"L'État, c'est moi!", recitava a suo tempo Luigi XIV. Parafrasando il monarca francese, oggi di Andrea Agnelli si potrebbe dire: "La Juve sono io". Tuttavia, del presidente bianconero si sa ben poco. Poche interviste e quasi nessuno che ha un filo diretto con lui. Cerchiamo allora di ricostruirne, per quanto è possibile, la personalità e le idee attraverso tutte le volte in cui ha fatto sentire il proprio potere, facendo capire che comanda lui. 

Andrea Agnelli nasce a Torino il 6 dicembre 1975, figlio di Umberto e della sua seconda moglie Allegra Caracciolo. E' fratellastro di Giovanni Alberto, detto Giovannino, scomparso nel 1997, il quale avrebbe dovuto succedere all'Avvocato alla guida della Fiat. Le notizie sulla sua formazione scolastica e professionale le potete trovare su Wikipedia, perciò le salto. Nel 1994 si insediano ai vertici della Juventus Giraudo e Moggi, scelti da Umberto, che di fatto prendono il giovane Andrea sotto la loro ala protettrice. Nel maggio del 2004 muore suo padre Umberto e Andrea rimane l'unico rampollo maschio su oltre 150 discendenti a portare ancora il cognome Agnelli. Nel 2006, dopo lo scoppio di Calciopoli, è l'unico membro della Famiglia che scende in campo a fianco degli ormai ex dirigenti juventini, mettendoci la faccia e disapprovando apertamente la scelta dell'altro ramo di esautorare Giraudo e Moggi. Dopo quattro anni di gestione sportiva e finanziaria fallimentari torna alla Juventus da presidente a fianco del neo amministratore delegato Beppe Marotta, scelto da suo cugino John Elkann. Il resto è storia nota.

I due rami della Famiglia. La Juventus, esattamente come la Fiat, ha sempre avuto due anime spesso in antitesi, una che faceva capo all'Avvocato Gianni Agnelli e l'altra al Dottor Umberto, suo fratello minore. Due caratteri opposti, due vedute divergenti, due flosofie di vita. Due modi di concepire l'azienda e i rapporti al di fuori della Famiglia. E il dualismo si ripercuote anche sulla Juve: Boniperti fedele all'Avvocato, Giraudo e Moggi creature di Umberto. Lo stile messo in evidenza il primo, la pragmaticità legata al risultato il secondo. La frattura tra le due Weltanschauung emerge con la scomparsa dell'Avvocato e del Dottore, ma viene raccolta da John Elkann, nipote di Gianni, e Andrea, figlio di Umberto. Nel 2004 la Fiat attraversa la peggior crisi della sua storia e rischia seriamente la bancarotta. E ovviamente iniziano i primi dissapori: il ramo legato ad Elkann, che vuole incrementare le quote azionarie della Famiglia per mantenere il controllo dell'azienda, e la posizione di Andrea, che si dichiara contrario all'operazione per non compromettere il rapporto con le banche. Il ragionamento di Andrea è molto semplice: se l'accomandita non fosse risalita, la posizione di Elkann si sarebbe indebolita e lui probabilmente pensava per se stesso a un ruolo di spicco tra la Famiglia e qualcuno dei nuovi soci bancari, in modo da ridurre notevolmente il potere del cugino. La seconda disputa si verifica nel 2006, con il ramo Elkann che sacrifica la Juventus pur di disfarsi di Giraudo e Moggi, divenuti improvvisamente ingombranti. Andrea scende in campo in favore della Triade (c'era anche Bettega), ma i suoi sforzi sono vani. In entrambi i casi ne esce apparentemente vincitore John. Quando Andrea torna alla Juve nel 2010 da presidente, dopo i disastri della gestione Blanc-Secco, eredita una squadra da settimo posto e un bilancio che fa registrare -95 milioni, il peggiore di sempre. E un amministratore delegato, Beppe Marotta, appena scelto dall'odiato cugino.

Le bandiere ammainate. Che la Juventus non sia mai andata molto per il sottile nei confronti dei propri tesserati è cosa nota. Ma con Andra Agnelli si va ben oltre. Il primo a cadere è un certo Alessandro Del Piero, reo di aver messo la società con le spalle al muro in un video in cui mostra di voler rinnovare il contratto per un altro anno firmando in bianco. Il presidente acconsente, ma alla successiva assemblea dei soci sottolinea che quella di Alex sarebbe stata l'ultima stagione in bianconero. Dal 2012 Del Piero non fa più parte della Juve e fin quando Andrea Agnelli avrà vita non metterà più piede allo Stadium. Nell'estate del 2018 vengono ammainate altre due bandiere: Gigi Buffon e Claudio Marchisio. La leggenda dei numeri 1 fa di tutto per farsi rinnovare il contratto, tempestando di messaggi e telefonate il presidente (uno dei pochi a poterlo chiamare per nome, essendo padrino di uno dei figli di Andrea), ma questi gli si nega. A giugno viene lasciato andare senza tanti ripensamenti. Storia diversa ma finale identico per il Principino: juventino da sempre, calcisticamente legato alla Vecchia Signora da 25 anni, gli viene fatto notare senza mezze misure che Allegri non lo considera neanche più un giocatore di calcio dopo il maledetto infortunio al ginocchio e la complicata riabilitazione. A malincuore, Claudio rescinde.  

La moglie del mio migliore amico. Nella sua vita privata Agnelli è sempre stato, da buon sabaudo, piuttosto riservato. Sposato con Emma Winter dal 2005 e padre di due bambini (Baya nata nel 2005 e Giacomo Dai nato nel 2011), lascia la consorte senza tanti complimenti e si mette con la moglie del suo migliore amico. L'oggetto della discordia si chiama Deniz Akalin, ex modella turca, coniugata con Francesco Calvo, ai tempi miglior amico di Andrea e direttore dell'area marketing della Juve. A lui si deve la chiusura dell'accordo con l'Adidas, che avrebbe fruttato alla società ben 140 milioni in 6 anni. I due fedifraghi stanno amorevolmente insieme dal 2015 e per comunicarlo ai due 'cornuti' pare abbiano organizzato una cenetta a quattro. Durante il pranzo Andrea avrebbe comunicato a Francesco ed Emma che lui e Deniz si amavano e che sarebbero andati a vivere insieme. Così, di punto in bianco. La (ormai ex) moglie di Agnelli si sarebbe immediatamente alzata da tavola e avrebbe abbandonato il ristorante in lacrime, mentre l'ormai ex migliore amico di Andrea sarebbe rimasto di pietra e non avrebbe detto nulla. Francesco Calvo oggi lavora per il Barcellona, e la Juve gli ha dovuto corrispondere una buonuscita di circa 2 milioni. Andrea e Deniz invece hanno potuto finalmente coronare il loro sogno d'amore e nell'aprile del 2017 è nata la loro prima figlia, Livia Selin. D'altronde tutto è bene quel che finisce bene.

E adesso tocca a Marotta. Come già affermato in precedenza, Giuseppe Marotta, detto Beppe, è stato voluto dall'odiato cugino di Andrea, il perfido John Elkann. Ma non è per questo motivo che si è arrivati ai ferri corti. La prima frattura, sanata, si ha nell'agosto 2015 per via di Julian Draxler. Il talento tedesco è appetito da diverse squadre europee ed è un pupillo del direttore sportivo Fabio Paratici, tuttavia Marotta ritiene la richiesta dello Schalke 04 troppo esosa e non affonda il colpo. Draxler finirà al Wolfsburg, mentre la Juve ripiegherà su un profilo di molto inferiore, Hernanes. Si narra che in quei frangenti Agnelli fosse furibondo con Marotta e che anche Paratici sia stato vicino a dare le dimissioni.
La seconda crisi, ben più grave, riguarda la faccenda della presunta infiltrazione della 'ndrangheta nella gestione commerciale dei biglietti della società bianconera. La procura federale deferisce Agnelli nel marzo 2017, ma si capisce subito che qualcosa non torna. Il procuratore Giuseppe Pecoraro, noto tifoso del Napoli, presenta una intercettazione palesemente falsa ed attribuita ad Agnelli, la nasconde alla difesa del presidente della Juve, viene pesantemente smentito dalla Procura di Torino, salvo poi fare marcia indietro ed affermare di 'non aver mai accostato il presidente Agnelli alla criminalità orgnizzata'. Da che mondo è mondo è consuetudine iniziare le indagini riguardo una società da chi quella società l'ha in gestione. Invece Marotta, protetto da Elkann in persona, non viene neanche chiamato da Pecoraro, che punta al bersaglio grosso. Si dice che durante la propria deposizione Agnelli, rispondendo indignato a una domanda del procuratore federale, abbia detto: "Chiedete a Marotta". Le belle parole che in queste ore parlano di 'rinnovamento' o 'ringiovanimento' nascondono qualcosa di più simile ad un regolamento interno di conti.

Ma l'uomo d'acciaio ha punti deboli? Andrea Agnelli non parla molto di sé. Al di là della passione per il golf che coltiva alla Mandria di lui non si sa molto. Chi lo conosce dice che sia antipatico per necessità, non per natura. Chi comanda non può permettersi debolezze di sorta. In realtà l'uomo, o se preferite il ragazzo, Andrea era molto legato ad una persona che non c'è più: suo fratellastro Giovannino, scomparso nel 1997 per un tumore fulminante. Racconta lo stesso Andrea: "Avevo ventidue anni quando mio fratello morì. Entrai nella camera di mio padre, mi guardò negli occhi e disse: questo significa maggiori responsabilità per te". E' la stessa frase che ripete in un'intervista che potete trovare su youtube, e mentre lo dice ha un attimo di commozione, immediatamente represso. Nei mesi successivi alla scomparsa di Giovannino, Andrea passa molto tempo con la neonata figlia di lui, Virginia Asya, e la prima parola che le insegna a dire è: Juve! 

Chi sarà il prossimo? "La Juve è roba mia, guai a chi me la tocca". Sembrerebbe questo il vero motto di Andrea Agnelli, invece del più (ab)usato "vincere è l'unica cosa che conta". Beh, se io fossi un tesserato della Juve e volessi continuare a lavorarci credo dovrei pormi sulla stessa lunghezza d'onda del presidente, magari chiudendo a chiave mia moglie nello sgabuzzino. Ma dato che non ho di questi problemi, credo che il prossimo che debba iniziare a guardarsi le spalle sia suo cugino John Elkann.
Attenzione John, perché Andrea non dimentica.