"Maledizione comandante!!.. Ho attivato il gruppo emergenza anti black out... ma ci sono una marea di allarmi accesi... ed ora!!...ma...ma.. che cos'è questo rumore stridente?!?...".

Era la voce del tecnico strumentista Erwin Tumiri, uno dei sei superstiti del Volo Lamia CP2933 della compagnia charter boliviana proprietaria dell'aeromobile un British Aerospace 146 quadrigetto di fabbricazione britannica, decollato dall'aeroporto di Santa Cruz de la Sierra in Bolivia per raggiungere sette ore dopo l'aeroporto di José Maria Cordoba di Medellin dove la squadra del Chapecoense proveniente da Chapeco, città di 220.000 abitanti nello stato di Santa Caterina in Brasile avrebbe dovuto affrontare il giorno appresso la partita di andata della finale di Copa Sudamericana (l'equivalente della nostra Champions League) contro l'Atletico Nacional de Medellin, il club più rappresentativo della Colombia essendosi aggiudicato ben 16 campionati, 9 trofei nazionali e 5 internazionali, mentre il modesto Chapecoense (squadra fondata nel 1973 dal Presidente Gilson Sbeghen) promossa nella serie A del Campeonado Brasileiro da sole due stagioni vanta nel suo Palmares soltanto 7 titoli del Campionato Catarinense. Ma è una squadra volutamente costruita a basso costo senza alcun nome di grido. Nella sua rosa spicca il centrocampista Clebar Santana che militò nelle fila dell'Atletico Madrid nel 2009/10.

La sfortuna volle che in quella data infausta, della quale ricorre proprio oggi 28 novembre il quinto anniversario, si manifestasse a soli 40 km dall'arrivo a Medellin quando il comandante pilota chiese autorizzazione a compiere uno scalo tecnico, causa avaria per presunti problemi elettrici, presso l'aeroporto di Rio Negro nella cittadina di La Ceja, un centro di 52.000 abitanti a Est della capitale colombiana ed a 2.200 mt. di altitudine.  La sfortuna e la jella sono purtroppo parenti strettissime e la riparazione del guasto in uno scalo tecnico di modeste capacità si rilevò come l'aver gonfiato una camera d'aria forata senza sostituirla... e siccome il depannage bloccò a terra l'aeromobile per oltre tre ore il comandante pilota Miguel Quiroga (8.500 ore di volo) si fido' della strumentazione indicante una stima riserva carburante approssimativamente attorno ai 25/30 minuti di volo ed essendo già le 22 locali, per evitare il divieto di atterraggio dettato dalla chiusura notturna dell'aeroporto di Medellin, decise scriteratiamente di non perdere un'altra mezz'ora per imbarcare cherosene ma di ripartire immediatamente nonostante le pessime condizioni meteorologiche.    Il clima avverso di quella mezz'ora fu probabilmente una tragica concausa, che purtroppo condusse il Jumbolino (così era denominato l'aeromobile dagli addetti all'avionica) ad avere uno sforzo maggiore nel prendere quota per poi fare subito i conti con un maggior consumo di carburante e di lì a breve... il volo charter verrà a perdere la sua portanza ed ahimè!... anche la sua esistenza con la tragica scomparsa di 71 vite umane.

"C...o!!!... Si è spento anche il quarto motore... Erwin!!!... Prestooo!!! Erwin!!! Chiama la torre di controllo!!!... Aeroporto José Maria Cordoba!...mi sentite??...qui il volo CP2933 Myday Myday !!!.....Siamo senza elettricità e senza carburante...". "Volo  CP2933 siete a 9 miglia dalla pista di atterraggio la 260 è libera... vi aspettiamo!!... abbiamo predisposto lo stato di allarme....ma rispondete...volo CP2933 ?!?...non vi sentiamo più!!...siete scomparsi anche dal radar!!.. Volo CP2933... Gesu'!!.... Gesù!!...mi sentite?!?".                                      Avendo perso la spinta dei quattro turboreattori il Jumbolino (con quello stesso aereo aveva volato recentemente la squadra della Nazionale Argentina) stava tragicamente scendendo, come un ascensore con le corde tranciate, verso il suolo ad una velocità superiore ai 600 km/h e per giunta la completa assenza di combustibile aveva in pochi minuti disabilitato i circuiti ridondanti di sicurezza ed emergenza dell'aeromobile (danno probabilmente acuito dalla farraginosa riparazione di poco prima a Rio Negro) e di conseguenza le manovre dalla cloche e dalla pedaliera nel cockpit data la mancanza di energia elettrica risultavano tragicamente inefficaci ed il comandante non poté neppure accendere i fari per cercare una radura od un pendio più tenue tra quei rocciosi monti al fine di tentare un disperato atterraggio di fortuna.....e nella fusoliera scoppiò in pochi secondi un inferno dantesco... dagli oblò il buio più assoluto... molti tra i giocatori compresero di vivere gli ultimi secondi della propria vita... stavano inconsciamente giocando la loro ultima partita... e disperatamente si attaccarono ai telefonini per scrivere un estremo  SMS... alla propria compagna... o alla mamma... o ad un qualsiasi congiunto... altri si erano abbracciati cercando nella forza energica di quel vincolo... di non vedere... di non sentire il dolore... l'odore... il colore della morte! Poi un tonfo di pancia... un primo rimbalzo... e poi un secondo... ed un terzo... ed un altro ancora... devastante... mostruoso... ed una grandinata di lamiere... di rocce... di sassi... e di membra umane...e poi il gelo più totale... con l'acre odore del sangue sparso in una bolgia infinita di rottami... con qualche smartphone ancora acceso con le ultime mozzate righe scritte... e come nella magica notte del Presepe dalla coda dell'aereo, la parte miracolosamente rimasta parzialmente sana si avvertono alcune voci lontane... flebili... lacerate... imploranti: "Ayudar!...ayudar!!...ayudar!!"

Passarono tre lunghe ore prima che i soccorsi raggiungessero via terra il relitto. Le avverse condizioni metereologiche impedirono il decollo agli elicotteri. Ai primi soccorritori arrivati sull'impervio luogo dell'impatto (Cerro Bordo) apparve con l'aiuto delle fotoelettriche, una scena semplicemente apocalittica e raccapricciante. Il quadrireattore Bae 146 Jumbolino si era schiantato tra le montagne a ridosso della capitale colombiana. E quel fatale incidente ebbe origine nel tragico errore commesso dal comandante pilota Miguel Quiroga, che decise di non fare rifornimento all'aeroporto di RioNegro per poter arrivare all'aeroporto di destinazione prima della mezzanotte, ora della chiusura dello scalo di Medellin.  Una scelta rivelatasi purtroppo scellerata!  Forse quella imponderata decisione venne motivata dall'ardore sportivo dello stesso comandante rivolto a quegli atleti che meno di 24 h dopo avrebbero affrontato il primo match della finale della Coppa Sudamericana. E dunque probabilmente una leggerezza che assommata all'eccesso di confidenza dovuta all'esperienza maturata nelle sue 8500 ore di volo in gran parte lavorate nel cockpit del Jumbolino, famoso per la sua silenziosità, ma nemico delle fatturazioni deposte sulle scrivanie dell'ufficio acquisti delle aviolinee di sua proprietà. Il quadrireattore Bae 146 da 100 posti consuma più di un moderno AirBus da 200 posti. A causa delle vigenti leggi antinquinamento la sua produzione cessò nel 2003 con circa 400 esemplari costruiti dei quali 2/3 ancora circolanti. E dunque si trattò semplicemente di una errata valutazione della riserva del carburante, un po' come nella nostra auto quando si ignora a lungo la spia gialla accesa... ma con la sottile differenza di fare qualche centinaio di metri con una tanica in mano... mentre in questa tragica fatalità è scomparsa quasi totalmente la giovane squadra del Chapecoense.

E così quella imperdonabile negligenza portò nella notte del 28 Novembre 2016 alla scomparsa di 71 vite, fatto salvi 6 passeggeri tutti rinvenuti tra i rottami della carlinga di coda: il giornalista Rafael Hanzel ( l'unico sopravvissuto dei 22 reporter al seguito che malauguratamente troverà la morte lo scorso anno a causa di un infarto nel corso di una partita a calcetto con alcuni colleghi), la hostess Ximena Suarez ed il tecnico di volo Herwin Tumiri. E furono soltanto 3 i calciatori che sopravvissero in quello schianto di tutta la squadra Biancoverde del Chapecoense a toccante ricordo dell'inconsolabile perdita della tragedia del grande Torino, il cui aereo impattò sulla collina di Superga nel lontano Maggio 1949. Il difensore Zampieri Neto, oggi ha 36 anni. Il secondo portiere Jackson Fullmann, oggi 29 anni, al quale venne  amputata una gamba ed il Capitano del Chapecoense, Alan Ruschel, difensore oggi 32enne, l'unico Capitano al mondo che ha potuto alzare al cielo 2 Coppe, la Coppa Sudamericana che la Federazione assegno' alla memoria dei deceduti al Chapecoense ed un'altra Coppa, e questa volta con tutti i suoi nuovi e vegeti compagni del Chapecoense, la squadra era retrocessa in questi anni in serie B, ed il miracolato Capitano, dopo una lunga riabilitazione dovuta ad un doppio intervento alla spina dorsale, non solo è riuscito a tornare a giocare a buoni livelli ma ha potuto gioire alzando al cielo lo scorso 30 gennaio la Coppa Brasileiro Serie B avendo con la vittoria per 3 a 1 sul Confianca conquistato il ritorno nella massima seria brasiliana esattamente come era accaduto cinque anni prima...!!!

La foto di Alan Ruschel che solleva la Coppa al cielo ha fatto il giro del mondo... e sembrerebbe che in quel momento di estasi stesse cantando una celebre canzone di Nancy Sinatra: "You only leave twice "... colonna sonora del mitico 007James Bond "Si vive solo due volte! " Cantato da te... Alan!!..unico Capitano al mondo ad esser vissuto due volte, crediamo proprio... che sia vero!!

Un caro abbraccio.  

                    Massimo 48 Amarcord