Per quanto mi riguarda, Massimiliano Allegri non ha molte colpe della disfatta di ieri all’Allianz Stadium contro l’Ajax.
La partita era stata preparata molto bene, e lo si è visto nel primo tempo, dove il gol del pareggio è arrivato in maniera fortunosa e immeritata.
Eppure, ho voluto comunque scegliere un titolo volutamente provocatorio nei suoi confronti. Questo perché, al di là della partita di ieri, l’eliminazione della Juventus dalla Champions League è stata innanzitutto una pesante sconfitta della filosofia di gioco del suo allenatore.

Il primo tempo è stato tatticamente perfetto.
La Juventus ipercinetica costruita dal tecnico toscano in questi anni, ha fatto esattamente ciò che doveva fare contro una squadra diametralmente opposta per filosofia di gioco. La squadra torinese è infatti riuscita, grazie alla pressione esercitata sui giocatori olandesi e a un ottimo seppur non eccelso palleggio, a non far giocare l’Ajax, a impedirgli costantemente di risalire il campo.   
A fallire sono stati piuttosto i singoli giocatori.
Bernardeschi ha giocato forse la sua peggior partita della stagione, mentre Dybala, pur mostrando una buona aggressività in fase di non possesso, ha continuato a perdere palloni per tutto il primo tempo.
Anche Kean, che contro l’Atletico era entrato con la giusta voglia e movimenti da attaccante navigato, ha steccato clamorosamente, e il modo in cui ha sbagliato il tiro servitogli da Ronaldo è la sintesi della sua partita.
Blaise Matuidi è stato invece l’emblema dell’inspiegabile carenza atletica di questa squadra. La sua aggressività costante nella prima parte del primo tempo, ha incanalato la partita sui giusti binari. Ma il punto è che dal 25esimo in poi, la Juventus ha smesso di aggredire l’avversario, pur mantenendo il controllo del gioco.

Nel secondo tempo la partita si è letteralmente stravolta.
La velocità di risalire il campo dell’Ajax attraverso fraseggi stretti e triangolazioni è stata semplicemente devastante. Una grande lezione di calcio, come si sta scrivendo in queste ore, in primo luogo perché vedere giocare gli olandesi come ieri, è stata una gioia per gli occhi.

Detto questo, bisogna anche dire che la grande bellezza dell’Ajax si continua a scontrare con molti limiti. Proprio il primo tempo tempo ha infatti dimostrato che, se pressati adeguatamente, il loro gioco si inceppa molto facilmente.
Non bisogna allora dimenticare che la prepotenza con cui gli olandesi hanno dominato il secondo tempo è passata innanzitutto per la totale disintegrazione psicologica della squadra di Allegri.
A me personalmente ha ricordato molto il secondo tempo di Cardiff.

Emre Can rimane l’unica positiva di questa partita. Se continua a giocare con questa voglia e questa personalità e riesce al contempo ad aumentare un po’ la sua precisione tecnica in certe situazioni di gioco, può aspirare a collocarsi nei prossimi anni tra i primi 5 del suo ruolo.

Qui arriviamo dunque a quelle che a mio avviso, sono le colpe di Allegri.
La prima riguarda un problema endemico che ha caratterizzato la stagione di quest’anno, e che il tecnico non è mai sembrato intenzionato a risolvere. La Juventus non riesce a costruire gioco per vie centrali. Per accorgersi di questo, basta semplicemente prendere in esame le quattro partite disputate della fase ad eliminazione diretta. Cinque gol, tutti ad opera di Cristiano Ronaldo, di cui quattro arrivati di testa e uno su rigore.
Anche andando a rivedere la splendida rimonta con l’Atletico, non bisogna dimenticare che nonostante la grande trance agonistica che ha permesso di abbattere la squadra di Simeone, non si può non notare come a quella frenesia nella ricerca del gol, non sia corrisposta mai una vera e propria costruzione del gioco per vie centrali.
Un difetto che la Juve non aveva avuto in altri anni. Basti solo pensare alla partita con il Tottenham dell’anno scorso, o alla semifinale di andata con il Monaco di due anni fa, in cui questa squadra riusciva a dialogare nello stretto senza problemi, seppur per brevi lampi di partita( come d’altronde la filosofia di Allegri impone).

La seconda colpa, quella più profonda, riguarda la mentalità che ormai da 5 anni caratterizza la Juventus. I bianconeri giocano sempre per gestire, per vincere in maniera chirurgica e minimale sulla base dei calcoli matematici necessari a passare il turno. La partita di andata non ha fatto che ribadire questo per l’ennesima volta. Ma era successo già l’anno scorso, quando dopo aver realizzato il 3 a 0 in casa del Real Madrid, l’impressione è stata quella di una squadra che non voleva più vincere, ma arrivare piuttosto ai supplementari. Che per certi versi era la scelta più razionale da fare, ma in fondo il muro con cui si scontra Allegri è proprio questo.

La Champions si vince con una certa incoscienza offensiva. Il Real Madrid di Zidane è sempre stata una squadra molto simile a quella di Allegri, ma con una differenza fondamentale nell’approccio alle partite che contano.

Si gioca per attaccare, mai per gestire.