Ho espresso il mio pensiero di chi poco più che decenne vedeva le fughe irresistibili del pompierone Nordhal, le giocate sopraffine di Pepe Schiaffino, le prime progressioni coast to coast di "Mazzola" Altafini, le veroniche alla Dominguin del divino Rivera, la più grande squadra rossonera mai vista forse più di nostalgia che era fatta da "mezzi" giocatori, nel senso che mezzi erano ormai per altri, ma non per un semplice cuciniere che ne ha fatto un cocktail formidabile.
E poi, il tonitruante periodo berlusconiano che per "pelle", forse di cultura personale molto più "caciavit" che "bauscia" non sono più  riuscito a sentire come quel Milan.
Ma ne ho ammirato la sequela di campioni e di grandi allenatori, di cui ieri nel salottino di Sky c'era un  rappresentante  che li ha fatti giocare molto diversamente da chi lo aveva preceduto e spompati in una concezione di calcio di cui ancora tuona dalle pagine della Rosea praticamente come un ossessivo disco rotto. Ad un certo punto Capello pone prima in studio e poi all'attuale "sognatore" milanista una semplice domanda. Perché andare uno su uno contro un Paris zeppo di gente che alla palla da' del tu, anche, se per la verità, è ancora un progetto di lavoro. Perché se c'è una cosa che non mi piace è proprio quello del "l'avevo detto". Che gli osanna dei Cardinale supporters, meglio degli Elliott supporters, si rivolgevano a un progetto tecnico sbagliato e a un progetto societario oscuro e di cui nessuno parla come di chi sia, ad esempio, il vero proprietario del Milan. Si dileggia tanto sulla Beneamata piena di debiti ma almeno è sulla scia di presidenti di tradizione, e si guarda al New Deal milanista su una scia che la tradizione e le proposte le ha gettate sprezzantemente nel cestino.
Ma io sono un giurassico tifoso che tento, appunto, di rispondere alla domanda di chi ieri sera la domanda l'ha fatta e con tutta l'autorità di farla. La domanda era semplice e diretta e lo spocchioso sognatore, che vive ormai una sorta di transfer onirico tutto suo, e che riprende il suo crudo capitano che ha "osato" esprimere un giudizio tecnico è la seguente? Chi ha visto il Milan? Voleva dire come concetto di squadra capace dei propri limiti e capace di imprese pur contro squadre di ben altra caratura. Lo spocchioso Pioli che ha vinto poco o niente non risponde a Capello che ha vinto tanto e molto più di lui. Ha un gesto di fastidio quando sente parlare di critica tattica di "uomo su uomo" lui che nel suo Milan, per ora solo sognato di tigrotti assaltatori, con giocatori tutti più votati all'attacco che alla difesa, vede qualcosa che non c'è. È pure fortunato, visto che è lui a dare, in un ruolo più allargato, il suo ok alle operazioni estive, perché, e chi poteva saperlo dietro alla faccina del bravo ragazzo, di chi consideravo un leader, ahimè, si nascondeva un ragazzino molto improvvido, per usare eufemismi molto buonisti. Non vuole vedere il suo uomo di centrocampo di maggiore talento correre affannosamente dietro al centrocampista avversario in una scriteriata disposizione difensiva dove opponi tali Krunic e Musah contro gente che se li mangia a colazione pure in allenamento.
Eppure il PSG, che francamente non è ancora una squadra ma è ancora un concentrato di talenti, viene messo in difficoltà dall'inizio spavaldo del Milan. Perdono palla spesso. Sembrano quasi confusi. Il Guru di Fusignano aveva sicuramente occhi luccicanti a vedere il suo credo messo in pratica dal suo allievo ideale. Pressing pressing pressing. Solo che quando il PSG capisce che può giocare da squadra e non da undici uno per sé e nessuno per tutti, il Milan se lo mangia e simbolicamente, direi, proprio nella corsa disperata, del suo migliore in mezzo al campo, dimostra quanto fastidio possano dare le semplici domande di chi molto ha vinto e che avrebbe molto da insegnare in atteggiamenti minimamente preventivi contro chi è  molto più forte di te seppure ancora "nu poco scumpinato" tanto per stare in tema sul prossimo incontro.
Pioli è un allenatore mediocre, attenzione, lo dico in senso latino e assolutamente non nel senso corrente. Orazio celebra la aurea mediocrità come il giusto stare nel mezzo e Pioli ne è l'esempio, anzi lo era, perché  lo stare nel mezzo non significa volare alto e nemmeno per la verità  andare troppo basso, ma oggi il nostro allenatore che finalmente, per merito suo e demeriti altrui, più suo che di altri, si ritrova finalmente dopo onestissimo carriera  e aurea mediocrità a vincere qualcosa, si deve essere sentito novello Icaro. Accetta, e chi non lo farebbe, ruoli superiori, approfitta di passi falsi pure societari, agguantando un quarto posto falso pure nei numeri come ho cercato e quindi è lui, il deux ex machina della nuova squadra ultraoffensiva messa in campo che, come dice Capello, e poco timidamente, con grande onestà intellettuale dice pure il suo capitano.

Sunto del discorso: non siamo dei campioni, tranne qualcuno e scendiamo con i piedi sulla terra. Pioli inanella un secondo record negativo. Dopo il filotto derby ora la prima squadra italiana a non segnare nemmeno un gol in cinque partite consecutive di Champions. Non mi piace sparare sui pianisti. Ma ci attende un Napoli che Garcia sta mettendo in piedi su basi nuove di manovra. È  ancora pure lui ancora "nu poco scumpinato" mi perdonino i napoletani per uso improprio della loro lingua non dialetto. Noti cabalisti e qui il due senza il tre viene prepotentemente alla ribalta come inquietante segnale premonitore. Del tipo guardare il volo degli uccelli prima di andare in battaglia. Zero gol e ieri, seppur contrarian, milanista rimango, sarei sceso in campo con il bastone a vedere lo sciagurato Pulisic, sprecare una perla millimetrica di Maignan, non andando alla conclusione. Pulisic di professione attaccante di quelli che tirano in porta oppure hanno paura a farlo. Non ha comunque paura Leao a farlo anche se le sballa proprio tutte. Accostarlo a Mbappe' è cosa totalmente impropria. Denigrarlo altrettanto. Appartiene, lui forse unico nel Milan di oggi, insieme a Theo e Maignan,  alla cerchia di chi è capace comunque di tirare fuori un coniglio dal cilindro.
Se scendiamo con i piedi per terra, siamo una squadra discreta. Non eccezionale come i salutatores della prima ora hanno osannato. Se oltre che attaccare, e attaccando pure segnamo poco, forse è meglio che pensiamo "nu poco", a difendere, visto che in tutta verità il Napoli non mi è sembrato poi così tanto "scumpinato", come sembra. Storicamente il Milan, ma quello che cita Capello, era capace di risorse mentali e di memoria storica, anima che i grandi campioni comunque lasciano, magari attaccate alle pareti degli spogliatoi e quindi di clamorose risposte.
Ma come Capello anche io, umile e romantico ottantenne caciavit difensivista, faccio: dov'è il Milan?