Alla Continassa, dove si trova la sede della Juventus, ci sono due anime che si scontrano. Una che vuole continuare sul percorso di ringiovanimento della rosa. E l'altra che invece vuole riportare indietro le lancette dell’orologio, ai giorni dei parametri zero, spesso calciatori di esperienza con stipendi faraonici.
Il cortocircuito è inevitabile. Della prima “anima” sono espressione il vicepresidente Pavel Nedved, l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene e, forse, lo stesso presidente Andrea Agnelli.
Sono i decisori, gli uomini teoricamente forti, che però si sono scoperti improvvisamente deboli, ostaggi del contratto pesantissimo dell’allenatore sbagliato. Allenatore che è infatti espressione della seconda “anima”, perché Massimiliano Allegri adorava bandiere come il fragile tedesco Khedira, sogna il cavallo di ritorno Pogba, il 34enne Di Maria, l’ala dell’Inter Perisic, classe 1989, e segretamente il belga Witsel, 33 anni e svincolato dal Borussia Dortmund per disperazione. Sono tutti giocatori ai quali non serve insegnare alcunché, visto che hanno nelle gambe migliaia di km su un campo da calcio. Purtroppo il chilometraggio porta in dote anche una considerevole usura, la pancia piena e ingaggi ben lontani dalla necessità di equilibrio dei conti sbandierata dalla famiglia Agnelli agli azionisti.
Sia chiaro, l’esperienza di suddetti calciatori non si discute, ma con la Juve di oggi non c’entrano granché. Un esempio: la società bianconera ha infatti detto addio, tra le lacrime e gli applausi dello Stadium, a Paulo Dybala, 28 anni. “Richieste di stipendio troppo alte, contratto troppo lungo” e “troppo fragile” sono alcune delle motivazioni lette sui quotidiani sportivi in questi mesi. A oggi Dybala ha giocato 38 partite in questa stagione, spezzoni compresi. Paul Pogba, un anno più vecchio, è fermo a 23 e chiede molto di più del fantasista argentino. Forse una grande mezzala serve ad Allegri più di Dybala e Pogba ha giocato match da fuoriclasse, ma dare in mano portafogli e programmazione al tecnico livornese è un grosso rischio. Allegri, infatti, pur dando chance ad alcuni giocatori giovani, vedi ultimamente Miretti, preferisce l’usato sicuro. Forse non ha tempo e voglia di insegnare a ragazzini di talento a essere da Juve. O forse semplicemente non è nelle sue corde. Fatto sta che la società rischia di ritrovarsi con tanti giovani a buon mercato, come Miretti, Rovella, Fagioli, poco in linea con l’idea di squadra del suo tecnico. Il cortocircuito quindi diventa pericoloso. Il gallese Ramsey, come l’ultimo Khedira, insegnano che i giocatori di una certa età e fragili diventano zavorra per i conti. Zavorra della quale è impossibile liberarsi. Pogba, Di Maria, Perisic magari sono destinati a ben altro futuro, ma i dubbi sono legittimi. Un giocatore di una certa età ha bisogno di essere tirato a lucido per affrontare una stagione su più fronti. Quest'annata bianconera però ha mostrato i limiti della preparazione atletica messa a punto dallo stesso Allegri e dal responsabile Simone Folletti.
Nelle scorse settimane Antonio Cassano, che con Allegri ha vinto lo scudetto al Milan nel 2011-2012, ha criticato aspramente gli allenamenti dell’allora mister. E anche a Torino si dice che con il tecnico toscano non ci si ammazzi di lavoro. Da qui i tanti infortuni muscolari dell’ultima stagione.
Viste le premesse e memori dei tanti errori del passato, ha senso mettere in mano ad Allegri una batteria di ultratrentenni che ingombreranno la rosa fino al termine dei loro ricchi contratti? O forse ha senso concedere un giocatore ad Allegri, ma poi chiedergli di insegnare qualcosa ai giovani cresciuti in casa? Guadagna abbastanza per farlo. Senza però una scelta ben precisa, il cortocircuito verrà pagato a caro prezzo e a lungo.