Si lo so… c’è Milan-Juve, i problemi rossoneri, Gazidis che impone e dispone e poi Maldini che gli risponde picche.
Ma stavolta voglio parlare di un oratorio palermitano che è stato chiuso per ‘schiamazzi’ e la notizia mi ha provocato un ‘friccico’ nel core.

I miei ricordi di gioventù sono legati a un oratorio, terreno di cemento, due porte di calcio costruite con dei tubi. Adesso, confessate, quanti tra di voi hanno frequentato un oratorio e tirato i primi calci al pallone, in interminabili sfide, con arbitro un giovane sacerdote che correva tirandosi su la tonaca con le mani?
L’oratorio e il pallone sono due elementi inscindibili nell’immaginario italico.
Adriano Celentano li ha ‘santificati’ nel suo indimenticabile Azzurro. Ricordate: Sembra quand’ero all’oratorio con tanto sole tanti anni fa, oggi, quelle domeniche da solo in un cortile a passeggiar, ora mi annoio più di allora neanche un prete per chiacchierar.”

Ma, andiamo al fatto. L’oratorio è quello di via Parlatore, a Palermo; la parrocchia è Santa Teresa del Bambin Gesù. La storia è cominciata circa tre anni fa. Un esposto delle famiglie, che vivono in abitazioni adiacenti alla parrocchia, per via dei rumori, soprattutto per “le pallonate che arrivano come cannonate” ha portato alla chiusura, disposta dai giudici del Tribunale Civile e ora si è in attesa di una perizia che dovrà stabilire se dei pannelli fono assorbenti riducano la sonorità delle cannonate.

Nel frattempo, la città, sindaco in testa, vescovo e presidente del Palermo Calcio, Dario Mirri, non hanno avuto dubbi e si sono schierati con i ragazzi. L’oratorio ha sempre svolto una funzione di aggregazione sociale e, in questo caso, poi è ancora più importante perché parliamo di quartieri a rischio e i frati missionari che organizzano le partitelle, ma anche il doposcuola e i corsi di musica, puntano ad aggregare i giovani e giovanissimi delle periferie in questa parrocchia.

Emiliano Mondonico, il cui nome resterà per sempre legato alla sua Cremonese, all’oratorio di Rivolta d’Adda allenava la squadra dei tossicodipendenti. “Mondo”- come lo chiamavano tutti con affetto - diceva: ”Noi siamo gli indiani contro i cowboys.

Chissà che una volta gli indiani non vincano la loro battaglia".