La sfida contro la Roma, in coda all’ottava giornata di campionato, inaugura un nuovo ciclo di partite nel quale la Juventus è chiamata a confermare i progressi esibiti nelle ultime prove contro Chelsea e Torino, prima della sosta per le nazionali, e a compiere un ulteriore e forse definitivo salto di qualità che possa rilanciarne le ambizioni di classifica dopo il difficile avvio di stagione. Prima la Roma allo Stadium, poi la trasferta di San Siro contro l’Inter, intervallate dal viaggio a San Pietroburgo per cercare di mettere una forte ipoteca sul passaggio del turno in Champions League, diranno forse le parole decisive sul ritrovato stato di salute della squadra bianconera.

La lunga attesa per il posticipo domenicale si esaurisce una mezz’ora prima del fischio di inizio, quando i canali di comunicazione della società annunciano la formazione scelta da Allegri. Si entra in clima partita. La composizione dell’allenatore bianconero non presenta particolari sorprese rispetto alle attese. In porta gioca Szczesny. Davanti a lui, al centro della difesa, assente De Ligt per un problema muscolare, tocca alla coppia antica, quella formata da Bonucci e Chiellini, i due professori di Harvard, per citare una delle poche battute azzeccate offerte da Mourinho negli ultimi anni. Danilo a destra e De Sciglio a sinistra completano il reparto arretrato. Locatelli e Bentancur sono la coppia chiamata a governare il cuore del centrocampo. Cuadrado agirà sulla fascia destra, con Bernardeschi largo a sinistra nella posizione solitamente occupata da Rabiot, escluso dalla partita a causa della positività al covid. In avanti spazio per Chiesa e Kean. Morata, appena recuperato, si accomoda in panchina, pronto a subentrare a gara in corso.

La Roma si presenta con il consueto 4231 di Josè Mourinho. Anche in questo caso, le scelte del tecnico non si discostano dalle previsioni della vigilia. Rui Patricio a difendere la porta, Karsdorp, Mancini, Ibanez e Viña in difesa. Veretout e Cristante in mediana con Zaniolo, Pellegrini e Mkhitaryan a formare il trio di trequartisti che avrà il compito di supportare l’unica punta Abraham, recuperato all'ultimo momento per la sfida di Torino dopo il leggero infortunio subito in nazionale.
Il nuovo super spot dello sponsor del campionato, ridicolo al punto da non poter nemmeno essere definito brutto, apre il collegamento di Dazn. Guidate dall’arbitro Orsato, le due squadre, vestite con i loro colori tradizionali, fanno il loro ingresso in campo. Nonostante il recente aumento della capienza disponibile, lo Stadium, soprattutto nelle due tribune, presenta tanti, troppi seggiolini vuoti. Il bianco dei posti rimasti invenduti risalta dalle varie inquadrature televisive, rilanciando ancora una volta un grido di allarme riguardo la politica dei prezzi applicata dalla società in questi ultimi anni. Sessanta euro per un curva, specialmente in un periodo come questo, rappresentano un ostacolo invalicabile per la maggior parte degli appassionati. 
Esaurite le solite formalità iniziali, la partita può finalmente cominciare.

La Juventus si presenta immediatamente dalle parti di Rui Patricio con un tiro di Bernardeschi, servito da un lancio profondo di Danilo, che non preoccupa più di tanto il portiere portoghese, poi è la Roma a cercare di prendere in mano le redini della sfida. I giallorossi si presentano nell’area avversaria con un colpo di testa Ibanez, sugli sviluppi di un calcio di punizione battuto da Pellegrini, parato da Szczesny. L’episodio, con il difensore della Roma lasciato libero di colpire il pallone di testa all’altezza del secondo palo, rinnova ancora una volta tutti i dubbi nutriti sull’opportunità di continuare a marcare a zona dentro l’area di rigore anche in occasione di situazioni di evidente pericolo come possono essere i calci piazzati.  
Nei primi momenti dell’incontro, la Roma manovra il pallone nella metà campo avversaria, muovendolo in velocità tra i suoi centrocampisti e cercando lo sbocco sui due esterni, più Zaniolo che Mkhitaryan in questa fase. Da un’iniziativa insistita del numero 22 romanista, nasce per Pellegrini l’opportunità di battere a rete dal limite dell’area. La provvidenziale deviazione in scivolata di Chiellini evita seri problemi per Szczesny. La Juventus attende. Lascia giocare l’avversario, compattandosi negli ultimi trenta metri sulle solite due linee da quattro, dietro le quali la squadra sta ritrovando una forte solidità. In possesso palla, il piano di gara prevede un’impostazione da dietro con tre centrali. Danilo scivola sulla stessa linea di Bonucci e Chiellini per permettere ai due esterni, Cuadrado a destra e De Sciglio sul lato opposto, di aprirsi completamente nel tentativo di offendere la difesa romanista sfruttando l’ampiezza del campo.  L’idea tattica, già intravista al calcio d’inizio con la combinazione tra Danilo e Bernardeschi, si dimostra vincente al primo vero affondo.
Cuadrado dalla destra, appena dentro la metà campo romanista, taglia tutto il campo con un lancio che trova De Sciglio libero all’altezza del vertice sinistro dell’area di rigore. Il terzino controlla, rientra sul destro saltando Zaniolo e calibra un cross perfetto che cade all’altezza del secondo palo dove irrompono Bentancur e Kean che battono sul tempo i difensori avversari. Nasce una piccola carambola con un primo colpo di testa del centrocampista uruguaiano e la deviazione decisiva, sempre di testa, dell’attaccante. Rui Patricio non può nulla, la Juventus passa in vantaggio al quarto d’ora di gioco. 
​Il risultato di svantaggio annacqua l’intraprendenza mostrata fino a quel momento dai giallorossi che, attorno alla metà del primo tempo, perdono Zaniolo per un problema muscolare. Al suo posto Mourinho manda in campo El Shaarawy. La partita vive un momento di sensibile abbassamento del ritmo e dell’intensità. Con la Roma che non sembra in grado di organizzare una vera reazione, tocca alla Juventus gestire il pallone e lo fa come sempre in maniera anche fin troppo conservativa. Mourinho, al quale nonostante una discreta antipatia non si può non riconoscere una grande preparazione tattica, sceglie in questa fase del gioco di limitare i danni e di non concedere alla Juventus l'opportunità per ripartire nello spazio. La Roma attende le iniziative bianconere compattandosi all’interno della propria metà campo, senza lanciarsi immediatamente in pressione alla ricerca della palla. Con la squadra giallorossa raccolta all’indietro, va in scena una serie di passaggi tra Danilo, Bonucci e Chiellini che a tratti sembra infinita. La Juventus non prende serie iniziative per cercare la via della porta una seconda volta, preferendo un palleggio volto più al controllo del risultato. L’idea tattica è sempre quella di muovere il pallone da una parte all’altra del campo e di colpire sfruttando l’ampiezza del campo ma l’applicazione non si rivelerà più particolarmente efficace. La Roma copre bene il campo, schierandosi a sua volta su due linee di quattro uomini e, soprattutto, quando la Juventus manovra il pallone con i tre difensori, Abraham gioca praticamente a uomo su Bonucci, negandogli la possibilità di lanciare. E’ evidente la scelta di Mourinho di marcare il regista arretrato bianconero, lasciando a Chiellini la possibilità di impostare. L’idea del tecnico portoghese si rivela corretta. Sul piede sinistro del capitano muoiono sul nascere quasi tutte le azioni bianconere. Privo di rifornimenti, Chiesa appare completamente fuori partita. Schierato da punta riceve pochi palloni, prevalentemente spalle alla porta. Li sbaglia quasi tutti. Si fa davvero fatica a comprendere il motivo per cui ancora si cerchi una nuova posizione in campo per un ragazzo che da ala destra (oppure attaccante esterno, come si dice oggi) ha già dimostrato di avere le qualità per affermarsi come un giocatore di livello mondiale. 

La partita attraversa una fase di stallo. Il ritmo cala talmente tanto che la Juventus in almeno un paio di occasioni si addormenta palleggiando. Cuadrado, in giornata poco ispirata, scivola nel tentativo di controllare il pallone, aprendo il campo all’azione di Abraham chiuso, ormai giunto in area, dal provvidenziale recupero di Danilo. Passano pochi minuti e, quando ne mancano solo cinque alla chiusura del tempo, Chiellini in impostazione maltratta il pallone favorendo il recupero di Mkhitaryan. Si innesca una ripartenza giallorossa che porta Abraham in piena area di rigore. Il centravanti inglese salta Bonucci ma viene chiuso, un attimo prima di battere a rete, da un grande intervento di Danilo. Il pericolo però non cessa. La palla arriva sui piedi di Mkhitaryan, sul lato corto dell’area di porta. Szczesny, in uscita bassa e disperata, lo colpisce. Orsato fischia il rigore. Nei momenti immediatamente successivi all’intervento dell’arbitro il pallone, dopo una serie di rimpalli, tra cui un tocco con la mano di Mkhitaryan, finisce in rete. I giocatori della Roma protestano per la mancata concessione del vantaggio, quelli della Juventus segnalano all’arbitro che il guardalinee ha la bandiera alzata per sanzionare il fuorigioco di Mkhitaryan. Vanno in scena alcuni minuti di confusione, in cui si capisce poco di quello che accade in campo. Il tifoso bianconero, rassegnato al pareggio, si ritrova a maledire l’evidente calo di tensione esibito dalla squadra negli ultimi minuti. Un calo inaccettabile, soprattutto quando si pretende di giocare una partita di tipo conservativo. Prima Cuadrado, poi Chiellini, con due gravi errori tecnici, hanno regalato l’occasione agli avversari di riequilibrare il risultato. Il consulto del Var termina. Mkhitaryan è in posizione regolare in quanto il pallone gli è arrivato direttamente dall’intervento di Danilo su Abraham. Il fallo di Szczesny, che viene ammonito, è invece evidente fin dai primi replay. Il rigore è confermato. Dopo una nervosa discussione con Abraham, deciso ad assumersi la responsabilità di battere dal dischetto, Veretout, come prevede la gerarchia, prende il pallone. Il francese calcia rasoterra alla sinistra di Szczesny. Il tiro non è forte e nemmeno particolarmente angolato. Il portiere polacco si distende e respinge. Sulla ribattuta Chiellini chiude in angolo il tentativo di Mancini che protesta non si capisce bene per quale motivo. La Roma, mancata l’occasione più grande, inizia a dare segni di un nervosismo che diventerà sempre più evidente nella seconda parte di gara. Scampato il pericolo, la Juventus si ricompone e conduce in porto gli ultimi minuti senza più correre rischi.

Al duplice fischio dell'arbitro Orsato che decreta la fine del primo tempo, il tifoso bianconero abbandona la solita postazione davanti alla tv. È necessario qualche passo per smaltire la tensione accumulata nei concitati minuti finali e per andare a leggere qualche messaggio delle solite chat di whatsapp. Puntuale, sullo smartphone rigorosamente lasciato in un'altra stanza, lampeggia la famosa icona verde. La riflessione è incentrata sulla coppia d’attacco composta da Chiesa e Kean. L’impressione che lasciano è la stessa che già avevano suscitato nel derby contro il Torino. Pur con caratteristiche fisiche differenti, entrambi sono giocatori che ricercano la profondità, letali, soprattutto Chiesa, quando possono puntare l’avversario, meno portati invece a giocare con la squadra. L’immagine che offrono come coppia è quella di due linee rette parallele. Per quanto possano essere allungate all’infinito, sono destinate a non incontrarsi mai.

Una breve discussione tra Orsato e Cristante anticipa il rientro in campo. Il centrocampista chiede spiegazioni all’arbitro per la mancata concessione del vantaggio in occasione del calcio di rigore fallito da Veretout. Orsato chiude la discussione con una battuta “non vorrai dare la colpa a me se avete sbagliato il rigore.” Dopo il gol di Turone (che ancora vive nella letteratura giallorossa nonostante la confessione dello storico moviolista Carlo Sassi di aver manovrato le immagini per far sembrare regolare un gol che in realtà venne segnato in fuorigioco)  e la rimessa laterale di Aldair, arriva dunque un altro episodio dal quale i cantastorie romanisti sapranno, grazie alla loro arte inimitabile, trarre spunto per un nuovo decennio di inutili polemiche  e lamenti. Nessuno ovviamente ricorderà il tocco con la mano di Mkhitaryan che avrebbe comunque portato all’annullamento del gol e alla concessione del rigore poi sbagliato.

Inizia la ripresa ed è subito la Juventus a rendersi pericolosa. Chiesa, da posizione centrale, allarga sulla sinistra per De Sciglio. Il cross, ancora una volta perfetto del terzino, raggiunge il centro dell’area di rigore dove Bernardeschi inventa una spettacolare rovesciata che mette in difficoltà Rui Patricio. Sull’incerta respinta del portiere si avventa Kean che da non più di quattro metri calcia in curva sud un’occasione enorme. Il replay evidenzia il notevole gesto atletico e tecnico di Bernardeschi che avrebbe meritato maggiore fortuna. La partita attraversa un momento in cui la Juventus sembra poter prendere il sopravvento. La squadra di Allegri gioca per diversi minuti stabilmente nella metà campo avversaria andando di nuovo al tiro con De Sciglio e poi con Bernardeschi. La brutta prova di Chiesa e anche di Cuadrado, particolarmente approssimativo nella gestione del pallone, probabilmente è la causa per la quale la Juventus non riesce a capitalizzare il momento di superiorità. Chiesa si muove, cerca varchi per sprigionare la sua velocità ma continua a ricevere pochi palloni e a sbagliarli tutti.
La Roma si ripresenta dalle parti di Szczesny intorno alla metà del secondo tempo con una conclusione di Veretout fuori di poco e un’iniziativa di Vina chiusa in angolo da Chiellini. L’agonismo dilaga sul terreno di gioco, la partita assume i connotati della battaglia. Si moltiplicano, scontri, contrasti e proteste. Orsato non perde occasione per assecondare con un fischio ogni caduta da parte dei giallorossi, concedendo alla Roma diversi calci di punizione in prossimità dell’area bianconera. Tra i tanti falli rimediati, Pellegrini cerca il colpo grosso rimanendo a terra in area dopo un contrasto con Chiellini. Karsdorp butta immediatamente fuori il pallone. Tanti giocatori della Roma si avvicinano ad Orsato. Si apre la revisione del var ma i replay mostrano subito la mancanza di qualsiasi irregolarità. Il gioco riprende tra il malumore dei giallorossi e del loro tecnico. Dal settore ospiti si alza il solito patetico coro “sapete solo rubare”, figlio di una frustrazione ormai secolare.

Allegri interviene sulla sua squadra cambiando il reparto di attacco. Finisce la partita di Kean e Chiesa, autore forse dalla prova peggiore da quando veste la maglia della Juventus, inizia quella di Morata e Kulusevski. Nel giro di pochi minuti il tecnico bianconero manda in campo anche Arthur con il chiaro scopo di offrire all’azione un approdo sicuro in fase di palleggio. Gli lascia il posto Bernardeschi che uscendo riceve il meritato applauso da parte del pubblico. Le sostituzioni sembrano orientate al controllo del risultato. La squadra adesso si difende con cinque uomini. Non si registrano più grandi occasioni da rete ma il torpore del primo tempo ha lasciato spazio ad un clima di forte agonismo. Nella battaglia risalta Bentancur, autore di un’ottima prestazione nella quale ha offerto un contributo di intensità, contrasti e palloni recuperati a tutto campo. Un giocatore forse sulla via del pieno recupero dopo i traumi subiti lo scorso anno a  causa dell’impatto con il “calcio liquido” di Pirlo. 
Le sostituzioni di Allegri ottengono l’effetto desiderato. La squadra mostra una maggiore sicurezza nel controllo del pallone, trovando davanti in Morata e Kulusevski due elementi più adatti a fornire punti di riferimento per la manovra. Nonostante la carta Shomurodov, calata nel finale da Mourinho al posto di Veretout, la Roma non riesce a creare vere occasioni per segnare. Si affida a cross, trova spesso deviazioni che le permettono di battere qualche calcio d’angolo di troppo ma, alla resa dei conti, l’unica conclusione verso la porta è un tiro di Cristante deviato in angolo da Bonucci.
Allegri nei minuti finali concede spazio anche ad Alex Sandro. Gli lascia il posto De Sciglio, protagonista di un’ottima prestazione, che esce tra gli applausi  convinti di tutto lo stadio. Con la sconfitta che ormai lo guarda negli occhi, Mourinho, scontento per i tre minuti di recupero segnalati, mette da parte il finto aplomb esibito per tutta la gara e si scaglia contro il quarto uomo. Orsato è costretto ad intervenire per placare il tecnico portoghese. Lo Stadium non perde l'occasione per ribadire ancora una volta la sua forte avversione nei confronti di questo individuo. Mentre Mourinho rivolge ai tifosi juventini il segno tre, per ricordare alla curva bianconera che lo insulta i suoi successi con l’Inter, ormai impolverati dal tempo e destinati presto all’oblio, i minuti di recupero scivolano via senza particolari emozioni. 

La partita si conclude. La Juventus ottiene la sua terza vittoria consecutiva, ancora una volta per 1-0, al termine di una partita certamente non bella, nel corso della quale la squadra di Allegri ha evidenziato troppi errori di misura in fase di palleggio e, nel finale del primo tempo, vistosi cali di concentrazione che hanno permesso alla Roma di sfiorare in un paio di occasioni il gol del pareggio. In particolare non è piaciuto l’atteggiamento della squadra nella seconda parte del primo tempo, quando, con la Roma schierata a protezione della propria metà campo, la Juventus non ha saputo trovare alternative ad un palleggio sterile e conservativo che ha insinuato nei tifosi la sensazione, presto diventata certezza, che difficilmente la squadra avrebbe trovato il secondo gol.
Tra gli aspetti positivi rimangono la solidità della fase difensiva, le belle prestazioni di De Sciglio e di Bentancur e soprattutto il risultato, una vittoria importante e che in questo momento è davvero la sola cosa che conta.