Rieccoci qui, sembra passata un’eternità, anche se forse non è cambiato nulla.

Una cosa, dall’anno scorso e dalla banda guidata di Gattuso, sicuramente è cambiata: l’anno scorso le partite le rimontava il Milan, o le vinceva nella epica zona Cesarini, invece quest’anno è sempre la stessa solfa: ma il carattere dov’è? Inizio a pensare che la mentalità sia l’unica cosa che possa infondere, modalità spirito santo, un allenatore sui propri giocatori. 

Pioli sembra aver cambiato qualcosa e sembra non aver cambiato nulla: chiunque passi ad allenare a Milanello butta nella mischia Suso e Calhanoglu, evidentemente in allenamento saranno straripanti. D’altra parte, sembra aver rivatilizzato Piatek in mezz’ora: incrociamo le dita, anche quelle dei piedi per chi ne è capace. 

Per rimanere in ambito divino, San Gigio continua a prenderle tutte o quasi, la difesa sembra ben registrata, il terzino sinistro sembra un mostro, mentre quelle destro forse doveva essere spedito in prestito per ricordare come si gioca a pallone. 

Ora si può scendere sulla terra, perché Biglia non ha convinto fino al 90’, Kessie sembra già stanchino e Krunic non è molto inquadrabile, ad oggi. Paqueta deve fare quel passo in avanti da permettergli di essere la cassaforte in cui si depositava la palla qualche anno fa, tipo Clarence. 

Per l’attacco, che dire, il turco domenica sembrava un giocatore vero, stop, passaggi, tiri, gol: cosa chiedere di più? Suso per ora è l’ombra del se stesso mai esploso: inizio a pensare che giochi più per l’idea del suo potenziale che per quello che ha espresso davvero. Piatek e Leao hanno fatto il loro, voglio vedere Pioli in crisi per decidere chi buttare in campo per poi decidere di metterli entrambi, come Sheva-Inzaghi. Rebic non pervenuto.

Ora la Roma, in ottica Champions League uno scontro diretto. Dobbiamo iniziare a vincerne qualcuna per risalire la china e tornare a sentire la musichetta che a molti tifosi rossoneri provoca brividini sulla schiena.

Adios amigos, alla prossima!