, tutti gli anni fuori come andiamo fuori stasera… Però che fascino!» Ma se le parole di Sarri, rilette alla luce dell’esonero, suonano un po’ come l’ultimo appello del condannato a morte, destano invece maggiore perplessità le dichiarazioni di due degli uomini simbolo dell’equipaggio bianconero, Leonardo Bonucci e Gigi Buffon.

Il primo, ormai Capitano della Juve dopo il forfait stagionale di Chiellini, elogia la determinazione della squadra nel tentativo di ribaltare il risultato dell’andata: «Stasera abbiamo dato tutto. Credo che abbiamo dimostrato che la convinzione c’era». Fin qui comprensibile la sua posizione a difesa del gruppo. Ma quando, alla domanda su un primo bilancio della stagione, riprende l’ormai trito e ritrito ritornello del ‘Campionato è l’obiettivo e la Champions è il sogno’, allora la sua arringa scade nel fastidioso cliché: «E’ stata una stagione anomala, particolare. Ci siamo ritrovati a giocare tutto a luglio e ad agosto, l’obiettivo principale era il campionato e l’abbiamo vinto. Sapevamo che in Champions con questo formato poteva succedere qualsiasi cosa e stasera abbiamo dato tutto. Ripeto, l’obiettivo principale l’abbiamo centrato».

E poi c’è Gigi Buffon, uno che di Champions ne ha viste sfumare parecchie e che di fronte all’ennesima delusione europea avrebbe dovuto alzare la voce. Tuttavia, nel post partita di Juventus-Lione, il portierone di Massa sembrava l’ombra sbiadita di quel condottiero che nel 2018, durante Juve-Real, si era abbattuto come un ciclone sull’arbitro inglese Oliver.  Le sue parole, a distanza di due anni, sono un misto di stanca rassegnazione e contenuta delusione: «La storia di questa Champions è molto simile a tutte le altre. Finché non la vinceremo partiremo tutte le stagioni con tante speranze, emozioni ed energie perché crediamo di valere i migliori e di poter arrivare a prendercela. Poi capita sempre qualcosa che fa sì che ciò non accada ma è normale che in una competizione così complicata non è scontato vincere.» A conferma che forse a 42 anni, e in un ruolo non più da protagonista, la voglia di lottare e starci male ormai è venuta meno: “Per me non è un’ossessione e non è più straziante provare a vincere questa Champions, è una cosa che mi fa anche sorridere, mi ci approccio con molta serenità e molto entusiasmo.”

In un tale clima da calma piatta, interviene il Comandante Agnelli a suonare la carica ricordando a tutti, in primo luogo ai suoi senatori, che la vittoria dello Scudetto non attenua la delusione per l'eliminazione dalla Champions, competizione che, se non fosse ancora chiaro, non è più un sogno ma un obiettivo :«Il bilancio è agrodolce - dice - E' stata una stagione difficilissima, abbiamo ottenuto un grande risultato con il nono scudetto consecutivo. In Champions è deludente perché se prima avevamo un sogno oggi abbiamo un obiettivo, uscire ci deve lasciare delusi. Ci prenderemo qualche giorno per valutare la stagione e fare le riflessioni per avere un'analisi completa.»

Trascorrono solo poche ore da queste dichiarazioni e la riflessione sortisce già effetti che sanno di sentenze, segnale che il presidente aveva già le idee chiare: arriva prima l’esonero di Sarri e poi, tra lo stupore di tutti e in particolar modo degli addetti ai lavori, la nomina ad allenatore della prima squadra di Andrea Pirlo. Scelta coraggiosa, un azzardo forse, un rischio. Ma di certo una scelta forte che, a mio avviso, è  solo la prima di una lunga serie – in quest’ottica va visto anche l’addio, dopo quello di Pjanic, di un altro senatore, Blaise Matuidi. Nel post partita Agnelli, infatti, aveva anche sottolineato la necessità di “rinnovare l’entusiasmo”, parlando della sua Juventus come di “ una delle rose tra le più vecchie in Europa”. Tutto quindi lascia presagire che la corazzata bianconera voglia riprendere il mare ma con un progetto nuovo che, visto il programma serrato di quest’anno e l’esigenza di fare risultato, si completerà forse nell’arco di due stagioni.

Nel frattempo, una certezza deve rassicurare l’ambiente bianconero: nella burrasca che con ogni probabilità caratterizzerà la prima fase di questo nuovo ciclo, il timone è ben saldo nelle mani di un uomo che sa bene di non aver costruito la sua nave per lasciarla attraccata in porto, per quanto sicuro esso sia, ma per spiegarne le vele con coraggio e prendere il largo.

E allora, buon vento!