Per diventare un buon allenatore non bisogna essere stati, per forza, dei campioni.
Una frase raccolta nel manuale del calcio, pronunciata da un certo Arrigo Sacchi, famoso mago della panchina che in un tempo ormai tramontato del tutto dirigeva al meglio un’orchestra costruita con le sue stesse mani. L’emblema della figura esterna ai calciatori, la guida saggia e virtuosa che capisce il valore del tempo per poi trasmettere al gruppo l’idea vincente, dettata da quel calcio totale che viene rispolverato dalla magica Ajax di Ten Hag. Una guida sicura, un po’ come il Virgilio dantesco che in più occasioni nella Commedia riprendeva il suo compagno contemplando il significato del non perdere tempo, perché l’uomo non può illudersi di comprendere l’infinito, solo il signore dei cieli è in grado di non conoscere la novità estrema.

Pensando al calcio attuale e ricollegandosi alla faccenda delicata degli allenatori, nessuno di noi chiede la perfezione interiore, anche perché la vita dei manager è contornata da critiche, ultimatum e indesiderati esoneri. Un pensiero sui possibili scenari futuri che si distaccano dal mercato dei top player occorre però farlo, con la consapevolezza che nulla è certo, ma in fondo il bello delle trattative è proprio questo. Il tutto porta senza alcun dubbio alla situazione che sta vivendo l’Inter, squadra che ormai da troppi anni sta cercando di fare quel salto di qualità che permette di aspirare alle massime colonne della gloria terrena; l’1-1 ottenuto in rimonta contro la Roma simboleggia una scarsa attitudine a vincere, e soprattutto una paura di fondo che mira a considerare fasulle le dichiarazioni sulla coesione dello spogliatoio per l’obiettivo finale. Il dito è stato puntato su Luciano Spalletti, per non parlare di Mauro Icardi. Una situazione surreale quella che stanno vivendo i due, animati da una certa rivalità, ma consapevoli quasi del tutto di dover fare le valigie a giugno. Ecco che allora subentrano i nomi futuri, da un Lukaku che sembra in rotta con il Manchester United ad Antonio Conte, pallino di Marotta e Suning.
Ma c’è un altro nome che scalda l’ambiente: trattasi si Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus. Pur essendo consapevoli che le possibilità vedere il tecnico livornese alla guida dell’Inter sono pari allo 0,01%, non si possono escludere colpi di scena, e per quanto visto fino ad ora un suo arrivo sulla panchina dell’Inter rappresenterebbe un fallimento già annunciato.

Lo scorso mese Marco Bernardini, uno dei migliori giornalisti che puntualmente scrive su calciomercato, cercò di creare una sorta di statua a tre facce, in cui al fianco di personaggi illustri come Lippi e Trapattoni, si collocava la figura di Massimiliano Allegri. Il tutto con un filo-conduttore ben preciso, l’Inter. Se per i primi due l’esperienza nerazzurra è già passata da diversi anni, per Max, secondo il giornalista, tutto poteva cominciare a partire da giugno. Lo sponsor era Marotta, che è da sempre un suo ammiratore e sarebbe stato disposto a tutto pur di continuare il lavoro interrotto alla Juventus. A distanza di diverse settimane, mi rendo conto che questo articolo è ancora attuale in un modo unico, anche perché i futuri movimenti societari e incentrati sulla squadra da costruire vengono programmati proprio in questi giorni, e probabilmente in Corso Vittorio Emanuele sanno già chi siederà sulla panchina dell’Inter. Certo è che le dichiarazioni di Andrea Agnelli al termine dell’uscita dalla Champions ("ripartiremo insieme ad Allegri") non lasciano tranquilli, alla luce del fatto che molto spesso il presidente bianconero si è mostrato abile nel dire la verità con le bugie, tanto è che una frase del genere potrebbe essere capovolta con un battito di ciglia.

INTER, NON CADERE NELLA TRAPPOLA

Se c’è una squadra, o meglio, una dirigenza che in questo periodo deve stare attenta è proprio quella dell’Inter, anche perché i malumori percepiti in gran parte dell’anno, dovuti sia a Mauro Icardi sia a Spalletti, potrebbero sfociare in una serie di turbolenze infinite se venissero sbagliate le pedine da cui ripartire. Come molti altri tifosi e amici continuo a dire che se c’è un allenatore che non merita davvero di abbracciare la panchina di San Siro, quello è proprio Massimiliano Allegri. Il primo motivo è legato, come ormai tutti dicono, al gioco. Una guida che anche quest’anno a Torino, con una squadra stellare, non è riuscita a dare un assetto dinamico al gruppo e soprattutto a far divertire chi è allo stadio; partite noiose, piene di stenti e soprattutto vinte grazie alle sciagure altrui, dettate da errori difensivi o addirittura individuali. L’esempio emblematico è rappresentato da Joao Cancelo, terzino portoghese dotato di un piede eccelso e relegato in panchina per far giocare il difensivista De Sciglio. Non me vogliano gli amici juventini, ma quando sento dire che l’ex Inter è un giocatore sopravvalutato mi viene voglia di andare via, anche perché la verità è che mentre con Spalletti Joao Cancelo aveva imparato a fare qualche movimento difensivo, con Allegri sembra essersi scordato tutto. Come mai questa involuzione? Colpa del ragazzo o forse di un allenatore non in grado di trasmettere idee alla squadra? Poi, sempre legato al concetto del gioco, c’è l’aspetto dei risultati ottenuti nel corso della stagione. Ricorderò per sempre le sfide vinte contro Lazio e Napoli, caratterizzate da un dominio avversario inimitabile, ma vinte dai bianconeri a seguito di azioni fortuite e puramente fortunose; lo ripetevo da tempo, prendendomi le critiche dei tifosi più accaniti, ma ho sempre creduto che prima o poi il non gioco del tecnico livornese venisse soffocato dai diretti avversari, e così è stato. In Champions infatti, con un Cristiano Ronaldo da applausi per gli unici gol realizzati dalla Juventus nella fase a eliminazione diretta, ci ha pensato l’Ajax dei ragazzini a dimostrare al tanto grande allenatore, osannato da Capello, come si gioca a calcio.
La storia dell’Inter parla chiaro, a Milano i tifosi vogliono vedere la grinta agonistica, il coraggio dei campioni, e non la paura di vittoria, che adesso sta ingabbiando anche Spalletti. Per fortuna si fa anche il nome di Conte, ma visto il momento e il silenzio surreale di Torino, da tifoso nerazzurro non mi sento assolutamente tranquillo anche perché quello 0,01% dato da chi conosce le dinamiche dell’Inter a memoria, non può rendere felice il ragazzo del biscione. L’unica speranza, con Mourinho diretto forse al Bayern Monaco e Sarri ancora in corsa per l’Europa League, è chiudere al più presto con Antonio Conte, nella speranza di riuscire ad acquistare quella squadra virtuale che negli ultimi anni ha preso il sopravvento sul mercato non realizzato dall’Inter.
Sempre che Marotta non prenda un abbaglio per “acciughina”, ma chi ama veramente l’Inter sa che con Allegri l’ennesimo fallimento sarebbe già annunciato prima di cominciare.