Isola Tiberina - Roma 
Un po' di leggenda e un po' di storia mischiate tra loro ci riportano al VI Sec. a.C quando i cittadini romani dopo la mietitura del grano nelle  campagne limitrofe al centro città, attualmente occupate dal quartiere Campo Marzio di Roma, allora di proprietà del re Tarquinio il Superbo, avrebbero gettato nel Tevere nel pieno di una sommossa sollevata dal popolo per indirne la cacciata una enormità di covoni mietuti che sarebbero stata la causa all'origine della formazione della piccola e ridente Isola Tiberina tra le anse del biondo fiume Tevere.

Ero andato per la prima volta all'Isola Tiberina all'età di 7-8 anni accompagnato da mamma Ofelia, la mia mano tremante stringeva fortemente la sua calda e ferma, mentre varcavamo l'uscio dell'ambulatorio di otorinolaringoiatria dell'Ospedale Fatebenefratelli, storico edificio dell'isola fondato da Giuseppe Soriano nel 1571 allora chiamato San Giovanni Calabita dal nome dell'omonima Chiesa con annesso monastero dell'attigua Piazza di Pietra sempre da lui acquistata solo pochi anni dopo. Soffrivo di asma bronchiale e quella stanza di colore verde, dove per interi mesi sono stato sottoposto ad inalazioni, è stata preda di convulsi sogni notturni che mi hanno fatto risentire nel corso degli anni quel penetrante e soffocante odore di pennicellina velato da una indecifrabile mistura di erbe, fu per me una fastidiosa tortura seppur, dopo tante tribolazioni, un benefico sollievo che permise al mio fisico di respirare molto meglio anche grazie all'uso costante di uno sciroppo calmante della tosse schizzosa e venduto solo dalla Farmacia del Fatebenefratelli, la stessa dove molti anni dopo verrà girata la scena dell'iconico film "Febbre da cavallo" dove un giovane Enrico Montesano nei panni de "er pomata" riuscirà a riciclare in denaro alcuni farmaci mai acquistati ma trafugati da un corrotto infermiere di turno all'ospedale spacciando al titolare della farmacia "Magalini" la morte del proprio nonno.
Ma da bambino qual ero, l'unico sollievo di quell'angoscia lo avevo soltanto nel prendere l'autobus, l'allora linea 23, per altro tuttora esistente, che dal quartiere San Paolo, nostra residenza, ci conduceva alla fermata di Piazza Monte Savello proprio a due passi dall'Isola e dall'ospedale.
L'autobus aveva il capolinea di fronte alla Basilica San Paolo ed essendo la vettura vuota io mi accomodavo sempre in un sedile posto di squadro rispetto al conducente ed ero molto attratto dalla sua guida... dalle spie luminose sul cruscotto... dalle smanazzate che operava sulle leve dei cambi...dalle giravolte dell'enorme volante... e poi alle fermate azionava un paio di leve che accompagnate dal rumore della scarica di aria compressa aprivano e richiudevano le porte... insomma per me, allora, quel tragitto sul bus equivaleva praticamente ad un giro in giostra e quando giungevamo a destinazione era sempre mamma a ricordarmi, con la sua immancabile rivista Grand Hotel in mano, e con la vettura che nel frattempo si era gremita di persone, che la prossima fermata sarebbe stata la nostra.

Verso la metà degli anni '80, quando lavoravo in qualità di tecnico in un'azienda del settore telefonico, fui invitato ad una cena di lavoro e l'appuntamento venne fissato per le ore 20 in Piazza di Pietra all'Isola Tiberina di fronte al Ristorante Pizzeria della Sora Lella. Tornavo così dopo tanti anni a riattraversare quel ponticello sull'Isola Tiberina sul quale da bambino avevo lasciato... una specie di solco. 
A quei tempi, quel grazioso locale gestito da Elena Fabrizi, la sorella del comico Aldo, meglio nota come Sora Lella detta anche "Core de Roma!" non c'era. Mangiammo benissimo e lei, con una parannanza bianca ed un nastro ferma capelli ogni tanto usciva dalla cucina e passava per i tavoli chiedendo ai clienti con quelle battute romanesche che l'hanno resa celebre nel film Bianco Rosso e Verdone del 1981 e ricevendo unanimemente applausi e consensi per la manifattura deliziosa dei suoi piatti.
Io, da amante della pizza quale sono, ricordo di aver mangiato una delle migliori "pizze quattro stagioni" e per dessert un dolce della casa fatto espressamente con una sua ricetta. 

Gran donna, grande cuoca... ed infine... gran cassiera! 
Al momento di pagare... si tolse la parannanza e si accomodò alla cassa... e dopo aver pagato il conto, il nostro Amministratore chiese un bicchierino di digestivo per tutti i commensali... e la buona Sora Lella giro' la comanda in cucina aggiungendo un suo filmografico virgolettato: '...anvedi 'sti furbacchioni... prima pagheno... e poi vojeno pure er bicchierino!!... Ma che li possino...!!"

Grazie Sora Lella, sei er core, er mejo de tutta Roma tua!!
Ti vorremo sempre bene!!

Massimo 48 Amarcord