Iniziare questo componimento è stato più difficile che combattere con i detrattori di Antonio Conte nonostante lo straordinario campionato che l’Inter sta disputando. Un anno di mercato, un anno di VXL: il tema non ha lesinato alcunché.

In molti dimenticano che la piattaforma su cui battiamo i nostri tasti, su cui esprimiamo quello che ci frulla nelle nostre teste più o meno creative, quella che tutto si può dire tranne che non sia aperta alle novità o che censuri i pensieri, è una costola del sito calciomercato.com. Buffo, non trovate? Qualcuno ritiene che qui dentro sia sbagliato parlare del nostro sport preferito. «Cioè, si chiama VXL, il blog di calciomercato.com, e tu vuoi parlare di calcio, Indaco32? Guarda che ti sei veramente bevuto il cervello! Qua è necessario fare baldoria, parlare dei propri fatti (mi sono autocensurato), ciarlare di massimi sistemi e di meccanica di precisione». «Seriamente?» «Sì, credici, di tecnologie avanzate al servizio di progettazioni particolari e specifiche. Hardware (no, non lo scriverò mai sbagliato, anche se qualcuno è abituato a orrori del calibro di e senza accento e uso improprio del verbo avere: sacrilegio!). Sì, insomma, quelle cose che poi serviranno per progettare grandi articoli, da pubblicizzare su varie altre… ecco… mi spiego bene?» «No, sinceramente non ho capito, ma sarà un mio limite. Come sempre, del resto». «Sì, lo è. Lo è eccome. Visualizzazioni, letture, reazioni». «Ma che significa?» «Ma niente, mica ti devi interrogare sul valore delle parole. Indaco32, stammi a sentire: non importa se si scrive male, se si mischiano in un frullatore una marea di pensieri contorti ed erroneamente profondi o se si maltratta il vocabolario. Pensa a Baudelaire, a Bukowski, agli scrittori maledetti, agli scapigliati…». «No, calma, calma, calma! Un momento! Quelli che tu citi scrivevano come si deve. Saranno stati fantasiosi, estrosi e tutto ciò che vuoi, ma le regole di base della grammatica le conoscevano. E poi, mica ostentavano i loro successi o si inebriavano di narcisismo spudorato. Loro non parlavano dei traguardi raggiunti, sbandierandoli e rivendendosi come i migliori su piazza. Loro sapevano di essere forti senza bisogno di rivendicarlo perché consapevoli che qualcuno, in qualche remoto angolo del globo, si emozionava leggendo i loro scritti e provava delle sensazioni. Questo contava, all’epoca. Questo dovrebbe essere l’unico vero moto di chi scrive, per diletto o per professione. Sai cosa diceva Ernest Hemingway? «Amo ascoltare. Ho imparato un gran numero di cose ascoltando attentamente. Molte persone non ascoltano mai». Ecco, questo pensiero l’ha prodotto l’ideatore della “generazione perduta”. Altro che arzigogolati manifesti di superiorità. Altro che giravolte pretestuose sulla posizione da assumere nei confronti del decisore in funzione dell’utilità. Altro che “ti faccio i complimenti per gli ottimi risultati raggiunti, ma adesso parliamo di me” richiedendo menzioni a non si sa bene quale titolo».
«Ma che diavolo hai detto?»
«Niente, lascia perdere. Ripetiti che sono tutti in errore, che sono tutti dei nemici. Ma devo dirti una cosa: siccome a me non interessa un fico secco della meccanica di precisione (con il massimo rispetto per chi adora questa branca della scienza), io parlerò di calcio. Di mercato. E di calciomercato. A modo mio. Sì, esatto, proprio in quello stile che si potrebbe definire wikipediano o televidiesco (si dirà così? Chiederemo lumi a chi di competenza, non preoccupatevi perché sono già qui da qualche minuto, pronti a scandagliare ogni frammento di una frase o di un singolare commento per cercare pretesti o spunti distruttivi, mai propositivi o costruttivi. Per carità!).
E se vi state già annoiando (sto parlando sempre con loro, sia ben chiaro), ho una grande novità per voi: abbandonate immediatamente questo posto e accomodatevi in panchina. O in tribuna, meglio, che si sta anche più comodi, soprattutto adesso che non ti trovi nessuno al fianco che nel migliore dei casi scatta selfie a tutto spiano per tutta la durata del match, intervallo compreso. E non fate troppo rumore quando uscite, non è necessario far sapere a tutti che ve ne siete andati. E che poi ritornate. E che poi fate finta che ve ne riandate perché la maestra vi ha sgridato e invece non era più così perché stavate solamente scherzando e bisogna accettare le sconfitte (!)».
Grazie.

Calciomercato: storia di un fenomeno

Senza il mercato, il calcio non sarebbe lo stesso. Senza le voci, i sogni di mezz’estate di shakespeariana memoria, le aste più o meno selvagge per accaparrarsi le prestazioni del futuro Pallone d’Oro, il colpo sul gong, la notizia che non ti aspetti, esso sarebbe uno sport incompleto. Sì, ammettiamolo senza titubanze: i trasferimenti dei calciatori sono un plus per questo gioco, nonostante il nostro amore collettivo ed incondizionato per la fedeltà alla maglia e le bandiere.
Siccome debbo tenere fede al mio modus operandi, sapete chi è che ha inventato il termine “Calciomercato”?
Tranquilli, il motore di ricerca più famoso al mondo può attendere: ve lo spiego io.
Il “nostro” nasce negli anni ’50 per merito di Raimondo Lanza di Trabia, all’epoca presidente del Palermo, che iniziò a ricevere esponenti di altre società presso gli hotel della città di Milano per poter trattare i vari calciatori. Sgombriamo il campo dagli equivoci: è evidente che una primordiale forma di calciomercato sia esistita praticamente fin dagli albori, ma prima di questa data si aveva a che fare con operazioni elementari, in cui una società offriva favori commerciali o corrispondeva somme che rientrerebbero in quella sfera che gli anglosassoni definiscono “gentlemen agreement”, al punto che agli inizi del Novecento non si poteva neanche parlare di professionismo in quanto severamente vietato. Fu dunque così che nacque l’intuizione geniale: riunire le società in un unico luogo fisico per sedersi al tavolo e trattare: il calciomercato è ufficialmente sorto.

Pare una trovata qualsiasi, e invece diventa un autentico boom, che stravolge il gioco del calcio. Le estati sono segnate dalle voci che si rincorrono, dalle notizie di scambi e di cessioni inattese. Il fenomeno cresce a dismisura e con esso le valutazioni delle prestazioni dei calciatori. La svolta definitiva avverrà nel 1975, con l’acquisto da parte del Napoli di “Beppe” Savoldi, attaccante devastante di quel decennio in forza al Bologna. Costo dell’operazione? 1 miliardo e 400 milioni di lire più il cartellino di Clerici e la comproprietà (altra “magia” del calciomercato abolita in Italia nel 2014) di Rampanti. Fu così che nacque “Mister Due Miliardi”, appellativo coniato appositamente per lui. Leggere queste cifre adesso fa letteralmente ridere, ma all’epoca si scatenarono delle pesanti proteste per un acquisto avvenuto in un periodo storico di recessione che fece storcere il naso a gran parte dell’opinione pubblica.

Da quel momento in poi, ogni sogno era realizzabile e tanti affari sono divenuti iconici, impressi nella memoria.
Abbiamo assistito all’arrivo di Maradona, il più forte calciatore del pianeta e manifesto del calcio nella sua più alta forma sempre nella città partenopea, per l’astronomica cifra (sempre parametrata ai tempi) di 13 miliardi e mezzo di lire: anche chi non ha vissuto quel giorno come il sottoscritto, come può non emozionarsi rivedendo le immagini di quel 5 luglio 1984, in cui il Pibe de Oro si presentò in uno stadio gremito fino all’orlo? Nessuno poteva saperlo, ma era l’alba di un periodo che cambierà per sempre il nostro gioco preferito.
Abbiamo accolto Platini, Zico, Van Basten, Matthaus e Falcao: che spettacolo!

Abbiamo conosciuto le sommosse popolari di Firenze nell’estate che conduceva ad Italia ’90. Motivo? Il calciomercato, of course! E, nello specifico, il trasferimento di Roberto Baggio, astro nascente del nostro movimento, dalla squadra gigliata all’acerrima rivale, la Juventus. 25 miliardi di lire più il cartellino di Buso: non bastò questa cifra record a contenere la rabbia viola, che purtroppo causò disordini e qualche ferito, arrivando persino ad insidiare Coverciano.
Ci siamo innamorati di un campione assoluto, Luis Nazario de Lima, alias Ronaldo, che arrivò nel 1997 all’Inter (per mano, tra l'altro, del 'nostro editore' di cm: Carlo Pallavicino) per un totale di oltre 50 miliardi versati in Catalogna, scatenando il panico: nulla è mai stato (e mai lo sarà) lontanamente paragonabile a quel momento. Eppure, non ne sono mancati anche negli anni a venire, di botti.

Due anni appena, e Vieri diventa “Mister 90 Miliardi”: in meno di un quarto da secolo, da Savoldi a Bobo, il prezzo del calciatore più costoso di sempre è cresciuto di 45 volte. L’Inter lo preleva dalla Lazio, e io mi innamoro definitivamente di quella maglia e di quei colori. Non mi importa, a posteriori, non aver vinto tanto in quel periodo: mi basta pensare di aver avuto i tre menzionati calciatori insieme, anche solo per una stagione. Baggio, Ronaldo, Vieri. Che peccato non averli visti giocare come avrei desiderato. Avrebbero offerto uno show memorabile. Resta il rimpianto, ma anche quell’aura di sogno, di speranza, di immaginazione, proprio come ogni acquisto di mercato degno di questo nome.
Tutti gli amanti del calcio di casa nostra hanno salutato Zidane, passato dalla Juventus al Real Madrid, sapendo di perdere uno dei più grandi di sempre.
Ci siamo incantati con i colpi dei galácticos: Figo, Beckham, Owen fino a Cristiano Ronaldo, prelevato dal Manchester United. Lo stesso lusitano che nove anni dopo, nel 2018, fece impazzire il calcio italiano con il suo arrivo in bianconero, due anni più tardi dell’approdo di Gonzalo Higuain, altra operazione rimasta negli annali per il passaggio da Napoli a Torino.
Nel 2013 è accaduto ciò che nessuno poteva pensare possibile: Gareth Bale viene prelevato dal Tottenham per un ammontare di circa 100 milioni di euro.
Muro sfondato, ma pensate ci si potesse fermare? No, ovviamente: Neymar dal Barcellona al PSG infrange l’ultimo tabù, i 200 milioni.
E per quanto il calciomercato ci possa fare sognare, forse è auspicabile che questo sia realmente il punto massimo di una storia che continua a regalare emozioni e che possiede un fascino immortale.
E lo può fare anche senza cifre così fuori portata: ne faremmo tutti tranquillamente a meno.
Senza retorica o facile populismo.

VXL: la mia squadra!

Quest’anno di calciomercato è stato ovviamente all’insegna di ciò che sappiamo bene. Hakimi, Ibrahimovic, lo scambio Arthur-Pjanic, Chiesa e altre operazioni: non male, per carità, ma per come siamo stati abituati, è quasi come se questo mercato non fosse esistito.
Nella speranza di ricominciare, questo 2021 lo voglio rinnovare con un mercato stellare, qualcosa con cui nessun Neymar potrà mai competere: lo squadrone di VXL.
Budget? Illimitato, naturalmente.

Portiere: MASSIMO48 – Custode della nostra community, è una sicurezza. Sai che nei suoi brani puoi trovare frasi, storie, frammenti di racconti che hanno un sapore malinconico ma godibile. Con la sua sapienza, i nostri pali sono difesi a dovere. Mi fido del numero uno per eccellenza: lui è l’indiscusso baluardo del nostro team. Scarpini al chiodo? Non ci pensare proprio!

Terzino destro: ALESSIO DELLINJA – Corsa e dinamismo sulla fascia destra: quanto serve qualcuno che viaggi su ritmi alti, come lui ha spesso abituato.

Centrale difensivo: CALATINO – Bravissimo in copertura ma ancor di più in copertina. Esperto e navigato, ha tutte le qualità per salvaguardare l’incolumità della squadra. Ha intelligenza e modi di fare con cui potrebbe arginare qualsiasi minaccia per la retroguardia.

Centrale difensivo: MASSIMO PERIN – Al suo fianco, un altro monumento indiscusso. Un gigante, sportivo e ineccepibile. Non si risparmia mai, e in difesa uno così serve come il pane.

Terzino sinistro: GIOVANNI MUTINELLI – Io tifo Inter e storicamente il ruolo di terzino sinistro è sempre stato indigesto. Ecco perché mi affiderei ad un blogger eccessivamente sottovalutato, fuori dai riflettori, ma in grado di dare sostanza.

Interno destro: MARCO57 – In mezzo al campo serve qualcuno che non le mandi a dire, che sia ruvido e spigoloso quanto basta, ma sempre nei limiti della correttezza. Profilo ideale. Unico difetto? Va beh, lo sapete… tifa quella squadra lì, ma che possiamo farci? A parte le battute, io un Marco57 a centrocampo lo vorrei tutta la vita.

Centrocampista centrale: CICCIO INDI – Ad illuminare la strada maestra. La visione ampia, il metronomo, la profondità. Qualità che incarna perfettamente. Se dovessi affidare le chiavi del blog a qualcuno, questo sarebbe lui.

Interno sinistro: LORD FENER – Sparito dai radar, serve uno come lui a mordere le caviglie. Uno alla… che ne so… alla Davids. Ma è solo un esempio, sia ben chiaro. PS Dove sei? La squadra ha bisogno di te!

Trequartista: QWERTY – Chi è arrivato più o meno recentemente potrebbe legittimamente chiedersi “Ma chi è?”. Lo dissi in tempi non sospetti e lo ribadisco: è il miglior talento su questa piattaforma. E lo dico io, non se lo dice da solo. Fantasioso, mai banale, spumeggiante: il numero 10 è sulla sua casacca. E come i grandi, non è semplice reperire le sue tracce. Anche per lui stesso invito: questa squadra ha bisogno delle tue giocate.

Prima punta: GIOVANNI TERENZIANI – Il numero 9 per eccellenza. Quando c’è bisogno della rete, dei gol pesanti, lui risponde presente. Spesso si sente dire che serve un centravanti che segni con costanza: più puntuale di lui chi c’è?

Seconda punta: EMANUELE84 – Quando qualcuno che non conosco mi chiede che cosa sia esattamente VXL, io gli spiego che è un blog legato al sito calciomercato.com in cui gli utenti possono scrivere di argomenti principalmente calcistici. E, mentre parlo, mi vengono in mente gli episodi dedicati agli anni ’90 perché a mio avviso rappresentano appieno il senso di questa avventura. Insieme a Terenziani, serve tutto l’apporto di Emanuele per colpire a rete ed entrare nella storia.

Allenatore: ANGELREDBLACK – A me piacciono gli allenatori che attraggono sulla loro persona le attenzioni, togliendo il peso dai calciatori. Chi meglio del campione di visualizzazioni della piattaforma è in grado di concentrare su di lui tutto ciò?


Ovviamente, in panchina tanti altri validissimi: Gualtiero, Ermatthew, Zardoronz, Milangirl, Giorgio Cimino, Soulkitchen, Federicoz e via discorrendo, fino ai giovanissimi Riccardo Sinisi e Damiano Fallerini, che magari ben presto scalzeranno le gerarchie come è giusto che sia.
Io dico che con questo team contenderemmo lo scudetto a chiunque.
Tranne quest’anno.
Quest’anno, amici miei, è la volta dell’Inter di Conte.
O almeno, così mi auguro.

Indaco32