La stagione che il Napoli si appresta a cominciare porterà con sé, oggi più che mai, una componente di curiosità. Sono ormai diverse stagioni che la società partenopea è abituata stare nelle parti alte di classifica, ma l'era Sarri aveva portato gli azzurri molto vicini alla parola scudetto poi svanito in un hotel di Firenze prima della gara contro la Fiorentina, a detta del tecnico ora al Chelsea.

Un filotto di partite con il comune denominatore del marchio che ha caratterizzato il triennio del tecnico, ovvero baricentro alto, possesso palla ad altissima velocità con binari di destra e sinistra perfettamente sincronizzati nei movimenti di taglio e ricerca del terzo uomo. Un ossessione quasi vincente quella dell'ex tecnico napoletano che, però, ha ritenuto il suo ciclo finito al termine della scorsa stagione nella quale avrebbe punzecchiato il suo presidente sull'impossibilità di ottenere un piazzamento migliore con la rosa attualmente a disposizione.

Si può essere a favore o contro Sarri in queste sue private osservazioni (poi rese pubbliche dal suo ex presidente) ma oggettivamente quanti hanno la certezza del reale valore di tutti i componenti della rosa della passata stagione? De Laurentiis, a mio parere, aveva allestito un parco giocatori di tutto rispetto ma è stato il suo ex tecnico a non valorizzarlo al massimo. O meglio, ha ritenuto solo 13-14 giocatori capaci di mettere in atto il suo credo calcistico, svalutandone l'operato di chi si è allenato quotidianamente ai suoi ordini. 

Da un Maksimovic mai utilizzato, al giovane Diawara usato per lunghi tratti per poi sparire dai radar fino a tre giornate dalla fine, passando per la qualità di Rog e alla sistematica inefficenza di Hamsik per più di 60 minuti a partita. Se pur vero che il detto ''squadra che vince non si cambia'' degli anni '80 aveva modo di esistere, è altrettanto vero che oggi le partite sono quasi sessanta a stagione. 

Quindi personalmente ho trovato geniale l'idea di De Laurentiis di affidarsi in primis a qualcuno di capace di valorizzare al massimo un'ottima rosa. La scelta di Ancelotti in tal senso è perfetta. Un uomo di calcio, vincente e soprattutto capace di entrare nella testa dei giocatori. Se gente come Ibrahomovic, Cristiano Ronaldo, Sergio Ramos, Maldini, Pirlo (che ha deciso di iniziare la carriera proprio nelle stesse vesti di Carletto 25 anni orsono come vice di Arrigo Sacchi nella Nazionale) lo vedono come un modello da seguire il motivo è nell'empatia che si è subito creata.

Ancelotti porterà a Napoli grandi benefici. Sarà un Napoli più conscio delle proprie armi a disposizione. Una squadra compatta dove 25 giocatori si sentiranno titolari e attori protagonisti. Dove tutti gli elementi avranno il senso della duttilità nelle proprie peculiarità. I vari Verdi, Mertens, Insigne, Callejon, Hamsik, Milik, solo per citarne qualcuno dalla metà campo in su, sapranno giocare in differenti modi, moduli e situazioni.

Ancelotti troverà il vestito giusto partita per partita togliendo certezze agli avversari, alimentandone sui propri giocatori. Sarà un Napoli camaleontico, così com'era il suo Milan vincitore di tutto. Con una difesa a 4 ma un concentrato di qualità dal centrocampo in su senza grossi punti di riferimento per gli avversari. Con una, due o tre trequartisti e con un perno di qualità che giochi senza l'assillo della palla di prima. 

Per qualcuno può essere definitivo un gioco più 'normale' nella quale Ancelotti assumerà le vesti del 'normalizzatore'. Ma considerando che l'obiettivo del tecnico sarà quello di far conoscere le tantissime variabili di gioco, in virtù delle propria grande esperienza, responsabilizzando ogni singolo elemento in più zone di campo e rendendolo calciatore completo e pensante a 360°, credo che l'etichetta di 'normalizzatore' non sia tra le più indicate e sapienti da attribuire al tecnico di Reggiolo.