"Il calcio è semplice, ma è difficile giocare semplice"

Parola di Johan Cruijff, un grandissimo in campo ed in panchina. In campo è stato un grandissimo anche Andrea Pirlo, se lo sarà anche in panchina sarà solo il tempo a rivelarcelo. Andrea Pirlo l'allenatore della Juventus lo è da appena due mesi eppure di lui si è già detto molto, probabilmente troppo. Arrivato un po' a sorpresa quando circolavano nomi di allenatori ben più affermati come Pochettino, Zidane e Simone Inzaghi, ha subito diviso l'opinione pubblica sportiva. Predestinato per molti, completamente inadeguato per molti altri. Il convincente 3-0 allo Stadium all'esordio contro la modesta Sampdoria ha portato una ventata di entusiasmo che a posteriori si può senza alcun dubbio giudicare eccessiva. Sul campo sono seguiti infatti due pareggi, entrambi in trasferta, contro Roma e Crotone. Due partite dall'andazzo simile ma che, dato il minore spessore della compagine calabrese, hanno generato reazioni ben diverse. La Juventus in entrambi i match si è riscoperta lenta e fragile, riportando immediatamente alla memoria la travagliata annata sarriana. Una costante nelle prime tre partite della stagione è stato il modulo: 3-4-1-2. Con l'utilizzo di Danilo come terzo di destra in difesa e del giovane Frabotta, in realtà un terzino puro, come esterno sinistro di centrocampo la Juventus è stata schierata in maniera tale da poter passare ad un più scolastico 4-4-2 in fase di non possesso, con il trequartista che scala ad esterno sinistro. O almeno, questa era l'idea di fondo. La Juventus in realtà è apparsa piuttosto disordinata e incapace di difendere, sia in situazioni di difesa schierata, che soprattutto in transizione, quando i tre difensori si sono trovati spesso a fronteggiare da soli le sortite offensive degli avversari. La fase offensiva non ha certo fatto da contraltare alla precaria fase difensiva. Nonostante un enorme potenziale offensivo se si escludono le grandi giocate individuali la Vecchia Signora fatica ancora a creare gioco e rendersi pericolosa anche contro avversari decisamente alla portata. Le attenuanti non mancano di certo. Dybala, il giocatore più importante nell'economia della fase offensiva juventina non ha ancora messo piede in campo. De Ligt, il miglior difensore in rosa, starà fuori ancora per un mese. Arthur, unico centrocampista bianconero dotato di una tecnica e una visione di gioco degne di nota, non è ancora al top della forma. Paradossalmente però la Juventus ha convinto in alcuni tratti di gara, quelli in cui è rimasta in 10. Sia a Roma che a Crotone le espulsioni sembrano aver giocato a favore dei bianconeri, fino a quel momento spenti e in sofferenza. In inferiorità numerica la Juve ha tenuto di più il pallino del gioco, sofferto di meno e prodotto più occasioni da gol. All'Olimpico ha trovato il pareggio con Cristiano Ronaldo, allo Scida ha addirittura sfiorato il 2-1 con il palo di Morata fino addirittura a trovarlo qualche minuto dopo sempre per merito del centravanti spagnolo salvo vedere poi l'annullamento del gol per un millimetrico fuorigioco rivelato dal VAR. Come spiegare questa strana tendenza? Probabilmente ciò è dovuto al fatto che, una volta trovatosi in inferiorità numerica, l'allenatore bianconero ha ridisegnato la squadra con un 4-4-1, più efficace e meno cervellotico. Meno sorprese, meno protagonismo e più pragmaticità. Questa è la strada da seguire. Pirlo si trova ad allenare una grande squadra, a gestire un gruppo di campioni. Una squadra che, come dimostrato dall'esperienza di Sarri, non ama essere oppressa in rigidi schemi ma deve essere solo posta nella condizioni migliori di esprimere il suo potenziale.
Pirlo avrà il suo tempo, la dirigenza crede in lui e lo difenderà nei momenti difficili, ma deve avere l'intelligenza di fare un passo indietro, affinché la Juventus possa fare un passo avanti.