Tornano ad accendersi le luci europee. Quelle che illuminano la competizione più prestigiosa. La Juventus vola in Russia, nel suggestivo scenario della splendida San Pietroburgo, che ci auguriamo prima o poi di riuscire a visitare, per imporre il marchio quasi definitivo sul passaggio del turno, in un girone che appare ormai in favorevole discesa dopo le vittorie contro Malmoe e soprattutto Chelsea ottenute nelle prime due giornate.
Per la sfida in programma alla Gazprom Arena, Allegri recupera De Ligt. L’olandese torna al centro della difesa dove farà coppia con Bonucci. De Sciglio e Alex Sandro sulle due fasce completano il reparto arretrato a protezione della porta difesa da Szczesny, anche lui in buona ripresa dopo il difficile inizio di stagione. A centrocampo, presentato con uno schieramento a tre dai canali di comunicazione del club, agiranno Bentancur, Locatelli e McKennie, mentre Chiesa, Morata e Bernardeschi compongono il trio d’attacco.
La risposta dei padroni di casa, guidati da Semak, è affidata ad un 433 che vede Kritsyuk tra i pali, Karavaev, Chistyakov, l’ex Liverpool Lovren e Rakitskiy in difesa. In mezzo al campo spazio a Wendel, Barrios e Douglas Santos. Malcom e Claudinho sono invece le due ali che insieme all’ariete Dzyuba formeranno il tridente offensivo incaricato di creare pericoli alla difesa bianconera...
Il lunghissimo pre partita allestito da Amazon Prime, questa volta senza Evra, assoluto mattatore della serata contro il Chelsea, si esaurisce a pochi minuti dall’inizio dell’incontro, quando, nel bellissimo impianto che ospiterà in primavera la partita conclusiva della manifestazione, Zenit e Juventus, accompagnate dalla solita eccessiva enfasi con cui Piccinini appesantisce le sue telecronache, fanno il loro ingresso in campo, accolte da un’imponente scenografia che celebra la storia dell’impero russo e di Pietro il Grande, la cui immagine, dipinta su un enorme striscione, domina lo stadio nei momenti immediatamente precedenti al calcio di inizio.
L’inno della competizione, suonato con le squadre schierate a centrocampo, e la scelta del campo esauriscono il protocollo iniziale. Finalmente l’arbitro svizzero Schaerer può dare il via all’incontro.

La gara parte su ritmi sostenuti, come sempre accade nelle serate europee. Lo Zenit per primo prova a prendere l’iniziativa e a proporsi in fase offensiva. Quello dei russi però è un fuoco di paglia che si esaurisce nel giro di pochi minuti senza aver portato minacce concrete alla porta di Szczesny. La Juventus si mantiene ordinata, sistemata in fase di non possesso sulle due solite linee di difesa. I cinque uomini schierati a centrocampo permettono ai bianconeri di coprire completamente l’ampiezza del terreno di gioco, impedendo ai russi di trovare facili sbocchi sulle corsie esterne. Morata disturba l’inizio dell’azione avversaria, supportato da Bentancur e Mckennie che a turno, a seconda della zona di campo in cui lo Zenit manovra il pallone, escono in pressione sul portatore di palla.
La Juventus sale di livello con il passare dei minuti. E’ solida nella fase difensiva, dove si mette in grande evidenza De Ligt, che per tutto il primo tempo cancellerà Dzyuba anche nel gioco aereo, e sicura nella fase di impostazione. La partita si sposta ben presto nella metà campo dello Zenit, con la Juventus che arriva agevolmente nella trequarti avversaria, tenendo il pallone a lungo nel campo nemico. Dove la squadra di Allegri difetta è nella gestione tecnica di alcune situazioni di passaggio nei momenti conclusivi dell’azione. Si evidenziano diversi errori in appoggio, in particolare con Bonucci e McKennie. L’americano chiamato a dare un contributo in termini di inserimenti senza palla, dopo un avvio tutto sommato promettente, sembra quasi smarrire la rotta, estraniandosi per lunghi tratti dal gioco e commettendo diverse imprecisioni palla al piede. Chiesa, schierato largo a sinistra, troppo spesso si intestardisce alla ricerca della conclusione personale. Tanto volume di gioco non trova quindi concretezza negli ultimi metri. Da bordo campo, l’inviata racconta di un Allegri spesso spazientito per gli errori di controllo e di precisione commessi dai suoi giocatori.
Lo Zenit, votato in maniera evidente al contenimento, fatica a ripartire. Dopo un tiro di Claudinho, propiziato da una scivolata di Bernardeschi e comunque parato da Szczesny, attorno al quarto d’ora di gioco, per il resto del primo tempo in avanti non si vede praticamente più.  Ben presto la formazione di Semak si ritrova divisa in due tronconi. Il trio offensivo è isolato dal resto della squadra. Malcom e Claudinho, gli uomini che con la loro qualità dovrebbero illuminare la manovra negli ultimi trenta metri, sono costretti a ripiegare fino all’interno della propria trequarti per procurarsi qualche pallone giocabile. Lo stesso Dzyuba, che al di fuori dell’area di rigore smette di essere un fattore, in diverse occasioni viene quasi risucchiato dentro il campo per non perdere contatto con la partita. Inutile precisare che in queste situazioni l’attaccante russo diventa preda facile per la difesa bianconera.
La partita scivola via senza far registrare altre particolari occasioni. Per la Juventus la cronaca racconta di due conclusioni ampiamente fuori misura di Chiesa e tutta una serie di azioni perdute per imprecisioni tecniche e di scelta di passaggio negli ultimi metri. Senza concedere recupero, lo svizzero Schaerer dichiara concluso il primo tempo. Le squadre vanno al riposo sul risultato di 0-0. 

Le solite chat whatsapp che accompagnano l’intervallo commentano un primo tempo nel quale tutto sommato la Juventus non è dispiaciuta, almeno nella sensazione di pieno controllo della gara che è riuscita a trasmettere. Convince meno l’insistenza nell’impiegare Chiesa come attaccante di sinistra, in una posizione in cui il suo gioco è limitato di fatto alla ricerca della conclusione verso la porta, togliendolo dalla zona di destra del campo, nella quale si trova maggiormente a suo agio e dove esprime un repertorio tecnico completo anche di discese sul fondo e di cross taglienti di cui ci sarebbe un grande bisogno per riuscire a scardinare una difesa molto compatta a protezione della propria porta.

Senza nessuna novità rispetto agli undici con cui hanno iniziato l’incontro, le squadre rientrano in campo per la ripresa, accolte da un Piccinini che con il passare dei minuti tenderà ad aumentare il volume e la carica enfatica della telecronaca.
La partita segue lo stesso copione della prima parte. La Juventus  gestisce pallone e partita, lo Zenit, sempre ben raccolto a protezione della propria area, difende il pareggio e cerca in contropiede il colpo risolutivo. Dopo cinque minuti arriva la prima vera grande occasione da gol costruita dalla Juventus. La crea Morata con una giocata alla Benzema. Il centravanti spagnolo riceve palla sulla trequarti, leggermente defilato, taglia verso il centro e trova l’inserimento di Mckennie con un filtrante di altissima qualità.  L’americano, bravissimo nello scegliere il tempo per inserirsi tra le linee, viene chiuso dalla tempestiva uscita bassa del portiere Kritsyuk che respinge il tentativo di pallonetto del centrocampista juventino. Sul capovolgimento di fronte, un mancato intervento in chiusura di Alex Sandro apre il campo alla ripartenza dello Zenit. Malcolm innesca Claudinho chiuso, in piena area, da un intervento di Bonucci perfetto nella scelta del tempo. Lo Zenit attraversa forse il miglior momento della sua partita e si presenta ancora al tiro con Claudinho che calcia di poco a lato dopo uno scambio con Malcolm.
Allegri interviene sulla sua squadra con tre cambi intorno al quarto d’ora di gioco. L’allenatore cerca di aggiungere qualità in mezzo al campo. Entra Arthur al posto di Locatelli. Il brasiliano si posiziona nel ruolo di mezzala con Bentancur che scala al centro. Entra anche Cuadrado per Alex Sandro, De Sciglio passa a sinistra. Entra infine Kulusevski al posto di Bernardeschi, autore tutto sommato di una prestazione discreta nella quale però non è riuscito a trovare una giocata in grado di sbloccare la gara. Semak, dalla panchina opposta, risponde mandando in campo il centravanti iraniano Azmoun al posto di Dzyuba di cui ben presto si sono perse le tracce.
Una bella combinazione tra i nuovi entrati Arthur e Cuadrado, libera il colombiano all’interno dell’area avversaria. Il pallonetto tentato dall’esterno bianconero si risolve però in un tentativo a metà fra il tiro in porta e l’assist per Morata, anticipato sulla linea di porta dal recupero di Karavaev. Si gioca in una sola metà campo. La Juventus spinge ma non riesce a trovare il colpo risolutivo. Prova prima Morata con una conclusione da fuori area che termina alta, poi è ancora McKennie, salito notevolmente di livello nella ripresa, a sfiorare il gol con un colpo di testa che si perde sul fondo passando non lontano dal palo.
Allegri cerca altre soluzioni dalla panchina e inserisce anche Kean al posto di Morata. La Juventus preme ma non sfonda il muro di maglie azzurre che proteggono la porta di Kritsyuk. E’ Chiesa l’uomo sul quale si appoggia principalmente la manovra bianconera. L’attaccante continua però a ricercare troppo spesso l’iniziativa personale, finendo per infilarsi il più delle volte in situazioni senza via di uscita, in zone di campo intasate dai difensori avversari. 
Dove la Juventus continua però a difettare è nei troppo frequenti errori nella scelta della giocata. Da un disimpegno sbagliato di De Sciglio nasce una potenziale occasione in ripartenza per Azmoun, arginata dalla difesa bianconera. Nonostante Piccinini urli tutto il suo repertorio fatto di “sciabolate” (tese, morbide e calibrate) e pericoli che vede solo lui, rilanciando nel tifoso davanti alla tv il pensiero se fosse proprio necessario andarlo a ripescare dal dimenticatoio nel quale era finito negli ultimi anni, la partita sembra scivolare verso uno 0-0 che tutto sommato non sembra star male a nessuna delle due contendenti. Il livello tecnico esibito dallo Zenit nel corso della gara lascia però al tifoso la sgradevole sensazione che il pareggio rappresenterebbe un’occasione sprecata. 
Negli ultimi cinque minuti, Allegri inserisce anche Ramsey, che prende il posto di Bentancur al centro del trio di centrocampo, con l’evidente intenzione di regalare alla manovra un ulteriore tocco di qualità. Il finale si colora di bianconero. Con lo Zenit ormai completamente raccolto negli ultimi venti metri, la Juventus si ritrova a gestire il pallone a ridosso dell’area avversaria per lunghi tratti. A cinque minuti dalla fine arriva il gol che decide la sfida. L’azione è una riproduzione quasi fedele della rete che ha permesso ai bianconeri di piegare la Roma nell’ultima gara di campionato. Il lungo palleggio juventino ai limiti dell’area russa trova la sua accelerazione decisiva grazie a Bonucci che, dalla trequarti offensiva, con il destro apre il campo trovando De Sciglio libero sulla sinistra. All’altezza del vertice dell’area di rigore, il terzino rientra sul destro e calibra un altro cross perfetto che incontra al centro dell’area la testa di Kulusevski, bravo a toccare il pallone quel tanto che basta per mandarlo nell’angolo alla sinistra di Kritsyuk. Un tocco sul palo interno e la palla rotola in rete. La Juventus è in vantaggio. La panchina bianconera scatta in campo per celebrare l’autore del gol. Questa volta è Morata, nettamente più veloce di Pinsoglio, ad arrivare per primo sul gruppo di giocatori festanti. Il portiere si riscatta assestando l’ultimo deciso colpo sul collo del trequartista svedese.
Sotto di una rete e con pochi minuti rimasti da giocare, lo Zenit prova a cambiare la sua partita e a riversarsi nella metà campo bianconera. Le idee però scarseggiano. La squadra di Semak raccoglie un paio di calci d’angolo, che nei minuti di recupero la Juventus non manca mai generosamente di concedere, e un calcio di punizione che si risolvono senza particolari problemi. Dopo cinque minuti di recupero, l’arbitro Schaerer dichiara concluse le ostilità.
La Juventus ottiene un’altra vittoria per 1-0, la quarta consecutiva, che spalanca le porte degli ottavi di finale, ormai ad un passo. Il risultato arriva in coda ad una partita giocata bene dal punto di vista tattico e nel corso della quale la squadra ha mostrato anche una buona condizione atletica che ha permesso ai bianconeri di esprimersi con la giusta intensità per tutti i novanta minuti. E’ mancata però la pulizia tecnica nella rifinitura dell’azione e, in diverse circostanze, la mancanza di lucidità nel compiere le scelte più opportune, ha causato alcune imprecisioni che hanno concesso allo Zenit potenziali palle gol che, senza il contributo portato dagli errori commessi dai giocatori bianconeri, gli uomini di Semak non sembravano in grado di costruire.
La Juventus torna dalla trasferta in terra russa con la vittoria che cercava e un passaggio del turno che sembra ormai cosa fatta. Una partita che sicuramente non sarà ricordata nel corso degli anni ma nella quale la squadra ha aggiunto un ulteriore mattone al suo processo di ricostruzione. Non tutto è sistemato, non tutti i problemi sono stati risolti, lo stesso Allegri, nelle interviste del dopo partita, ha evidenziato gli errori commessi dai suoi giocatori e la necessità di lavorare per correggerli, ma dopo oltre un anno finalmente si avverte la sensazione di avere una base solida sulla quale costruire un nuovo percorso. Attraverso la sfida di San Siro contro l’Inter, in programma la prossima domenica, in una partita che non sarà mai come le altre, passa la strada per un rilancio forse definitivo anche in campionato.