Rieccoci a noi Cari Lettori!
Finalmente è arrivata la prima vera sconfitta sul campo, come la chiamano loro. I cugini ci hanno letteralmente fatto girare la testa. Si poteva sospettare agevolmente che sarebbe andata così, ma in fondo ci si sperava in un finale diverso. Qualcuno di noi ci aveva creduto, forse per finta, nelle parole del Mister: quando meno te lo aspetti il lavoro di mesi salta fuori all’improvviso e si presenta sul manto verde di San Siro.
Non è andata così. No. Proprio no.

Ho specificato sul campo perché in realtà la vera sconfitta è avvenuta negli anni dietro alle scrivanie: il Grande Milan e il Vecchio Cuore RossoNero non ci sono più, o è quello che sembra. Il Milan non è più un passo avanti nella carriera di un atleta o di un allenatore, ma una scommessa alquanto rischiosa. 10 anni fa Conte avrebbe pagato di tasca propria per allenare a Milanello, e Sensi non avrebbe avuto alcun dubbio sull’accettare un contratto sull’altra sponda di Milano, semplicemente perché non sarebbe mai arrivata nessuna proposta a Sensi.

Il Mister questa volta ci ha provato, ma a metà. Leao di gran lunga il migliore in campo: spensierato e con colpi da giocatore vero, Hernandez mi ha fatto sognare per 5 minuti il caro vecchio Concorde (chissà in 90 minuti cosa avrebbe potuto fare). Per Bennacer era l’occasione giusta: buttarlo nella mischia in queste partite o ti ammazza o ti fortifica, ma noi non lo sapremo mai. Rebic, ok, forse qualche minuto gli è stato concesso come regalo di compleanno. 

Mi manca ancora però vedere i giocatori arrabbiarsi, sputare il sangue, piangere, gioire per i nostri colori: sono in pochi a farmi emozionare. Nessuno sembra in grado di poter cambiare la partita, di poterla far girare dalla parte giusta.

Io non so se Giampaolo mangerà il panettone, ma so che Guardiola e Klopp non arriveranno a breve. Io non so se Piatek segnerà altri 20 gol ma so che Ronaldo e Messi giocano altrove. Quello che possiamo fare è spronarli a dare il massimo, uno schiaffo o una carezza all’occorrenza: come nelle migliori famiglie.

E come diceva Freud: “Nell'impossibilità di poterci veder chiaro, almeno vediamo chiaramente le oscurità”.

Ci vediamo a Torino!