Orchidea: fiore bello ed elegante, dalla forma particolare e dal sapore orientale. E’una pianta delicata, che necessita di cure particolari per vivere a lungo.
OrchiDUO: Coppia di picchiatori danesi rude e violenta, che si è sviluppata su un campo da calcio. Necessitano di continui falli per sopravvivere agonisticamente. Questo anomalo duetto è composto da Stig Tofting e Thomas Gravesen. Due centrocampisti che hanno terrorizzato avversari tra gli anni ‘90 e 2000. Chi doveva affrontarli, il giorno precedente alla partita, non riusciva a chiudere occhio la notte. Uno basso e uno alto. Entrambi pelati. Entrambi con gli occhi di chi non vorresti mai incontrare di notte. Ma, certi stili, hanno sempre un suo perché. La Danimarca, vedendola da fuori, sembra un paese tranquillo. Un posto dove tutto sembra filare liscio, e con un’ottima qualità di vita. Tutti sembrano felici e sorridenti. Per il piccolo Stig, invece, tranquillità, felicità e sorrisi, vengono sostituiti con drammaticità in una frazione di secondo.
E’un biondino di 13 anni quando, un giorno come altri, rientra da scuola. Sta già pensando a cosa gli avrà fatto da mangiare la madre. Ma appena varca la soglia di casa, si trova davanti ad un incubo. Mamma e papà immersi in un lago di sangue. No, non è un film horror girato da David Cronenberg a casa Tofting. E’ la cruda e agghiacciante realtà. Uxoricidio e suicidio. “Perchè?” “Perchè?” “Perchè?” grida al mondo il ragazzino. La vita gli ha iniettato una bella dose di dolore e rabbia. Ora deve rimboccarsi le maniche da solo e farla uscire. Privo della guida genitoriale, il giovane Stig percorre strade pericolose. Quelle in cui sfreccia con la sua Harley Davidson, dopo essere stato arruolato in una gang di violenti biker.

Compaiono i primi tatuaggi di una lunga serie. Comincia a maturare un atteggiamento da duro. Per fortuna matura un’altra passione: quella per il calcio.
In campo, la sua irruenza, massa muscolare e rabbia agonistica fuori dal comune, non passano inosservate. Dopo una parentesi in Germania, si esprime ad alti livelli nell’Aahrus, la prima squadra che l’aveva lanciato. Tornando in patria, può cosi continuare a scorribandare con la sua amata Harley. La nazionale danese lo convoca già dal 1993, ma è dal 1998, che si forma l’OrchiDUO. A centrocampo, il ct Bo Johansson, gli affianca il più giovane Thomas Gravesen, che ha sempre ammirato le gesta di Tofting. Tra i due, l’intesa nasce in un men che non si dica. Anche nei confronti di un loro compagno di squadra.
Durante un allenamento nei Mondiali coreani, braccano sotto la loro montagna di muscoli il perbenista Jasper Gronkjaer per fargli uno scherzo. Ghiaccio e acqua a volontà in faccia. “Zitto e muto” intimano i due. Ma la vittima non ci sta. Come un alunno delle elementari, si lamenta direttamente dal maestro, il ct Olsen. Tofting si becca la ramanzina e s’infervora contro il compagno spione. Nello spogliatoio la rissa viene sedata per miracolo. Entrambi muscolosi, potenti e affamati di caviglie. Quando in campo c’erano risse, erano sempre in prima linea, pronti a mettere mani al collo con sguardi truci. Gravesen è più tecnico del suo compare, e insieme formeranno una diga umana tutta corsa e sacrificio, che ancora oggi, a distanza di anni, rimane impressa per chi seguiva Mondiali ed Europei. Thomas non ha un passato turbolento come Tofting, ma la sua forte personalità e aggressività si stana in lui già da bambino. In campo, anno dopo anno, è una persona concentrata e attenta nel suo lavoro, che fa del furore agonistico il suo cavallo di battaglia.
Quell’agonismo che tanto è piaciuto ad “Iron”Mike Tyson, spettatore inusuale della partita Danimarca-Islanda. Gravesen è il migliore in campo, non perde mai l’avversario e segna anche due gol. Quel gigante gli è rimasto talmente impresso, che il re del ring si presenta il giorno dopo in conferenza stampa con la sua maglietta. Sembra un paradosso pensare che Thomas in campo è un iradiddio, mentre fuori, a detta di molti suoi ex compagni, è un vero burlone, con il quale non ti annoi mai. Tofting, invece, si porta il lavoro a casa. I nervi non saltano solo in campo contro arbitri ed avversari. Nel 2002, organizza una cena dopo le fatiche del Mondiale. Cosa c’è di meglio di una bella serata rilassante tra compagni di squadra? E allora via con le birre! Stig ne ordina a iosa. Ha fatto il pieno, e ha anche trasbordato dal serbatoio. Canta a squarciagola, ma non se ne rende conto.
Chi di sicuro ci sente benissimo, è il proprietario del ristorante, che prima in maniera gentile, ma senza ricevere udienza, e poi in maniera decisa lo richiama, chiedendo di abbassare il volume della voce. Tofting non ama essere interrotto: “Men hvad fanden vil du have? Lad ikke dig!" (Ma che cazzo vuoi? Non ti permettere!”) Troppo tardi. Il cervello è già a nanna. I pugni e le testate fanno il resto. La rabbia repressa degli anni passati, esce inesorabilmente fuori prepotentemente. Senza filtri.
Ma in Danimarca, non si scherza. Anche se è un calciatore conosciuto, la legge vale per tutti. Il gestore finisce in ospedale e lui in prigione per 4 mesi.

Le mazzate nella sua vita, al di fuori del campo, non conoscono soste. Nel 2003, una gioia sembra far finalmente capolino. Ma il destino la pensa in tutt’altro modo. Il terzo figlio, dopo 22 giorni di vita, viene stroncato dalla meningite. Un altro cazzotto per Stig. Lui, da combattente, va avanti. Ritorna ancora una volta nell’Aarahus, e a 34 anni sembra aver trovato la giusta maturità. Per poco però. L’alcol fa sempre la sua losca parte. Durante la cena di Natale della squadra, i bicchieri di troppo, innescano la rabbia di Tofting contro mezza squadra. Laddove era considerato un leader, viene cacciato. Al contrario, il suo amico Gravesen, tra l’ilarità e lo stupore generale, viene acquistato dal Real Madrid. “L’orco nella terra dei Galacticos”, sentenzia un giornale sportivo spagnolo. In mezzo a tanti fuoriclasse, c’è posto anche per lui. Eh già, perché chi è che difende, se tutti sono votati all’attacco? Ci resterà una sola stagione. Avrebbe potuto farne un’altra, se non fosse per una rissa di mezzo. Lo stile del danese, con quello del giovane e spensierato brasiliano Robinho, cozzano troppo per poter lavorare insieme serenamente. Fabio Capello preferisce la Samba. Sufficiente comunque per farsi ben volere da tutti.

Le avventure calcistiche dei due terminano a distanza di un anno l’uno dall’altro. Gravesen ha staccato completamente la spina. Si è fatto conoscere nei casinò di Las Vegas. Non per aver malmenato qualche croupier, ma per le fortune accumulate. Tofting è rimasto nel mondo del calcio, come allenatore prima e commentatore sportivo poi.
Nel frattempo ha anche aperto un bar dove è possibile fumare al suo interno. Qualcuno ha il coraggio di dirgli che non si può?