Come non tutto oro è ciò che luccica, anche una semplice roccia in apparenza priva di valore può rivelarsi preziosa come una pepita: un esempio è sicuramente il valore aggiunto che risiede in un gruppo capace di elevarsi oltre le aspettative, di superare i limiti imposti dal pregiudizio altrui. "Sono scarsi" dicevano, eppure non ne conoscevano il potenziale inespresso, non avevano idea di quanta energia nascondessero nei loro cuori e nelle loro gambe, con la voglia matta di stupire le platee di tutta l’Europa.

Inizia come nella carriera di un videogioco il cammino del Wolfsberger del tecnico Gerhard Struber, con il biglietto d'ingresso per l'Europa League in bella vista, e la consapevolezza di non avere nulla da perdere in un girone d'acciaio come quello scaturito dal sorteggio. Infatti la sorte parla chiaro: Roma, Borussia Monchengladbach e Basaksehir le avversarie da fronteggiare, tre formazioni dalla forte ambizione internazionale, che inoltre provengono da campionati nettamente superiori al livello di quello austriaco. Il calendario sembra dunque essere l'itinerario di un gita all'interno di Germania, Italia e Turchia, un suggestivo viaggio da cui ricavarne disparate cartoline da inviare agli amici: così sembrava vederla il panorama calcistico fino all’esordio del 19 settembre, quando forse la gente ha cominciato ad aprire gli occhi su quello che aveva davanti. Allo stadio Borussia Park di Monchengladbach scendono in campo due formazioni dalle ambizioni in ottica europea notevolmente diverse, o almeno in apparenza: i tedeschi sono reduci da una stagione in cui hanno messo in risalto le proprie qualità tecniche individuali e di squadra, vantando nella propria rosa calciatori importanti come l'attaccante francese Alassane Plea, o il portiere della Nazionale svizzera Yann Sommer. Dall'altra parte il Wolfsberger, partito da una cittadina di circa 25 mila abitanti situata in Carinzia, non sembra destare particolare interesse per quanto riguarda nessuno degli 11 nomi scesi in campo: il più rappresentativo, un attaccante israeliano di nome Shon Weissman ha una valutazione di solo un milione di euro, un microbo in confronto alle stime in capo ai padroni di casa. Tanto per dare un'ulteriore idea della clamorosa differenza tra le due società messe a confronto, quella del Wolfsberger rappresenta solo il 4,3% del valore economico complessivo del club avversario, un abisso incredibile che almeno sulla carta non lascerebbe spazio ad alcuna sorpresa sul terreno di gioco. Eppure quello che accade all’interno del Borussia Park è totalmente contrario alle previsioni, come se il mondo per un attimo avesse deciso di invertire il suo asse e ruotare in verso opposto: la piccola formazione austriaca mette a segno non uno, non due, neanche tre, ma quattro reti a dispetto del nulla concretizzato dai rivali tedeschi, con il risultato finale che sa di nuova pagina di storia del calcio, con l'impresa degli ospiti che si presenta al pubblico come un'autentica disfatta per i padroni di casa. Protagonisti assoluti del match sono il centravanti Weissman, autore del primo goal dei suoi con un’azione forse un po' fortuita, ma che evidenzia la grande voglia di quest’ultimo di essere leader del reparto offensivo. Al pari dell'attaccane numero 9 si scrivono i nomi di Ritzmaier e Leitgeb, due centrocampisti di nazionalità austriaca praticamente sconosciuti prima di allora: il primo gioca una partita dall'intensità straordinaria, correndo letteralmente per due dall'inizio alla fine, per lui il goal ha il sapore di un premio alla prestazione; il secondo mostra una personalità davvero fuori dal comune, facendosi trovare sempre pronto nel posto giusto e nel momento giusto per colpire ed affondare il Borussia, realizzando una doppietta, che forse neanche lui stesso si sarebbe mai sognato di compiere in uno stadio così prestigioso.

Ma non sono di certo le individualità a rendere micidiale questa formazione dalle modeste proporzioni economiche, bensì un'incredibile capacità di compattarsi e scendere in campo come un unico organismo autonomo, in grado di colpire con la forza di undici uomini messi insieme: nel successivo incontro di Europa League questa squadra ha dato prova che il successo in terra tedesca non sia nato dal caso, mettendo in difficoltà anche la Roma del tecnico Paulo Fonseca per buona parte del match, portando a casa un punto preziosissimo in chiave qualificazione. Gli austriaci dopo essere passati in svantaggio in seguito alla fortunosa rete di Leonardo Spinazzola non si sono mai persi d’animo e sono cresciuti minuto dopo minuto a differenza di un atteggiamento un po' remissivo degli avversari giallorossi, orfani di leader assoluti come Dzeko e Kolarov: infatti il pareggio sembra quasi una formalità ed arriva nel secondo tempo con una bordata pazzesca del trequartista classe 1985 Michael Liendl, la quale si insacca alle spalle di un incolpevole Mirante. Quanta strada possano percorrere questi ragazzi nel loro cammino europeo è una domanda alla quale solo il futuro potrà rispondere, ma per il momento i presupposti per divertirsi ci sono eccome. "Scarsi" li definivano solo poche settimane fa, ma adesso la cenerentola del gruppo J è pronta a togliersi altre soddisfazioni, alla faccia di chi la considerava solo ai fini statistici.