In tutte le circostanze dei match del Napoli con mio figlio aspettiamo l'inizio, già con la bocca amara e con un entusiasmo ridotto ai minimi termini. Una flebile speranza di rivedere un segnale di ripresa ed un rinnovato spirito di squadra ci invogliano a restare davanti allo schermo pur consapevoli che rimarremo delusi. In fondo la squadra è la stessa che ha entusiasmato un anno fa e non si può comprendere come siano tutti diventati di colpo brocchi. Bastano tuttavia i primi dieci minuti a porre in fuga qualsiasi speranza: in campo sempre e solo una squadra lenta ed impacciata nella quale nessuna sa quello che deve fare e che ruolo interpretare e che entra in difficoltà con compagini modeste e spesso rabberciate. Attacco sterile e sciupone, centrocampo confuso e poco lucido sia nell'interdizione che nella costruzione, difesa imbarazzante e poco reattiva.

Il girone di andata aveva dato l'impressione di un work in progress che lasciava sperare che la squadra si sarebbe poi ritrovata migliorando l'intesa e l'assimilazione dei nuovi schemi. Invece il girone di ritorno è stata una Waterloo con una involuzione preoccupante, una mentalità degna di una logica da retrocessione, un atteggiamento a dir poco umiliante per la tifoseria.

Il punto è questo: dov'è l'allenatore che prepara in settimana la partita? Chi deve infondere fiducia alla squadra per raggiungere il risultato? Chi deve dare le giuste motivazioni e disporre i singoli nei loro ruoli reali? Sarà pur vero che il primo anno comporti per un allenatore  un inevitabile rodaggio, ma qualcuno provi a spiegarmi perchè il tempo ha giocato a sfavore, perchè i singoli non corrono ma passeggiano, perchè questa squadra non ha fiducia in se stessa e balbetta sempre di più. Si è parlato di crollo delle motivazioni ma questo non è profesionale per l'allenatore ancor prima che per i giocatori e di fatto la squadra è venuta meno in tutti i momenti topici della stagione mostrando un calcio sterile ed impoverito. Il fallimento c'è ed è innegabile e non è solo quantitativo, vale a dire dei risultati, ma soprattutto qualitativo per il calcio espresso in campo.

Alla luce di quanto espresso e non senza sofferenza, affermo che Ancelotti non è l'allenatore giusto per questo Napoli.
Non discuto il valore, il palmares, l'alto profilo, ma ritengo che l'esperienza Sarri abbia dimostrato che talora è più efficace una capocantiere che un ingegnere dal curriculum stellare.
Il Napoli non avrà mai dei Top Players (quelli che Ancelotti è abituato a gestire con successo) e la sua linea aziendale è quella di cercare di valorizzare giovani, farli crescere e fruttare, compito per il quale Ancelotti mi sembra poco adatto. Ho simpatia e stima per Carletto, ma non ne apprezzo la sincerità, politicamente troppo in linea con il volere del Presidente che con il parteur dei giornalisti allineati (e forse a libro paga) ostinano miopia e bugie sull'andamento della squadra. Credo che alla lunga anche la maggiore diplomazia di questo allenatore non giovi al rapporto Società/Tifosi, perchè la credibilità è sì nei risultati, ma anche nella qualità del gioco, quella che sinora sembra mancare.

Non ritengo infatti di sbagliarmi se dico che questo secondo posto sarebbe stato meglio digerito dai tifosi se quantomeno si fossero viste le premesse di un progetto che avanza, di un gruppo motivato e coeso ed una qualità di fondo potenzialmente migliorabile.
Nulla per il momento sembra farlo affiorare.