ATTENZIONE: in questo... qualunque cosa esso sia (non chiamatelo articolo per rispetto di chi scrive seriamente) si parlerà di Inter, Fair Play Finanzario, UEFA, e Settlement Agreement, senza chiedere a Suning di spendere 400 fantastiliardi solo per rispondere a chi, in queste ore, ha praticamente preso tale Paquetà per la modica cifra di 35 milioni di euro, che va bene l’inflazione ma son comunque bei soldi.

Fatta la doverosa premessa, necessaria per spegnere gli entusiasmi e, perché no, invogliare i #suningout a fare qualcosa che per loro può risultare più costruttivo, passiamo ad analizzare, per quel poco (se non niente) che il diretto interessato sa, la situazione finanziaria dell’Inter.

L’Inter ha chiuso il bilancio 2017/2018 con un passivo di 17 milioni circa, non conteggiati comunque ai fini del FPF, per il quale (per il secondo anno di fila) i nerazzurri hanno raggiunto il pareggio di bilancio. Già, perché già nella stagione 16/17 Suning è riuscita nell’impresa di annullare le perdite della Beneamata, certamente col supporto di autosponsorizzazioni (quella del Centro Sportivo di Appiano Gentile che frutta 15 milioni a stagione e quella delle maglie di allenamento, che portano in cassa 3 milioni di euro) e aiuti da aziende vicine a Zhang (FullShare, iMedia e Donkey Mother), sforando però soltanto nelle quote di ammortamento, troppo alte anche a causa delle folle spese per Joao Mario e Gabriel Barbosa (con valori delle quote di ammortamento di rispettivamente 9 e 6 milioni circa). Da questo punto di vista, l’Inter è riuscita a contenerle nella stagione successiva grazie anche ai rinnovi di alcuni giocatori (apparentemente insensati come quelli di Eder e Handanovic) ma utili proprio allo scopo di spalmare su più anni il loro “peso” a bilancio.

Detto questo, il club nerazzurro, per l’estate 2019, oltre ad uscire dal Settlement Agreement, potrebbe trovare nuove risorse anche dalla partecipazione alla Champions 2019/2020, oltre che dalla partecipazione di questa stagione alla competizione europea più importante. Perché l’Inter nelle prime 2 giornate ha incassato oltre i 45 milioni di euro (botteghino escluso) e, una qualificazione agli ottavi di Champions potrebbe portare, stavolta includendo gli incassi da stadio, gli introiti a una cifra prossima ai 70 milioni (considerando almeno altri 4 punti nel girone che frutterebbero 3.6 milioni più 9.5 per la qualificazione agli ottavi e una dozzina per le 4 partite casalinghe a voler stare bassi). Una ventina in più di quelli preventivati (ragionando sulla sola partecipazione ai gironi) che ovviamente potrebbero essere investiti a gennaio (magari riscattando già uno tra Politano, Vrsaljko e Keita per non appensantire troppo il bilancio futuro) o nell’estate 2019. Insomma, se il fatturato caratteristico della stagione precedente è arrivato a 284 milioni (arriverà probabilmente a 330 con le plusvalenze), quello della stagione in corso dovrebbe superare i 340 (considerando la decina di milioni in più che arriveranno da Nike e Pirelli) senza contare eventuali cessioni. Fatte queste considerazioni sui ricavi, chiaramente c’è da tenere in considerazione che aumentano i costi, in particolare il monte ingaggi, e soprattutto che la parola d’ordine in casa nerazzurra è autofinanziamento, come detto da Antonello già un po’ di tempo fa. L’Inter uscendo dal Settlement, inoltre, entrerà nel “normale” regime di FPF, nel quale avrà la possibilità di accumulare un passivo massimo di 30 milioni in 3 anni. Servirà quindi attenzione e, non a caso, Ausilio ha parlato sì di qualità ma anche di parametri zero sotto osservazione, perché il mercato dell’Inter andrà di pari passo con la crescita del fatturato e fino a quando questo non sarà del livello delle big europee, i nerazzurri continueranno ad investire, migliorare la rosa (almeno sulla carta, perché poi parla il campo…) ma con raziocinio, senza andar dietro a sogni come Modric (a meno che davvero il croato non riesca a liberarsi ad una cifra bassa e con ingaggio non elevatissimo, anche perché l'anno prossimo spegnerà le 34 candeline...), ma restando coi piedi ben saldi a terra puntando su profili più giovani e comunque meno costosi.

Certamente l'obiettivo sarà aumentare il tasso tecnico ma farlo step-by-step, d'altronde anche la Juventus prima di Cristiano Ronaldo è dovuta passare (tra gli altri) per Anelka, Vucinic, poi Tevez, Morata, Higuain e infine CR7. Una crescita costante ma graduale, garantendo sempre solidità alla società e rispettando i parametri UEFA. Questa sarà la strada che probabilmente intraprenderà (e che quasi certamente ha già intrapreso) l’Inter, a meno che non Suning non voglia rifare passi lunghi quanto la gamba (per non dire più lunghi) ma, come insegnano le vicende Joao Mario e Gabigol, non sempre il gioco vale la candela…