La maledizione continua, l'anno scorso si pensava di essere all'inizio di una epidemia controllabile, ma purtroppo ci ritroviamo ancora oggi a fare i conti con ammalati e morti e, seppure ci sia la speranza dei vaccini, la situazione è ancora complicata. Così dopo avere fatto un lungo lockdown nei mesi di marzo e aprile,  pensavamo di esserne usciti, anche grazie alla bella stagione ed ai benefici della lunga ibernazione dal contagio.

Ma a settembre la seconda ondata ci ha colpito ancora, riportandoci negli incubi appena superati. Che cosa era successo? La prima causa pare sia stata individuata in infezioni riportate dall'estero da cittadini che erano stati in vacanza dopo la riapertura delle frontiere. Altra causa quella  di lavoratori stranieri, ritornati dopo il lockdown in Italia, provenienti da zone infette ma di difficile controllo dell'epidemia e scarsa profilassi. Ma la causa più accreditata parla di un virus ancora latente, che soggiornava ancora tra di noi e che, come storicamente era già avvenuto, riprendeva la sua corsa. 
Già a metà agosto il Governo aveva emesso nuove regole o DPCM, che raccomandavano maggiore attenzione, ad esempio l'uso obbligatorio delle mascherine all'aperto dopo le ore 18. Nel frattempo in Sardegna avevano aperto le discoteche, dove i focolai si sono moltiplicati, portando l'Isola ad un fuggi fuggi generale, con la desertificazione di alberghi, bar, spiagge e luoghi di villeggiatura. Il virus aveva chiuso tutto ancor prima del Governo. Stava arrivando la seconda ondata. E come la prima, ha spento altre numerose vite, tra le quali anche nomi illustri del nostro sport. Tra gli ultimi, Mauro Bellugi e Fausto  Gresini.
Mauro Bellugi è stato un grande difensore dell'Inter e della Nazionale. Era rimasto famoso il suo unico gol in carriera, contro il Borussia Moenchengladbach, con un tiro al volo in mezza torsione, di notevole difficoltà, se si pensava che allora i palloni erano pesanti 640 grammi, contro i 420 di oggi. 
Fu la partita della lattina di una nota bevanda tirata in testa a Boninsegna, che aveva provocato la ripetizione della prima partita persa dall'inter 7 a 1, nel ritorno in casa ci fu il 4 a 2 per l'Inter, e la partita successiva, fu 0 a 0 con una grande parata su rigore di un esordiente Ivano Bordon, appena ventenne, che respinse il tiro di Sieloff. La morte recente di Bellugi, dovuta ai postumi del COVID, ci ha lasciati sconvolti, alla luce della persona forte e leale che era il buon Mauro.

Gresini era un campione di motociclismo, due volte campione del mondo nella classe 125 e che aveva fondato un suo Team, nel quale avevano gareggiato piloti vincenti il titolo iridato e, tra questi lo sfortunato Simoncelli, che ora l'avrà accolto lassù, dove lo sport non si ferma mai. Chi ricorda Fausto, lo descrive come una persona sempre sorridente e positiva, generoso e pronto ad ogni iniziativa, come ogni romagnolo passionale, quale egli era. 

Il modesto tributo che oggi ho voluto portare a questi grandi uomini di sport, vuole essere un semplice ricordo verso le persone che oggi non ci sono più, anche le più anonime, che agli occhi dei loro cari non lo erano. Erano centro di affetti e calore famigliare, e se ne sono andati nel silenzio e spesso nella solitudine. De Andrè diceva che quando si muore, si muore soli, ma in taluni casi la solitudine è stata proprio come su di un campo di battaglia, quando nessuno dei tuoi cari è lì ad assisterti e a darti l'ultimo saluto. E questo deve responsabilizzare quelle persone che hanno deriso e sottovalutato la pandemia che ci ha colpito. Quando un virus ci attacca, non lo fa perchè è di sinistra o di destra, ma perchè ha un solo compito: sopravvivere lui stesso. E quando alcune persone si incontrano e non prendono precauzioni, dicendo che tanto si conoscono, allora è il virus che li riconosce, e magari non provoca in loro la malattia, ma approfitta di un "passaggio" per infettare ed uccidere soggetti più deboli e predisposti alla malattia. 

Gli assembramenti senza cervello, il non usare la mascherina, non lavarsi le mani hanno aiutato il virus che oltre ad uccidere le persone, sta uccidendo anche le economie, perchè se si chiude, non è perché il Governo è pazzo, ma perché non c'è altro modo di fermare il virus. Qualcuno ha rimproverato il fatto che si siano accusati i cittadini, ma il virus non ha le ali, viaggia tramite le persone e se continua a circolare, vuol dire che qualcuno non ha preso le precauzioni d'uso. Si è criticato l'incertezza dei virologi, dicendo che non sono d'accordo tra di loro, che seminano insicurezza o panico. In primo luogo, i virologi non hanno mai detto che la mascherina, evitare assembramenti e lavarsi le mani non si dovesse fare. Poi avranno fatto discussioni accademiche sulla durata del virus, se sia più infettivo o meno, ma questo non giustifica la mancanza di prudenza ed il rispetto delle regole. Devo anche dire che nella confusione i giornalisti (non tutti) ci  hanno fatto articoli e rilievi a volte imbarazzanti, portando nell'opinione pubblica visioni politicizzate e senza la necessaria informazione che dovrebbe accompagnare il loro mestiere. Creare divisione e incertezza, come pure astio e critiche ingiuste, porta beneficio solo al virus. Il ricorso a motivazioni economiche, per giustificare malcontenti, è un esercizio di pura demagogia che non porta giovamento a nessuno, nemmeno a chi pensa di averne vantaggio.
Se non pensiamo che questa è una guerra, allora non capiamo che siamo un esercito mal guidato, senza alcun rispetto degli ordini, che rifiuta l'esistenza del nemico, pronti a disertare, mentre altri muoiono per noi. Così si perde la guerra. E per fare capire ai negazionisti quanto sia terribile questo virus, porto un semplice esempio; quest'anno l'influenza non si è nemmeno vista, o ha colpito pochissimo, questo perchè il solo uso delle mascherine gli ha impedito di circolare, quindi se il COVID ha circolato e ha prodotto danni vuol dire che è maledettamente contagioso e letale. I vaccini potranno salvarci, ma anche qui siamo nella stessa situazione iniziale delle mascherine, non ne arrivano abbastanza, almeno per ora. Si dovà ancora resistere molto, e specialmente,  usare giudizio.
Ad majora.