La prima edizione della Conference League parla italiano grazie alla Roma che nella finale di Tirana batte uno a zero il Feyenoord e porta a casa la competizione.
Una vittoria speciale per i giallorossi che vincono il loro primo trofeo internazionale e per Mourinho che oltre a mettere in bacheca il quinto titolo europeo è anche il primo allenatore a vincere in tutte le competizioni Uefa per club. È stata una finale più complicata del previsto per i giallorossi che vincono grazie ad una fase difensiva impeccabile e ad un’unità di intenti che sembra essere anche il primo punto dal quale ripartire la prossima stagione per cercare di alzare l’asticella e magari riportare i giallorossi in lotta per qualcosa di più della zona Europa League.

Per avere la meglio sugli olandesi e portare nella Capitale il trofeo Mourinho si è affidato all’undici tipo risolvendo il ballottaggio della vigilia tra Mkhitaryan e Zaniolo facendolo diventare un non ballottaggio: alla fine, infatti, giocano entrambi con l’armeno (recuperato in extremis dall’infortunio) nel ruolo di mediano di costruzione al fianco di Cristante e Zaniolo, avanzato al fianco di Pellegrini,ad agire alle spalle di Abraham.
Gli olandesi dal canto loro rispondono con il consolidato 4-3-3 che spesso in fase di costruzione diventa un 4-2-3-1 con Til alle spalle del bomber Dessers. Primo tempo avaro di emozioni con gli olandesi in netto vantaggio dal punto del possesso palla e i giallorossi ancorati alla loro fase difensiva in attesa di ripartire in contropiede.

Il grande possesso da parte del Feyenoord è figlio soprattutto di un pressing alto e feroce che poco permette agli uomini di Mourinho di ragionare con la palla tra i piedi provocando, quindi, spesso scelte sbagliate come dimostrano i tanti cambi di gioco sbagliati dai giallorossi nella prima parte di gara.
Nonostante il pressing ed il possesso, però, arginare la difesa della Roma è quasi impossibile per la squadra di Slot che non riesce mai a far diventare pericolose le proprie azioni visto che vengono sempre bloccate sul più bello dall’attenta retroguardia avversaria.
Il problema più grande per Mourinho diventa Mkhitaryan con il centrocampista costretto ad uscire dopo un quarto d’ora per il riacutizzarsi dell’infortunio portando così il tecnico portoghese a puntare su Oliveira.

Per accendersi la partita ha bisogno di un episodio che puntualmente arriva al minuto 32’: giro palla della Roma che sulla trequarti avversaria porta la palla da sinistra a destra fino a Mancini che anziché continuare verso Karsdorp scodella verso l’area di rigore, Trauner cerca l’anticipo ma è fuori tempo e la palla finisce su Zaniolo che dopo aver controllato alla meno peggio di petto anticipa di sinistro sia l’intervento di Aursnes che del portiere avversario segnando così il gol del vantaggio. L’uno a zero giallorosso non cambia di tanto i piani della partita con la Roma che torna ad occupare bene la propria metà campo e gli olandesi che faticano a trovare spazi tra le maglie avversarie e che chiudono la prima frazione solo con una conclusione dalla distanza di Kocku parata in due tempi da Rui Patricio.

Nella ripresa lo spartito cambia sin da subito con gli olandesi che schiacciano sull’acceleratore per riprendere la partita e la Roma che inizia ad avere i primi segni di stanchezza figli di un primo tempo giocato ad alto ritmo per evitare gli attacchi avversari. La prima occasione per il pareggio arriva già dopo pochi secondi di frazione con Trauner che sugli sviluppi da corner si avventa sulla sfera e colpisce il palo, sulla respinta arriva Til ma Rui Patricio è attento e mette in angolo.
Passano pochi minuti e per il Feyenoord arriva un altro legno: botta dalla distanza di Malacia che trova la pronta risposta del portiere portoghese che spedisce sulla traversa il pallone.
La sfuriata offensiva degli olandesi termina però qui con la Roma che torna performante di difesa e che prova in contropiede a colpire gli avversari ormai sbilanciati come dimostra l’azione di Abraham fermato con le cattive da Senesi (tutto regolare però per l’arbitro) quando era ormai lanciato verso la porta avversaria.
Il blocco alle azioni offensive del Feyenoord arriva anche grazie ai cambi di Mourinho che sostituisce Zaniolo con Veretout (per una Roma più difensiva e ancora più compatta) e Zalewski con Spinazzola (ormai recuperato dal lungo infortunio). L’ultima parte di partita regala quindi poche emozioni con gli olandesi mai vicini al gol del pari e i giallorossi che invece si vedono respinti dal portiere avversario i tentativi di raddoppio di Veretout e Pellegrini.

Termina così 1-0 per gli uomini di Mourinho che al fischio finale non trattiene le lacrime per la vittoria dei suoi in una finale cercata e inseguita sin dal turno preliminare contro i turchi del Trabzonspor. Vittoria di gruppo quella della Roma, dell’organizzazione difensiva con il trio Mancini-Smalling-Ibanez in copertina grazie ad una prestazione di altissimo livello aiutata anche da un Cristante inesauribile nel rincorrere gli avversari in ogni zona del campo.
È la vittoria di Zaniolo, che in attesa di capire se rimarrà in giallorosso anche in futuro (diventando magari uno dei simboli del progetto Friedkin), che grazie al suo gol permette ai compagni e ai tifosi di festeggiare al triplice fischio dell’arbitro. È la vittoria dei Friedkin che dimostrano che in Italia non è poi impossibile vincere con proprietà estere (e che con Inter e Milan sembrano essere in buona compagnia nel club dei proprietari esteri in Italia).
È la vittoria del popolo giallorosso che ha seguito con passione tutta la stagione come dimostrano i sold-out dello stadio Olimpico.
Ed è soprattutto la vittoria di José Mourinho che dimostra ancora una volta quanto l’allenatore può fare la differenza in questo sport.

Ora, finiti i meritati festeggiamenti, bisognerà capire in quale direzione andrà la Roma che come detto in precedenza la prossima stagione sarà chiamata ad alzare l’asticella sia in campionato che in Europa (League).