E’ stato un Ancelotti molto contrariato quello che ha affrontato la conferenza di presentazione della gara col Salisburgo. Il disappunto era talmente evidente sul suo volto che si percepiva chiaramente anche attraverso la TV. Il motivo di tanta contrarietà  è nato dalla decisione della società Napoli di mandare la squadra in ritiro prima della gara Champions con la formazione austriaca. "Non sono d’accordo con la società": ha detto Ancelotti; e avrebbe voluto dire non sono d’accordo con De Laurentiis. Ma, dall’alto della sua signorilità, non l’ha pronunciato. Ormai le strade hanno cominciato a dividersi; mi riferisco al rapporto fra il tecnico e il presidente. E’ un rapporto che è entrato in crisi da qualche tempo e che si è acuito con il caso Insigne; anche se nell’occasione ADL "volle" precisare che avrebbe voluto tenere Ancelotti per almeno dieci anni.

In realtà il numero uno azzurro non è molto contento del buon Carletto; i motivi sono diversi, ma tutti legati al mercato. Ricorderete: Lozano? Lo ha voluto Ancelotti. Llorente? Lo ha voluto Ancelotti; e via di questo passo. Poi dopo le incomprensioni sul mercato, sono seguite una serie di esternazioni dello stesso De Laurentiis che hanno riguardato prima la disputa col comune di Napoli per la manutenzione del San Paolo (che si è conclusa solo recentemente col rinnovo decennale della Convenzione d'uso dello stadio). Quindi ha fatto seguito la querelle con Allan e Mertens legata al rinnovo del contratto (entrambi in scadenza nel 2020). Poi  il caso Insigne, che forse è stato quello che ha fatto più rumore a livello mediatico, e ora, l’ultima della serie: la decisione del ritiro "punitivo" prima della gara Champions col Salisburgo. Punitivo perché non concordato con Ancelotti; non solo, ma che mette il tecnico in una posizione di disagio nei confonti della squadra. Lo depotenzia, gli fa perdere stima e credibilità verso i giocatori. E nello stesso tempo è una decisione  con la quale De Laurentiis scarica la responsabilità del momento poco favorevole sulla squadra e sull'allenatore. E indirettamente si tratta di un messaggio chiaro ai tifosi, come a dire: guardate che la colpa dei cattivi risultati in campionato è tutta dei giocatori e del tecnico, e la società non c'entra niente.

Non è la prima volta che succede; nel senso che De Laurentiis, nel corso della sua ormai lunga presidenza al timone del Napoli, in più di un’occasione si è reso protagonista di "sparate" che hanno avuto sempre lo scopo di addossare ad altri certe responsabilità legate alla vita e all'andamento del club da lui presieduto. Ma in questa occasione ha ragione il presidente o Ancelotti? Credo che abbiano ragione entrambi. Il tecnico ha ragione nel  lamentarsi per il ritiro imposto dalla società, perché non è stato concordato con lui, che è il responsabile della squadra. E il presidente ha la sua ragione nel prendersela con la squadra nel suo insieme, per un inizio di campionato a dir poco fallimentare che ne ha già compromesso l’intera stagione. Perché se si guarda in faccia alla realtà ci si accorge che il Napoli si trova a undici punti dalla vetta e  al settimo posto in classifica, e in pratica è fuori dall'Europa. Per cui con il campionato ormai irrimediabilmente compromesso appare inevitabile che la società si possa fare delle domande che in qualche modo possano chiamare in causa proprio il responsabile della squadra Carlo Ancelotti.

E qui il discorso si fa serio, perché il rendimento del Napoli in campionato è al di fuori di ogni più fosca previsione; lo dicono i numeri: 5 vittorie, 3 pareggi e ben 3 sconfitte in sole 11 partite. Una enormità per una squadra che ad inizio d’anno veniva indicata da tutti gli addetti ai lavori come la più seria antagonista della Juve nella lotta per lo scudetto. Non solo, ma altri numeri rivelano che il Napoli ha segnato fino ad ora 21 reti (4° attacco)  e ne ha subite ben 15 (9° difesa). Un’esagerazione, soprattutto se vista dalla parte di una squadra con l’ambizione di lottare per lo scudetto, come aveva apertamente dichiarato durante il ritiro lo stesso Ancelotti. Infatti l’esperienza degli ultimi anni, quella degli otto scudetti consecutivi della Juve, ci insegna che di solito vince il tricolore la squadra che dispone della difesa più forte del campionato.

E allora, che cosa non ha funzionato? Perché il Napoli ha subito tanti goal? Come mai Ancelotti che unanimamente viene riconosciuto come uno dei migliori cinque tecnici al Mondo non è riuscito a plasmare una squadra forte anche sul piano difensivo, nonostante avesse a disposizione Koulibaly e Manolas, da tutti o quasi riconosciuta come la coppia più forte del campionato? Provo a dare una semplice spiegazione; credo che Ancelotti si sia fatto prendere la mano, proprio perché aveva a disposizione probabilmente i due centrali più forti della serie A, e abbia costruito una squadra iperoffensiva, con il suo 4-2-3-1, sicuro che con quei due difensori dietro nessuno avrebbe avuto la possibilità di andare a rete. Evidentemente il tecnico si è fidato troppo del suo intuito e non ha considerato ad esempio che Koulibaly poteva tornare dalla Coppa D'Africa in condizioni fisiche precarie e che si sarebbe rivelato proprio uno degli anelli deboli della squadra.

Ma oltre a non aver previsto la scarsa forma di Koulibaly, forse Ancelotti si è fatto prendere la mano anche dal turnover; probabilmente esagerando nel numero dei giocatori che ha finito per alternare nel corso delle partite. Tutto questo si è rivelato una sorta di boomerang  per la squadra, nel senso che non ha favorito la ricerca di una sua identità precisa, e ha inciso negativamente sul suo rendimento. Per cui come ha anche sottolineato Ancelotti nel corso della conferenza, questa partita col Salisburgo arriva a puntino perché in Champions la squadra fino a questo momento ha fatto bene; e a questo punto è proprio il cammino nella massima competizione europea che può salvare la stagione del Napoli. E il primo tassello può essere messo proprio contro la formazione austriaca, perché in caso di vittoria  si salirebbe a quota 10 punti in classifica, e il passaggio agli ottavi di fnale sarebbe praticamente già assicurato; poi da primi o secondi nel girone si vedrà in seguito, soprattutto dopo la sfida all'Old Trafford contro il Liverpool.

Credo che il cammino del Napoli in Champions possa essere lungo, perché la squadra sembra più attrezzata per la competizione europea, dove quasi sempre bisogna dare il massimo in una singola partita; a diferrenza del campionato dove per forza di cose serve una costanza e una regolarità di rendimento che la squadra (come i numeri stanno ad indicare), dimostra di non possedere. Ma sono altrettanto convinto che il matrimonio ADL-Ancelotti sia destinato a concludersi con ogni probabilità entro il prossimo anno; e quanto meno, molto prima dei dieci anni evocati dal presidente.