Se il Napoli avesse vinto a Genk, probabilmente se ne sarebbe parlato di meno o forse non se ne sarebbe parlato affatto. Invece il pari con i Belgi, oltre al rammarico per il mancato successo ha di  fatto  spostato l’attenzione sull’esclusione di Insigne spedito in tribuna da Ancelotti così come era già successo nella precedente partita di campionato con il Brescia. E allora  con la doppia esclusione è scoppiato pure il caso e con lui anche la curiosità di conoscere i motivi che hanno portato a questa esclusione, dato che lo scugnizzo napoletano non è uno qualsiasi, ma è il capitano della squadra azzurra.

In proposito Carlo Ancelotti ha dichiarato di averlo escluso perché negli ultimi giorni si sarebbe allenato poco e lo avrebbe  visto in condizioni fisiche non ottimali.
Sinceramente la spiegazione data dal Tecnico non convince appieno; per carità nessuno mette in dubbio le capacità di Ancelotti, sicuramente uno dei  migliori  tecnici del Panorama calcistico Mondiale, ma la sua spiegazione non regge perché  il capitano della squadra se non è in buone condizioni fisiche non si manda in tribuna ma eventualmente si lascia a casa a riposare. Oppure, così come sta facendo anche la Juve con Chiellini, si lascia in squadra e si porta in panchina. La figura di un capitano ha una valenza particolare che va oltre l’aspetto numerico nel senso che non è solo uno dei calciatori della rosa a disposizione, ma è il calciatore di riferimento della stessa rosa, per cui non può essere trattato alla stregua degli altri componenti.

Poi nel caso di Insigne la situazione è ancora più complessa perché il ragazzo è originario di Frattamaggiore, piccolo comune a nord di Napoli, e  oltre al fatto di essere il capitano rappresenta una certa “napoletanità” , vale a dire che è portatore anche di un certo senso di appartenenza al territorio e a Napoli. Voglio dire che lui in qualche modo rappresenta fisicamente Napoli, ne è una sorta di paladino perché è stato eletto dalla gente che vuole bene alla squadra azzurra e a Napoli; e lo scugnizzo, secondo anche un recondito volere popolare merita un rispetto particolare.

Credo che Ancelotti, nell’occasione, abbia sbagliato non per l’esclusione in sé, perché se come giocatore si trova in uno stato di forma non ottimale, può anche essere escluso e l’Allenatore ha tutto il diritto di farlo; ma come dicevo sopra non si può mandare in tribuna, perché in questo caso non si tratta più di esclusione, ma di semplice punizione. E un capitano non può essere punito pubblicamente, perché in questo modo viene delegittimato  sia in  seno alla squadra  che di fronte alla gente.

Lorenzo Insigne per i tifosi napoletani: è Napoli; rappresenta la città, ne incarna le passioni, i sentimenti, l’estro,  la fantasia e anche quel certo spirito guascone che da sempre alberga nel cuore di un napoletano verace. E allora non si può punire o “calpestare” tutto questo; ma, se anche deve essere fatto o se l’Allenatore ritiene che sia giusto farlo, va fatto nelle segrete stanze.

Certo, anche il fratello di Insigne poteva evitare di pubblicare sui Social quel post poco simpatico (anche se poi rimosso), perché nel fare riferimento alla mancanza di attributi da parte di Ancelotti non ha portato aiuto né a suo fratello né a tutta la situazione.
Forse una maggiore prudenza sia in casa di Ancelotti che in quella di Insigne avrebbe potuto evitare il caso; e soprattutto che deflagrasse e diventasse di dominio pubblico.