Un pochino come le teste del duce dopo la liberazione o le statue di Lenin dopo l'inzio del processo di unificazione fra le due Germanie.

Va in soffitta un altro simbolo della vecchia Inter, quella di Moratti ovvero il suo inno più amato nato per sottolineare quella che è sempre stata la follia, ma anche il tremendismo dell'Inter, storicamente parlando, anche ai tempi di Herrera, cioè l'essere in difficoltà magari per 70 minuti, per poi nel giro di 10 mettere a segno tre gol.

Pazza Inter fu composto da Rosita Celentano, figlia di un certo Adriano tifoso nerazzurro, che non ne sarà molto contento, nel 2003 per volere di Moratti e cantato dai giocatori fra cui Zanetti, Cannavaro, Recoba ecc.

Venne cantato anche il giorno in cui a San siro si celebrò il triplete nel lontano 2010.

Tutti giurano che la decisione sia della società e non di Conte, che pure fin da subito aveva fatto notare che quell'inno non gli andava giù... Qualche maligno dice che lo vorrebbe sostituire con un "Inter storia di un grande amore".

Quello che preme è comunque sottolineare come sull'altare delle vittoria si stia compiendo, quale sacrificio, la progressiva deinterizzazione della compagine nerazzurra e la progressiva adozione di uno stile più sabaudo che ben si sposa con l'efficienza ed il modo di fare austero dei cinesi e del presidente Zhang.

La decisione sull'inno come paradigma del nuovo corso che ha portato ad esempio a mandar via le teste calde o presunte tali, ovvero quei giocatori, che storicamente hanno sempre fatto parte dell'Inter, dotati di grande talento ma anche scapestrati.

In una sola estate mercatara sono partiti Nainggolan e Perisic e tutti conosciamo la vicenda Icardi.

Chissà se con questa proprietà ed il duo Conte-Marotta sarebbero arrivati o restati in nerazzurro giocatori come Recoba, Djorkaeff... Adriano l'imperatore, Mario Balotelli o Nicola Berti o Felice Centofanti...

A quando il bianco al posto dell'azzurro sulle maglie? Qualcuno inizia a chiedersi...

Se si vince nessun problema, ma se non si vince c'è sempre il rischio poi di alienarsi una parte anche grossa della tifoseria che va allo stadio...

Queste operazioni di trapiantare una mentalità da una parte all'altra non sempre funzionano.

Lo Juventino di mentalità è abituato da sempre a vedere una squadra che gioca prevalentemente sulla forza fisica, la grinta, la tenacia, che lotta come e più di una provinciale, segna uno o due gol poi chiude i battenti in difesa e ci vediamo domenica prossima... il tutto per il risultato e concedendo il meno possibile allo spettacolo che costa dispendio di energie vitali per il prossimo impegno.

Da juventino, ad esempio, faccio difficoltà a capire il gioco tutto palla a terra di Sarri con pure i cross bassi!

la Juventus di media ha giocatori 10 centimetri più alti degli altri oltre che grossi, CROSSA ALTO NO?

Nella mentalità Juve non esiste tener fuori un giocatore arcigno e dominante fisicamente come De Ligt o come Bonucci: si prende quello più giovane e veloce lo si mette terzino destro che intanto lì non passa più nessuno e poi lo si manda a saltare di testa sugli angoli e pure qualche volta sui cross e poco importa se non spinge...

Tornando all'Inter si può fare lo stesso discorso... gli interisti sono abituati a grandi giocatori e grandi giocate individuali ed hanno avuto e amato giocatori magari pazzi, ma anche imprevedibili e capaci di gol memorabili tipo la rovesciata di Djorkaeff, contro la Roma che era su tutte le foto dell'epoca.

Boh, Marotta-Conte all'Inter mi sembrano come quando negli anni '90 la Honda propose alla Ferrari i suoi motori per la F1 e la richiesta venne gentilmente respinta...