La prima giornata, vivace e con alcuni gol di pregevole fattura, ci ha lasciato in eredità le solite, e a volte anche stucchevoli, polemiche legate all’arbitraggio.
Anche in tempo di VAR, quando il campo non ti dà ragione, con qualcuno bisogna pur prendersela. È successo sia a Reggio Emilia da parte dell’Inter che a Torino, dove un furente Mazzarri è stato prima allontanato dal campo per le eccessive proteste, e poi non si è presentato in conferenza stampa nel post partita. Al suo posto il ds Petrachi che, a nome dell’allenatore, "Parlo io, se no Mazzarri si prende dieci giornate di squalifica…",  ed evidentemente anche della società, ha sostenuto che la partita è stata decisa dagli arbitri, rei di non essere intervenuti su una spinta in area ai danni di Iago Falque. A mio avviso non è stato così, ma, leggendo che quest’anno la tecnologia sarà usata meno, prepariamoci ancora a molte lamentele e proteste. Oggi tocca al Toro, esaminiamo pregi e difetti.

Concluso il ritiro di Bormio con tre vittorie contro avversari abbastanza modesti (Bormiese, Pro Patria e Renate), i granata hanno poi alzato il livello per affinare la preparazione e testare la tenuta  psico-fisica della squadra. Si sono scontrati contro il Nizza, ottavo lo scorso anno in Ligue 1, i brasiliani della Chapecoense, il proibitivo Liverpool, infatti è arrivata l’unica sconfitta del precampionato, ed infine in Coppa Italia contro il sorprendente Cosenza neopromosso in Serie B dopo una splendida cavalcata nei play off. In tutti questi incontri Walter Mazzarri, subentrato a gennaio al posto dell’esonerato Mihajlovic, ha plasmato la squadra secondo i suoi dettami tattici. Già dopo qualche mese il suo arrivo la squadra aveva cambiato volto, passando dal 4-3-3 del serbo al 3-4-1-2 o 3-4-3 (a seconda degli interpreti in campo).  Tra le montagne si è lavorato sul 3-5-2, tanto caro al mister di San Vincenzo, provato assiduamente nelle amichevoli. Nei test che contavano è partito dall’inizio (a parte un paio di cambi in qualche partita) sempre l’undici che ha affrontato la Roma.

In porta è stato confermato, nonostante diverse sirene di mercato, Salvatore Sirigu, uno dei migliori numero uno dell’intero campionato, che fa dell’affidabilità la sua arma migliore, sempre attento e reattivo per sventare i pericoli. In panchina, e pronti all’occorrenza, l’uruguaiano Ichazo e l’esperto Rosati prelevato dal Perugia. Vanja Milinković-Savić, eccellente battitore di punizioni, insolito per un portiere, è andato in prestito alla Spal.

Per la difesa è arrivato Armando Izzo dal Genoa, che insieme a Moretti e N’Koulou forma il trio di centrali titolari. Saltato l’arrivo di Lucas Verissimo, difensore brasiliano del Santos (il cui tira e molla è andato avanti diverse settimane prima di concludersi in un nulla di fatto), il direttore Petrachi ha virato sul connazionale (molto meno costoso) Bremer dell’Atletico Mineiro e sul franco-ivoriano Koffi Djidji del Nantes. Lyanco è ancora alle prese con problemi al piede e non si conosce la data del suo rientro.

Sugli esterni, fondamentali per il 3-5-2, poiché devono ricoprire tutta la fascia e rientrare ed arrivare al cross sul fondo con i tempi giusti, ci sono un buon numero di giocatori (chi con caratteristiche più difensive, chi con maggiore propensione offensiva). A Lorenzo De Silvestri, Cristian Ansaldi e gli adattati Berenguer, Parigini (rientrato dal prestito al Benevento) e Aramu (rientrato dal prestito alla Virtus Entella), si è aggiunto il ventunenne terzino destro Ola Aina arrivato in prestito dal Chelsea. 

Antonio Barreca, prodotto del vivaio, è stato ceduto al Monaco; a Cristian Molinaro (andato al Frosinone) e Nicolas Burdisso (ancora svincolato) non è stato rinnovato il contratto; Avelar è stato nuovamente prestato al Corinthians; Kevin Bonifazi è andato in prestito alla Spal; l’albanese Arlind Ajeti ha rescisso il suo contratto ed è ancora in cerca di una sistemazione all’estero.

La cerniera di centrocampo, forse il reparto più sguarnito, è composta da Rincon, Baselli e dal nuovo arrivo Meité (prelevato dal Monaco). L’ultimo giorno di mercato ha visto il ritorno in Italia di Roberto Soriano, dopo diversi anni nelle Liga alle dipendenza del Villarreal. Completa il reparto il giovane serbo Sasa Lukic, rientrato dal prestito al Levante in Spagna. Hanno fatto le valige Joel Obi (Chievo), Afriyie Acquah (Empoli), Mirko Valdifiori (Spal) e lo svedese Samuel Gustafson (Verona).

Le note dolenti, per così dire, ci sono in attacco, dato l’eccessivo numero di giocatori in questo ruolo. Sul finire della scorsa stagione mister Mazzarri, per fare chiarezza, aveva dichiarato che voleva solo quattro attaccanti. Due sarebbero partiti dall’inizio e gli altri due, la maggior parte delle volte, sarebbero subentrati a partita in corso. Il ragionamento era orientato al fine di avere tutti coinvolti al 100% nel progetto. Il campionato si è chiuso con sette attaccanti, e adesso sono nuovamente sette. Partito ancora Lucas Boyé in prestito in Grecia all’AEK Atene, dopo il mancato  riscatto del Celta Vigo, restano: capitan Belotti, Ljajic, Iago Falque, Simone Edera, Niang e Damascan (moldavo ma di nazionalità rumena prelevato dal Sheriff Tiraspol). A questi si è aggiunto Simone Zaza, arrivato in prestito dal Valencia (prestito a 2 milioni di euro, con riscatto a 12 milioni), scippato alla concorrenza della Sampdoria nelle ultimissime ore di calciomercato. Il conto arriva a otto se si conta anche il giovane Butic che, promosso dalla primavera in prima squadra, però difficilmente vedrà il campo.

C’è tempo almeno fino al 31 agosto per tagliare gli esuberi. Sarà fondamentale, a mio parere, non sbagliare le cessioni. Un primo malumore c’è stato da parte di Iago Falque, subito dopo la partita contro i giallorossi, per la sua posizione di “uomo in bilico” sul mercato con l’arrivo del nazionale italiano. Lo sfogo era indirizzato più a qualche media che alla società, che nei fatti, respingendo un’allettante offerta del Siviglia (si parla di 20 milioni di euro), ha dimostrato la sua centralità nel progetto. Gli indiziati principali ad andare altrove sono Ljajic e sopratutto il separato in casa Niang (non convocato per la prima di campionato e poco utilizzato anche nelle amichevoli). Se per il serbo si è registrato qualche timido interessamento da parte di club turchi, sul senegalese c’è forte lo Zenit. Non sarà facile convincere il bizzoso giocatore ex Milan a trasferirsi in Russia, già rifiutata lo scorso anno (Spartak Mosca).

Il debutto in campionato, come detto, è stato buono. Il maggiore tasso tecnico della Roma è stato annullato ed imbrigliato dall’affiatamento tattico mostrato dagli uomini di Mazzarri. Con tanta corsa e linee strette si è impedito il fraseggio degli avversari rendendoli poco pericolosi in zona gol. Su tutti ottime le prove di Berenguer, che, in un ruolo non propriamente suo, ha interpretato alla perfezione l’esterno sinistro a centrocampo, e Maité onnipresente in tutte le zone del campo. Ha ben figurato anche il giovane Ola Aina, entrato al posto dell’infortunato De Silvestri, pur con un pizzico di inesperienza soprattutto nell’azione che ha portato al gol avversario. Per un soffio non è riuscito ad intercettare di testa il pallone crossato in mezzo da Kluivert e poi messo in rete, con una magia, da Dzeko

In fase di non possesso il 3-5-3 del Torino si è trasformato in un 5-3-1-1. Gli esterni di centrocampo sono scalati in difesa e Iago Falque (molto bravo a saltare spesso l’uomo) si posizionava dietro Belotti. A centrocampo Rincon aveva il compito di recuperare palloni e quando la squadra saliva si sganciava fino al limite dell’area avversaria. Non a caso proprio il venezuelano ha sfiorato il gol con un gran bel tiro che ha centrato la traversa. Centrocampisti ed attaccanti attuavano un pressing forsennato. Infatti, i maggiori pericoli si sono avuti quando la Roma scavalcava il centrocampo per innescare gli esterni d’attacco. Unica pecca un Belotti apparso ancora indietro di condizione, troppo statico e poco incisivo in area di rigore.

In definitiva, a mio parere, la rosa del Torino è un po’ squilibrata. Troppa abbondanza in attacco, poche alternative  in mediana, mentre i giocatori di fascia hanno caratteristiche poco consone al modulo proposto dall’allenatore. I panchinari, se non si trova una soluzione, alla lunga potrebbero creare malcontento nello spogliatoio. La questiona va risolta quanto prima. A dispetto di ciò, è un buon gruppo che dovrebbe poter lottare almeno per un piazzamento in Europa League. In caso contrario sarà un fallimento. 

Prossimo appuntamento Inter-Torino, col ritorno dell’ex Mazzarri a Milano contro i nerazzurri feriti e vogliosi di riscatto. Si preannuncia una bella partita e, per una delle due, già si potrebbe iniziare a parlare di crisi. Che vinca il migliore!