DATTI ALL'IPPICA! solitamente è un invito benevolo, ma non troppo, a non occuparsi più dell'argomento o della questione di cui si parla, a spostare l'interesse su altro e non insistere in qualcosa che non riesce. In realtà però, il vostro interlocutore, senza saperlo, vi sta augurando un qualcosa che dovreste prendere alla lettera senza esitare. Chiunque di voi abbia avuto a che fare con un cavallo o sia stato in un ippodromo sa di cosa parlo. E lo sa bene anche Allegri.

MINNESOTA. Avete mai giocato un cavallo vincente? Allegri a quanto pare sì, e anche molto precocemente. È lasciando trasparire una certa nostalgia che, ad una domanda del giornalista in conferenza post Roma-Juve, conferma con la solita simpatica guascona sicurezza livornese di di aver giocato anche prima di quarant'anni fa, perché lui all'ippodromo di Livorno ci andava con il nonno a cinque anni. E un bel giorno, come chi ancora non capisce di corse ma possiede il precoce istinto misto alla fortuna del principiante, posò i suoi occhi su in cavallo di nome Minnesota. Non doveva essere un gran cavallo se l'allibratore gli disse che probabilmente avrebbe avuto più possibilità di allenare in serie A che di riscuotere il cavallo vincente. Ma quel cavallo vinse ed il resto lo conosciamo tutti.

IL DESTINO IN UN CAVALLO. non sappiamo quanto quella scommessa abbia influenzato i suoi futuri anni, probabilmente per niente, ma quello che è sicuro è che Allegrino certamente non aveva mai pensato di cambiare la scomessa, perché ci credeva, e quanto pare ci ha creduto tanto anche nel diventare prima calciatore e poi allenatore. Sappiamo che certamente è uno tosto, testardo al punto giusto, di quelli che ti mostrano il ghigno se serve. Come quando si diverte nel duellare con Sacchi, dopo la classica partita di Champions in cui gli si rimprovera di aver pensato più al risultato che al bel gioco. Come quando percula bonariamente Adani dicendogli che le cose troppo tattiche ad un certo punto gli danno noia. Come quando dice a Sconcerti, e a un po' tutta la categoria, che li aspetta al varco e che ha pazienza da vendere. Massimiliano è uno fatto così, non se le deve far prestare ed ha un repertorio riccamente variegato.

IL CAVALLO VINCENTE. Da Minnesota alla Juve, lui ha quasi sempre vinto. E quando non ha vinto ci è andato sempre molto vicino. E anche se un mio amico sostiene che andarci vicino conta solo a bocce, sappiamo tutti che non è così: vincere aiuta a vincere, andarci vicino pure. Ed il vero cavallo vincente è lui. I suoi risultati sono oggettivamente fuori discussione. La sua gestione di un gruppo composto da campioni, che a turno devono sedersi in panchina, anche. E quando c'è qualche malumore lo si risolve in famiglia, in sintonia con il perfetto stile Juve, e se non lo si risolve, a fine stagione si provvede con la società, sempre attenta agli equilibri dello spogliatoio e a preservare il ruolo chiave del suo Deus ex machina. 

LA NUOVA SCOMMESSA. Sono tra quelli che pensano che se La Juventus avesse vinto a Cardiff Allegri sarebbe andato via, sentendo conclusa pienamente la sua missione alla Juventus. Tre scudetti, tre Coppe Italia e una Champions League avrebbero spinto un saggio allenatore e chiudere un'esperienza nel migliore dei modi, lasciando da vincente. Ma non è andata così. Si è concesso così altro tempo e nonostante l'arrivo di nuovi calciatori, dopo qualche mese per trovare i giusti equilibri, ha fatto quadrato nuovamente e ci ha provato, trovando un nefasto rigore tra lui e la coppa dalle grandi orecchie. Quale sarà la sua nuova scommessa? Un biglietto aereo verso l'Inghilterra che lo aspetta a braccia aperte o il quinto tentativo di salire sul tetto  d'Europa? Tutti i tifosi della Juventus dovrebbero sperare che sarà la seconda.

RUOLO CHIAVE DELLA SOCIETA'. Se non mi cacciano resto. Sembrerebbe aver confessato questo, negli ultimi giorni, agli amici di una vita e non solo. Ecco che la palla passerebbe alla società, la quale sa bene di dover metter mano, e ha già iniziato da mesi, al rinnovo di una squadra con una difesa troppo matura, che ha dato tanto e forse tutto. Si dovrà decidere cosa fare di Dybala, che quest'anno nei tre davanti ha faticato più di quanto uno con la sua casse avrebbe dovuto. Con una forte offerta potrebbe partire. Il caso Alex Sandro, che quest'anno ha reso molto meno rispetto all'anno passato, insegna che bisogna lasciar andare, sempre inassando il giusto, chi forse ha qualcos'altro per la testa. L'arrivo di Caldara e Spinazzola non basteranno a dare sicurezza a livello europeo ad un reparto andato spesso in sofferenza contro il Real, sia nella finale sia nell'andata dei quarti. E se l'obiettivo è vincere in  Europa, devi mettere in conto che prima o poi incontrearai una grande. L'ottimo Emre Can ridarebbe linfa ad un centrocampo apparso affaticato anche negli ultimi sprazzi di campionato, escluso un Douglas Costa al top e un Cuadrado versione manna dal cielo a Milano.

LA SCELTA DI ALLEGRI. Il modo migliore per premiare l'allenatore sarebbe quello di mettere a disposizione di chi ha dimostrato di meritare fiducia una rosa ancora più competitiva, senza punti deboli. Anche se spendere come il Psg o il City è un'utopia, e neanche basterebbe, occorre che la società faccia uno sforzo in più, compatibilmente con l'invidiabile e sana politica dell'autofinanziamento del mercato. Se ci saranno queste condizioni Allegri non si farà sfuggire di mano l'occasione di poter scrivere altra storia da aggiungere a quella già impressa indelebilmente. Si recherà dall'allibratore e prenderà la scommessa Juventus vincente Champions 2018/2019, come fosse un Minnesota qualunque.

Paolo Costantino