Nel romanzo I Promessi Sposi, Manzoni sottolinea l’importanza fondamentale della Divina Provvidenza. Ogni accadimento della vita umana, positivo o negativo che sia, è sempre utile a un intervento che conduca a una situazione più felice. Insomma, colui che vive una determinata vicenda deve essere confortato dal pensiero che quello che succede sarà utile per un miglioramento futuro.

Come si legano Allegri e la Juventus agli insegnamenti del celebre autore? Nella passata stagione, la rovesciata di Cristiano Ronaldo allo Stadium provocò tanto dolore ai tifosi bianconeri che, però, risposero con un incredibile applauso a chi li stava nuovamente escludendo dalla Champions League. Proprio quel gesto contribuì allo sbarco del portoghese a Torino, quindi, fu abbondantemente ricambiato. Quest’anno, invece, l’Ajax ha punito la Vecchia Signora e proprio da questo i piemontesi devono trarre i necessari spunti di riflessione per costruire il loro futuro. L’ennesima eliminazione dalla Coppa dei Campioni deve costituire fondamento per dar vita a una squadra che continui a dominare in Italia e cerchi risultati sempre migliori anche in Europa.

Il primo interrogativo è relativo a Max Allegri. Cosa comporterebbe un eventuale addio del toscano? Quali sarebbero gli svantaggi? E i vantaggi?

Queste domande potrebbero essere tranquillamente il quesito finale di un famoso quiz che mette in palio un milione di euro. Difficile, molto difficile. Non è un caso, infatti, se la dirigenza juventina e Allegri si stanno prendendo tutto il tempo utile per il celebre incontro che dovrebbe dare avvio alla programmazione del futuro. Con o senza il livornese? Sino a ora, la Vecchia Signora ha sempre confermato la fiducia nella sua attuale guida tecnica, ma il contratto che li lega terminerà tra un anno e la recente storia bianconera insegna che la società preferisce non iniziare una stagione con un allenatore in scadenza di stipulato.

Il periodo trascorso a Torino da Max Allegri è stato foriero di successi e sotto questo punto di vista diventa praticamente impossibile muovergli qualche critica. Giunto nello scetticismo di buona parte del tifo bianconero, il toscano ha conquistato 5 Scudetti, 4 Coppa Italia e 2 Supercoppe Italiane divenendo così uno dei più vincenti allenatori della gloriosa storia juventina. Il vero capolavoro del toscano, però, è legato alla Champions League: ha ereditato una squadra assolutamente spaesata in questa competizione e, alla prima occasione, l’ha trascinata in finale. Purtroppo, il Barcellona è stato fatale, ma la “Coppa” è così. E’ un torneo assolutamente imprevedibile e incontrollabile. “Bella e impossibile”. Giungere a disputare l’ultimo atto è già sinonimo di forza e, soprattutto, porta a un ingente guadagno. Allegri si è ripetuto pure 2 stagioni più tardi e con il medesimo risultato. Nelle restanti 3 edizioni di Champions, sotto la guida del livornese, la Vecchia Signora ha centrato 2 quarti di finale e un ottavo. Davvero niente male. Tutto questo al fine di giungere a una semplice e scontata conclusione: Allegri è un vincente. Rinunciare a questo allenatore significherebbe abbandonare un mister in grado di condurre la sua squadra al risultato e di conseguenza poterlo rimpiangere rinforzando, magari, una diretta concorrente.

E’ risaputo ed è quasi un dogma. Quando una squadra modifica la sua guida tecnica deve affrontare una delle novità più importanti che possano accaderle. Può essere che questa venga assorbita immediatamente e senza colpo ferire, ma non è escluso che si debba attendere un tempo fisiologico di adattamento. Cosa accadrebbe alla Juventus? Molto dipende dalle caratteristiche dell’allenatore che, eventualmente, sostituirebbe Allegri. Proprio il toscano fu molto abile nel timonare il passaggio tra la sua gestione e quella precedente. Max entrò in punta di piedi cercando di modificare il meno possibile e solo lentamente accompagnò la squadra verso le sue idee e concezioni. E’ come camminare in una sala di cristalli. Se il passo è leggero come una piuma, allora, si riesce a spostare l’argenteria senza romperla. Se, invece, l’andatura è pesante e prorompente, basta distruggere un solo oggetto per scatenare uno scisma totale. A quel punto, sarebbe scontato che, per ricostruire, servirebbe molto tempo. Un conto, infatti, è muovere le pedine senza doverle ristrutturare. Altra situazione, invece, si presenta se si deve modificare tutto. Chiarito questo, diviene fondamentale la figura di Cristiano Ronaldo. Lui è l’uomo che può consentire alla Juventus di “prendere una scorciatoia e tagliare diritto verso la Champions League”. Come dimostrato anche nell’ultima stagione, però, per raggiungere tale obiettivo non basta un solo uomo. Se la Vecchia Signora dovesse far partire un nuovo progetto, il rischio sarebbe quello di “sprecare” un’altra ghiotta chance. Il contratto che lega i piemontesi al lusitano scadrà nel giugno del 2022, ma si è certi che CR7 resterà a Torino così a lungo? Si è assolutamente convinti che, con il trascorrere del tempo, anche il suo fisico perfetto non possa subire qualche contraccolpo? Stiamo, comunque, parlando di un uomo di 34 anni. Forse, meglio cercare di sfruttare le sue enormi doti sino che si ha la certezza di averle a disposizione. In caso di addio di Allegri, occorre essere sicuri, quindi, di avere un’alternativa pronta, valida e vincente. A quest’ultima, infatti, non è concesso il beneficio del tempo. Difficile assumersi una tale responsabilità, ma pare siano tanti i tecnici che volentieri si giocherebbero le loro carte. Occorre vagliare le possibili soluzioni.

Detto questo, la Champions League disputata quest’anno dalla Juventus non è stata troppo felice. Sembra un paradosso con quanto prima scritto, ma non lo è. Per carità, inutile ribadire per l’ennesima volta che questa manifestazione è assolutamente imprevedibile e un quarto di finale è un risultato di grande successo. Un conto, però, è giungere a quel punto del torneo venendo eliminati da una compagine devastante in modo competitivo. Altra situazione, invece, è quella per la quale si viene estromessi dall’Ajax anche perché si arriva alla doppia sfida senza grandi energie e pieni di infortuni. Lungi dal voler limitare il valore dei Lanceri. La squadra di ten Hag è assolutamente temibile e formidabile, ma la gara di ritorno con il Tottenham ha rimarcato pure come non sia assolutamente invulnerabile. Gli uomini di Allegri sono giunti al confronto con gli olandesi stanchi, provati e a pezzi. L’infermeria era stracolma e, detto di alcuni episodi sfortunati, troppi erano problemi di natura muscolare. Su questo, forse, lo staff del toscano dovrebbe riflettere. La Vecchia Signora ha iniziato la stagione con il piede piantato sul pedale del gas. Per 3-4 mesi ha giocato un ottimo calcio. Poi, come d’improvviso, l’incantesimo si è spezzato. La Juve, invece, sarebbe dovuta giungere all’ultima fase dell’annata al meglio della condizione atletica e con la maggior parte di uomini a disposizione.

Non è finita qui. Inutile negare che la “Vecchia Signora allegriana” vista prima della finale di Cardiff fosse diversa da quella attuale. Si pensi che, sino alla triste partita disputata in Britannia, i Campioni d’Italia avevano subito solo 3 gol in tutta l’edizione di quella Champions League mettendone a segno 21. In Galles ne presero 4 in un sol colpo realizzandone solo uno. Nella Coppa dei Campioni 2017-2018, invece, pur segnando 14 gol, gli uomini di Allegri hanno subito la bellezza di 12 gol in 10 partite. Trascorsa anche quella competizione si giunge alla più recente. Qui, sempre in 10 sfide, i piemontesi hanno timbrato 14 centri, ma ne hanno subiti 9. Insomma, dal punto di vista dei gol al passivo, il confronto tra la prima performance e le 2 successive è impietoso. Per una squadra che fonda la propria forza soprattutto sulla compattezza, questo dato è troppo importante. Consente, quindi, di comprendere che qualcosa può essersi modificato.

Si consideri, poi, il gioco. La partita di Cardiff è stata spartiacque anche da questo punto di vista. La precedente versione bianconera non sarà mai stata esteticamente affascinante come il Liverpool, l’Ajax o il Manchester City, ma era migliore di quella attuale. Era più propositiva, più coraggiosa, più grintosa e meno spaventata. Si ricordi, inoltre, la Vecchia Signora vista a inizio stagione a Valencia o contro il Manchester United in casa. Ecco, proprio Mourinho sembra avere rotto l’incantesimo. Nella sfida torinese contro i Red Devils, la squadra di Allegri ha dominato mostrando un calcio fantascientifico. Fino ai minuti finali ha condotto il risultato, poi, Mata e un autogol di Alex Sandro l’hanno castigata. A quel punto, i fantasmi gallesi, dissolti dall’arrivo di CR7, improvvisamente, si sono riproposti come un pasto poco gustoso. I piemontesi sono tornati a mostrare tutte le loro angosce attraverso un calcio più speculativo e attendista. Nella sfida interna contro l’Atletico Madrid si è vissuto un sussulto d’orgoglio. Poi, sono arrivati i Lanceri e quanto osservato sembra confortare la tesi di coloro che sostengono che ciò che è stato visto con i Colchoneros fosse dovuto soprattutto all’impeto di dover recuperare il risultato. Insomma, oltre all’aspetto fisico si potrebbe considerare anche una componente psicologica da non sottovalutare e che è dovuta proprio al trauma vissuto a Cardiff, poi, guarito con successiva ricaduta. Forse, un cambiamento di guida tecnica potrebbe consentire di trovare la medicina giusta per dimenticare. Dopo tanto tempo, infatti, è sempre consigliabile modificare stili e abitudini per rinvigorire la mente, trovare nuove e diverse energie.

Cosa fare, quindi? Rischiare nuove soluzioni oppure perseverare? “Chi non risica non rosica” oppure “non abbandonare mai la strada vecchia per la nuova?” Quale celebre detto popolare sceglieranno Agnelli e Allegri?